Capitolo 20

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Arrivo al MED e mi vengono incontro la Dottoressa Manning e un'infermiera di nome April.

L'ospedale mi mette sempre in agitazione, come se dovessi andare al patibolo.

In realtà non amo molto i dottori, mi hanno sempre terrorizzata sin da piccola, quando venivo qui per qualche visita.

"Stia tranquilla Agente Hopkins. Andrà tutto bene" mi dice un medico rosso di nome Will Halstead, il fratello del Detective del mio distretto.

Entriamo in una stanza e il dottore, insieme a delle infermiere e a Borrelli mi mettono sul lettino.

Dopo che sono usciti tutti, vedo dal vetro della stanza Sean che entra correndo verso un'infermiera e poi si gira verso la mia stanza e corre dentro.

"Come stai amore? Tutto ok? Ho avuto davvero tanta paura" mi dice preoccupato il mio ragazzo, baciandomi.

"Ho avuto tanta paura anche io. Pensavo di morire, davvero. Ma per fortuna è arrivato Voight e con gli altri mi ha salvato da quel mostro. Vedo ancora la sua faccia mentre sta quasi per violentarmi. È una cosa orribile" dico piangendo.

Lui mi abbraccia e mi tranquillizza.

"Non posso nemmeno immaginare cosa tu abbia passato in quelle ore. Ma ora sei qui, sana e salva. Mi odio perché non ero lì con te a proteggerti. Temevo di perderti" mi dice, abbracciandomi.

"Ciao Valerie. Sono la Dottoressa Manning. Come stai adesso?" Mi domanda la Dottoressa, avvicinandosi al lettino.

"Mi sento meglio ora" rispondo, facendo un sorriso forzato.

In quel momento voglio solo che quell'immagine di quel maiale se ne vada dalla mia testa, solo in quel momento io starò meglio.

"Ora vado. Sono ancora in servizio. Quando finisco il turno torno. Ora riposati amore" mi dice Sean, dandomi un bacio.

È in questi momenti che sento di prenderlo in giro. Gli voglio molto bene, mi sono affezionata a lui, ma ho qualcun'altro per la testa e vorrei dirglielo, solo che non ci riesco.

Vedo entrare dalla porta scorrevole del pronto soccorso mia mamma, preoccupatissima, mio padre, che cerca di tranquillizzare mia madre, e mia sorella Annabeth, in lacrime.

"O mio Santo Cielo, bambina mia! Eravamo in pensiero per te" dice mia madre Eddith, abbracciandomi forte.

"Sto bene mamma, almeno credo" dico, per tranquillizzarla.

"Non voglio avere la paura di perderti mai più sorellona. Anche se spesso litighiamo, ti voglio un mondo di bene e non saprei come vivere senza di te" dice mia sorella, in lacrime, abbracciandomi.

"Mi avrai tra i piedi ancora per molto, rompi scatole" dico, ridendo, a mia sorella, e ride anche lei.

"Ma è stato davvero Jeremy?" domanda mio padre, entrando nella modalità da poliziotto.

"Sì, papà, ma non voglio parlarne" dico, con tono cupo.

"Riposati. Se hai bisogno, noi siamo qui a parlare con la Dottoressa.

"Ok" dico, mente i miei famigliari escono dalla stanza.

Chiudo gli occhi e cerco di dormire.

All'improvviso, mi rivedo la faccia di quel mostro di Jeremy e quella di Bob che cercano di toccarmi e violentarmi .

Mi sveglio di colpo e, addormentato sulla sedia vedo lui, Antonio.

"Ehi! Stai tranquilla. Sei al sicuro qui" mi dice, prendendomi dolcemente la mano.

"Non abbandonarmi Antonio, ti prego!" gli urlo, stringendo la mano, facendogli male, ma lui no lo da molto a vedere.

"Certo, non ti lascerò più" mi dice, mettendomi una mano dietro alla nuca e avvicinandosi a me sempre di più.

È normale essere così agitate? Sento le farfalle nello stomaco. È una sensazione bellissima, che viene però interrotta dall'infermiera.

Uscita l'infermiera dalla stanza, prendo la mano di Antonio e gli chiedo se può sdraiarsi vicino a me, per sentirmi più  sicura, protetta.

Gli faccio spazio e lui si sdraia vicino a me.

"Va meglio ora?" mi domanda Dawson, a neanche due centimetri da me, così tanto vicino che io posso sentire il suo profumo, che adoro.

"Certo. Grazie mille per essere qui con me. Ho bisogno di te" gli dico, appoggiandomi sul suo petto.

"Voglio che ti sia protetta e voglio stare io con te. Mi detesto perché dovevo esserci io li con te per proteggerti da quel mostro e non l'ho fatto" dice, con lo sguardo basso, per la vergogna.

"Ehi! Non è colpa tua" gli dico, appoggiando una mano sul suo viso.

Sono davvero felice di stare qui con lui.

Vorrei baciarlo, ma no lo faccio, per rispetto nei confronti di Sean.

Sempre appoggiata sul petto del Detective, chiudo gli occhi, sperando di non fare incubi.

CHICAGO || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora