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4:49 pm

Per tutta la vita ho pensato che l'unica persona che mi avrebbe protetto sarebbe stata Lucas, ma poi dopo l'incidente non ne sono stata più così sicura. Con il tempo cercavo di convincermi che lui mi avrebbe protetta anche se io non lo vedevo, anche se non saremmo stati insieme, e ci ero riuscita. E poi arriva questo Jackson e mi dice che mi vuole proteggere dopo nemmeno una settimana intera che ci conoscevamo. Non sapevo cosa pensare, cosa avrei dovuto dirgli? Oh ma che carino! La prossima volta lascerò che sia tu a salvarmi e non me a caverò più da sola! oppure: Scusami? Tu credi di potermi proteggere non sapendo nemmeno cosa mi spaventa? Così presi la strada più facile: non dissi nulla. Da una parte comprendevo la rabbia di Jackson nei confronti di Mark, ma dall'altra non aveva il diritto di picchiarlo, non stava facendo nulla di male.
-Ashley, hai sentito cosa ti ho detto?- disse Jackson guardandomi negli occhi.
-Si.
-E... non dici nulla?
-No.
Sinceramente? Non mi interessava di cosa sarebbe successo dopo, volevo andare a cercare Mark, anche se aveva delle divergenze con Jackson, perché pensavo fosse mio amico.
-Ma davvero? Non ti piacciono i ragazzi dolci? Vuoi i... bad boy? Va bene, se è questo che ti piace...- Jackson sembrava furioso, ma perché?
-Adesso però mi spieghi perché ci tieni così tanto a piacermi, che cosa vuoi da me?
-Ancora non lo capisci? Tu sei diversa dalle ragazze che ho frequentato, tu sei più vera. E so che questa frase l'avranno già detta milioni di ragazzi nei libri o nei film, ma per me è una cosa vera, e vorrei che tu lo capissi. Vorrei scoprire qualcosa in più su di te, conoscerti meglio, diventare tuo amico, e poi forse qualcosa di più. Sei una bella persona Ashley e mi piaci tanto.
-Stai mentendo.- mi guardò con uno sguardo confuso, sembrava non capire. -Io non posso piacerti.
-E perché no?
-Perché ci conosciamo da meno di una settimana, così sembri un disperato. Il verbo piacere lo potrai usare più avanti, forse. Ma non ora, non ora Jackson.- ero triste, anche io volevo conoscerlo dopotutto, ma non l'avrei mai ammesso, non con un ragazzo.
-Va bene, hai ragione... andiamo a cercare Mark...- detto questo uscì dalla stanza e andò via velocemente. Ero molto dispiaciuta di avergli detto quelle cose, ma come avevo rifiutato la proposta di Mark per il ballo la prima volta che l'ho visto, dovevo rifiutare anche Jackson, se no mi avrebbe baciata ancora, e non gliel'avrei fatta passare liscia.

5:28 pm

Alla fine trovammo Mark in una stanza del primo piano dell'ospedale. Un'infermiera l'aveva beccato a gironzolare nel parcheggio e l'aveva riportato dentro. Appena lo vidi dovetti trattenermi dal tirargli un pugno, non tanto perché non mi aveva avvisata, ma per quello che aveva detto su di me al telefono. Come poteva dubitare di me? Cosa gli avevo fatto di così tanto crudele da spingerlo a dire ciò che ha detto?
La mamma di Mark stringeva forte la mano del marito, lo si notava dalle dita rosse e gonfie, il sangue quasi non passava. Però è una reazione normale per una mamma, perdere un figlio non è bello, la mia famiglia ne sa qualcosa. In questo caso il figlio è stato ritrovato, nel mio no, questa è la sola differenza. A volte, a anche se non avevo il coraggio di ammetterlo, diventato gelosa delle mie compagne di classe, perché la loro famiglia era perfetta, non avevano problemi di nessun genere, tantomeno riguardanti i ragazzi. Non potrò mai sapere che cosa si prova. Da quando Lucas se n'è andato, una minuscola parte di me diceva che era meglio così, che tanto quando avrebbe finito il liceo si sarebbe trasferito nel Regno Unito per andare al college, mi avrebbe lasciato da sola. Ma la stragrande parte restante del mio cuore mi diceva che lui mi avrebbe voluto bene per tutta la sua vita. Ecco un'altra cosa che non saprò mai. Magari un giorno avremmo litigato e ci saremmo allontanati per sempre, o magari no.
-Ashley,- sussurrò Jackson. -comunque scusa per prima, mi sono comportato da infantile, cosa che non sono.
-Scuse accettate.- dissi sorridendo gli e prendendogli la mano. Non sapevo per quale motivo l'ho fatto, era come se fosse stato un istinto.
Entrammo nella "nuova" stanza di Mark, osservando in giro. Notai che alcune cose erano state trasferite lì, altre non le avevo mai viste prima. I genitori del mio amico/ non amico ci salutarono e noi ricambiammo. Mark dormiva, come un bambino. Non siamo stati lì a lungo, solo qualche minuto, poi siamo tornati nella mia stanza, dove ad aspettarci c'era un ospite inatteso: Emily.
-Jackson!- disse calma, gli occhi lucidi. -Ho bisogno di parlare con te.
-Ehm... Si, va bene.- rispose lui con sguardo confuso.
I due uscirono dalla stanza, ma io non rimasi lì ad aspettare. Mi nascosti dietro la porta semi aperta e ascoltai.
-È colpa mia, non è vero?- aveva detto lei.
-Colpa tua di cosa, Emily?
-È colpa mia se ci siamo lasciati, è colpa mia per tutto!- scoppiò a piangere, lui cercava di farla smettere abbracciandola ma lei andava avanti.
-Ci siamo lasciati perché non stavamo bene insieme, non sarebbe durata. Per favore Emily, adesso vai. Vai a casa.
-Ma... Jackson...
Poi non sentii più nulla, mi buttai sul letto più veloce che potevo e feci finta di leggere un libro, mentre Jackson rientrava sbuffando nella stanza.

THE WAY YOU LOVE ME - #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora