Capitolo 29

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"HANK VOIGHT"
Questo nome rimbomba per tutta la casa e le facce di Kevin ed Anne sono davvero sbalordite.

Passano circa dieci minuti, poi Anne incomincia a parlare.

"Cosa?! Stai scerzando? Non sono Eddith e Jeremiah i tuoi genitori?" domanda, agitata e molto nervosa Anne.

"L'ho visto con i miei occhi. Non potevo crederci ed ero così arrabbiata. Poi ho letto il nome di Voight e non ci ho visto più. Come hanno fatto a nascondermi una cosa così importante per tutti questi anni? Perché? Poi non parliamo di quella merda di Voight! Ma perché diavolo non mi ha detto nulla quando ci siamo visti e per tutto questo tempo" dico io, ricominciando a piangere.

"Stai tranquilla Val. Vedrai che avranno una spiegazione a tutto" dice Kevin, abbracciandomi.

"Non voglio sentire le sue spiegazioni! Sono stufa di sentire le scuse che hanno da dirmi tutti per giustificarsi! Sono stanca Kevin! Sono stanca di tutto! Non ce la faccio più" ribatto ad Atwater, appoggiando la mia testa rigata dalle lacrime sulla sua spalla.

Dopo qualche minuto mi addormento sul divano e sento Anne e Kevin che discutono, allontanandosi.

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Mi sveglio grazie alle urla di Anne che provengono dall'ingresso.

"Val! Muoviti che siamo in ritardo! Kevin è in macchina che ci aspetta!"

Corro in bagno, mi do una lavata veloce e mi metto su un maglione verde e un jeans nero.

Scendo nell'ingresso, mi metto le prime scarpe che trovo e mi dirigo alla velocità della luce in macchina.

Saliamo in macchina e partiamo.
Mentre Anne e Atwater discutono sul dove andare per le vacanze estive, io mi mangio la mela che Anne ha preso dalla cucina, così mangio qualcosa per colazione.

"Come stai oggi?" domanda Anne, girandosi verso di me.

"Sono ancora furiosa. Se vedo Voight non starò zitta! Mi sentirà!" dico, arrabbiata più di ieri, ma Kevin si intromette nella conversazione.

"Non ti conviene urlare davanti a tutti  a Voight, non è il caso. Ti conviene parlarci in modo civile dopo il turno".

"Cercherò di seguire il tuo consiglio Kev. Grazie" dico e, nel frattempo, arriviamo in caserma. Ci abbiamo messo davvero poco, visto che la casa di Anne è poco distante da di qua e la guida di Kevin era abbastanza veloce.

"Scusi il ritardo Sergente" diciamo, con il fiatone e all'unisono io ed Anne.

"Morrison va a cambiarti subito che Roman è già in macchina. Tu Hopkins rimmarrai dietro il bancone, fino a quando non deciderò che sei pronta per andare di nuovo per le strade. Starò io con Burgess" dice, mentre Kim si avvicina al bancone con una faccia che non so ben descrivere, ma deduco che non le piaccia per niente stare in coppia con la Platt.
Secondo me è peggio che quando è al bancone.

Non concordo con lei, perché io credo di essere pronta a tornare in pattuglia. Quel 'credo' mi frena.
Forse ha ragione, forse no, ma non mi metto a discutere con il mio capo già di prima mattina e oggi non sono dell'umore giusto.

Vedo verso lo spogliatoio, ma qualcuno mi prende per il braccio e mi avvicina al suo corpo.

"Ehi tesoro. Come va?" dice Antonio, dandomi un bacio interminabile sulle labbra.

"Diciamo che tiro avanti. Oggi sto al bancone. Sarà meglio che andiamo. Non voglio che ci scoprano" dico io, avviandomi verso lo spogliatoio, ma lui mi ferma e mi avvicina a lui, molto vicina.

"Non lo scopriranno. Ho detto ai ragazzi che mi rifrequento con Laura" mi dice, baciandomi e andando verso la hall.

Mi metto la divisa e mi dirigo verso un turno lunghissimo, il più lungo della mia vita.

"Buongiorno Hopkins" dice Voight, passandomi davanti, accompagnato da Olinski.

"Che faccia tosta" dico sottovoce ma, evidentemente,  lui ha le orecchie bioniche, ha sentito tutto e mi guarda con uno sguardo che avrebbe fulminato chiunque, ma non me.

"Nel mio ufficio subito. Atwater, vai al posto suo per adesso" dice Voight, dirigendosi verso le scale.

Metto giù con violenza i fogli che avevo in mano e che dovevo far vedere a Platt appena faceva rientro al Distretto, esco dalla mia postazione e, nera dalla rabbia, salgo le scale, con gli occhi di tutti puntati addosso.

Entro nel reparto di Intelligence con lo sguardo di tutti, prima puntati su Voight, poi su di me.

"Tutto ok?" mi sento dire da Adam, ma non gli rispondo perché se no scoppio e potrei dire cose che non vorrei mai dire.

Voight fa entrare me per prima in ufficio e poi, sbattendo la porta violentemente, si mette davanti a me e mi fissa con uno sguardo quasi indemoniato.

"Ascoltami bene ragazzina! Non ti rivolgere a me in quella maniera davanti a tutti!" incomincia a dire il Sergente, con tono arrabbiato, ma senza alzare la voce, probabilmente con vuole che i sui dipendenti sentano la nostra discussione.

Io, al contrario suo, incomincio ad alzare la voce.

"Io sono quella in torto adesso?! E non mi interrompe Sergente, o forse dovrei dire papà?" incomincio la mia sfuriata e noto che la faccia di Voight è completamente cambiata "ormai so tutto! Perché mi ha fatto questo? Pensa che non lo avrei mai scoperto? Invece eccoci qua! Perché non mi ha detto nulla quando sono entrata per la prima volta nel Distretto? E non si inventi la scusa che aveva un accordo con l'adozione e cavolate del genere! Perché? Me lo vuole spiegare? Io avevo bisogno di una famiglia, quella che per tutti questi anni mi ha mentito spudoratamente e che ho avuto il coraggio di chiamare mamma e papà! Avevo bisogno di un vero padre, ma evidentemente lei e sua moglie Camille non mi volevate! Ero una cosa non voluta, un errore, o un intralcio alla sua carriera nelle forze dell'ordine? Anzi no, non lo voglio sapere! Sono esausta delle scuse che lei, Jeremiah e Eddith avete inventato per nascondermi la verità! Mi fate solo che schifo! Sa qual'è il colmo? È lei quello che mi fa più schifo, che mi ha abbandonata come un sacco di immondizia senza avermi cercato ne niente! Mi fa solo schifo!" urlo con tutta la rabbia e la cattiveria che mi esce sottoforma di parole.

Ammetto di essere stata troppo dura nei suoi confronti, ma se lo meritava.

Lui fa per venirmi incontro, ma io mi scanso ed esco dalla stanza.

Tutti mi fissano, ma non so di preciso che espressione avessero in volto.
Avevano sentito il mio sfogo. Mi sento così in imbarazzo, ma da una parte, volevo che loro sapessero ciò che mi aveva fatto il loro capo, come lui mi aveva trattata e abbandonata.

"Stai bene Val?" domanda Erin, mettendomi una mano sulla spalla per consolarmi.

"Stai zitta" dico, togliendole la sua mano dalla mia spalla e andando alla mia postazione.

Non voglio più aver che fare con Voight e con la sua squadra.

Mi dirigo verso il magazzino, apro un cassetto della scrivania e prendo un modulo.

Mi siedo e inizio a compilare.

Richiesta di trasferimento.

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