29

130 17 4
                                    

10:35 pm

Ian mi raccontò la sua storia. Era nato lì, a Fort Pierce, da una famiglia benestante che alloggiava nel centro della città, ma a cinque anni si era trasferito a Port Saint Lucie per cambiare aria, anche se lui sospettava che fosse per il lavoro di suo padre. Aveva la mia stessa età. Non andava a scuola perché non ne aveva voglia e quindi i suoi gli facevano frequentare dei corsi online sui siti di dei licei importanti che potevano anche avere sede a New York o in Europa. Non aveva né fratelli né sorelle, quindi non capivo come poteva essere tanto uguale a Jackson, magari erano cugini, ma lui non l'aveva mai visto, o sentito nominare, a parte quando gli dicevano che era identico a lui. Giocava a pallacanestro nella squadra di una scuola a Port Saint Lucie il sabato, il martedì e il giovedì ed era piuttosto bravo, ma il suo vero hobby era non fare niente e starsene a casa a guardare la TV oppure a fare scherzi ai vicini che, essendo vecchietti, non sospettavano mai di lui o di nessun altro, non ci facevano caso, però al momento impazzivano come un gatto nell'acqua. Almeno così mi ha detto lui. Era amico di un lontano cugino di Jason ed era stato invitato da Lucy personalmente. Anche lei aveva notato la sorprendente somiglianza tra Ian e Jackson ma non ne aveva mai parlato con lui, però dall'espressione sul suo viso ogni volta che parlavano si capiva. Non conosceva molta gente a Fort Pierce ed era andato alla festa, quella sera, per farsi nuovi amici.
-Vuoi sapere altro?- chiese Ian sorridendo.
-No, credo che vada bene così. Grazie.
-Adesso tocca a te, voglio sapere tutto quello che ti ho detto io visto da te.- non c'era problema, tranne per la parte "fratelli/sorelle".
-D'accordo. Allora, vengo da Monterey, in California; mi sono trasferita qui da poco con la mia famiglia. Frequento la Central High School con Lucy e Jason, sono al quarto anno. Sono appena entrata a far parte della squadra delle cheerleader ma la mia passione è la lettura, e la musica.- gli dissi alcune altre cose su di me, tanto per aiutarlo a conoscermi meglio e poi lui mi fece una domanda che avrei preferito non sentire: -Hai fratelli o sorelle?
Mi feci coraggio. Avevo intenzione di dirglielo, perché se continuavo ad evitare l'argomento non ne sarei mai uscita e quindi dovevo trovare una soluzione.
-Si, ho una sorella di nome Isabelle e avevo un fratello, si chiamava Lucas.- mi sentivo un tantino più libera, stavo come se avessi superato una delle mie più grandi paure, il che era la stessa cosa, perché avevo paura di dire in giro di mio fratello.
-Cosa gli è successo?- parlava come Jackson. Anche lui mi aveva chiesto esattamente la stessa cosa il giorno in cui mi svegliai in ospedale dopo l'incidente con Mark.
-È morto in un incidente stradale scontrandosi con un altra auto, c'è stata un'esplosione e il corpo ritrovato è stato identificato come il suo.- la sua espressione era cambiata, ora non sorrideva più e probabilmente si sentiva in colpa per avermi fatto la domanda sui fratelli e le sorelle, ma non avevo intenzione di fargliene una colpa, dopotutto non poteva saperlo. Magari si aspettava una figlia unica oppure con i fratelli tutti vivi.
-Mi dispiace, non ne avevo idea.- mi prese la mano. Era il terzo gesto carino che faceva in neanche un'ora. Prima mi ha chiamato "piccola", poi mi ha portata in braccio in una stanza quando pensavo di avere le allucinazioni e poi mi ha preso la mano come per dire " io ti sono vicino". Che galantuomo!
-Non preoccuparti, è il passato, ciò che conta è quello che succederà in futuro.
-Giusto.- sorrise di nuovo, questa volta lo feci anche io. -Senti, vuoi qualcosa da bere? Siamo ad una festa, ci sarà qualche alcolico nascosto.
-Vorrei, ma sono uscita oggi dall'ospedale e non vorrei stare male di nuovo. Bevo solo acqua o Coca-Cola al massimo.- ammisi. il suo sguardo chiedeva spiegazioni. -Ho fatto un incidente con l'auto di un mio amico e sono rimasta in uno specie di coma per tre giorni più altri tre o quattro giorni di controlli.
-Mi dispiace, chissà che colpo che hai preso. Insomma, sei finita in ospedale nello stesso modo in cui ci è finito tuo fratello. Non devi averla superata facilmente.- devo ammettere che non ci avevo pensato. I primi mesi dopo la morte di Lucas li ho passati spostandomi ovunque con il bus, avevo paura delle auto. Ma poi ho superato la paura e quando salivo su una di esse non mi faceva alcun effetto, non ci facevo più caso. Forse è per questo che non me ne sono accorta, anche se ho pensato a Lucas molte volte durante i miei giorni in ospedale.
-Eh già, hai ragione.- dissi infine.
-Allora vada per una Coca-Cola!- si alzò dal letto e fece per uscire.
-Grazie Ian
-Di niente.- fece l'occhiolino e io mi sdraiai sul letto appena la porta si chiuse. Volevo trovare una spiegazione logica al caso "Jackson-Ian" perché non potevano essere identici senza un motivo. Decisi che dovevo parlare con il signore e la signora McCullers. Avrei chiesto loro se per caso avevano dato in adozione un figlio oppure se era loro parente (anche se la prima opzione mi sembrava più logica, dato che non hanno niente di diverso) o almeno se hanno mai sentito parlare di lui. E ad aiutarmi ci avrebbe pensato Nikki. Sapevo che lei indagava segretamente sul caso di mio fratello quindi era come una specie di hacker. Mi avrebbe aiutato ad indagare sulla famiglia di Jackson, così avrei scoperto qualcosa di più su Ian. Quando vado in fissa con una cosa non penso ad altro se non a trovare qualche teoria per spiegarla. Chiamai la mia amica per chiederle aiuto.
-Pronto?- disse Nik.
-Sono Ashley, ho bisogno di te.- sapevo che non era decisamente un modo educato di rispondere al telefono, senza dire nemmeno "ciao" o "come stai?", però dovevo fare in fretta.
-Oh, d'accordo. Che cosa posso fare per te?
-Devi trovare per me qualche informazione su Ian Dallas. È identico a Jackson McCullers, (ti ricordi di lui?) e devo scoprire perché. Loro nemmeno si conoscono, ma io penso che ci dev'essere una spiegazione logica. Sai come sono fatta, finché non ho una risposta...
-Si, si, ho capito. Che tipo di informazioni? Sulla famiglia, su di lui in particolare, su Jackson...?
-Su tutto, ho quasi dato di matto quando ho visto Ian e mi ha detto di non essere Jackson.
-Non pensi che magari Jackson ti sta prendendo in giro?
-No, l'ho visto in biblioteca e, il tempo di salire le scale, l'ho rivisto con dei vestiti diversi e... Stavo per svenire, capisci?- sembravo una disperata, ma dopo la faccenda di Lucas sono diventata ossessiva sui casi che mi interessano in particolar modo. Per fortuna Nikki accettò senza fare troppe domande. Ian non era ancora arrivato quando misi via il telefono, ma la porta si aprì dopo pochi secondi, e non era lui.
-Cosa ci fai in camera mia, Ash?- disse Lucy staccandosi da Jason.
-Io n...non sapevo che fosse camera tua... mi dispiace.- ero imbarazzata, ma non quanto loro. -Ho visto Ian, è ho pensato fosse Jackson e... sono stata male. Ian mi ha portata qui, era la stanza più lontana dalla gente ubriaca o... non lo so, mi ha portata qui e mi ha raccontato la sua storia. Ecco la verità.
Vidi i loro visi rossi come pomodorini e capii. Dovevo lasciarli da soli, e in fretta prima che...
-Ian!- la mia voce era molto alta. Il sosia di Jackson aprì la porta con in mano due bicchieri. -Perché non ce ne andiamo?- poi mi rivolsi ai due innamorati. -Scusate, cambiamo stanza.
Presi la mano di Ian senza paura, tanto l'aveva fatto anche lui, e lo trascinai via da lì. Lui non fece domande, capì al volo e mi seguì. Non avevo realmente intenzione di cambiare stanza, volevo portarlo da Jackson per confrontarli. Così gli mandai un messaggio.
Dove sei? Ho bisogno di parlarti.
Ashley
La risposta arrivò quasi subito.
Solito posto.
Jackson
Perfetto, pensai. Ian mi seguiva a ruota come un cagnolino segue il padrone, velocizzai il passo e lo fece anche lui, mi fermai e lo fece anche lui. Arrivammo davanti alla porta della biblioteca e notai che Jackson aveva compagnia.

THE WAY YOU LOVE ME - #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora