POV Antonio - La Chiamata

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Sono in macchina Distretto e mi assalgono un sacco di pensieri: il papà di Val è quello che persiste di più.
Ammetto che mi ha fatto paura, quando mi guardava e parlava in quella maniera, come se fossi uno dei criminali che la Narcotici tratta.

Ho detto quelle cose perché le sentivo, come se fossero uscite dalla mia bocca spontaneamente, senza che io ci pensassi un momento.

La amo, tanto e con tutto me stesso e sentirmi dire che non possiamo stare insieme perché il padre non mi approva mi fa sentire come se ci fosse una barriera tra me e lei, ma io sono disposta a scalare anche l'Everest se questo significa stare con lei.

Arrivo in centrale molto velocemente, visto che per la strada non c'è traffico.

Entro e mi sento gli occhi puntati addosso, come se avessi fatto una cosa talmente illegale che nessuno più mi vorrebbe nella propria Caserma.

"C'è una chiamata per te qui" dice Mouse, facendomi salire le scale.

Corro verso la mia scrivania e rispondo.

"Detective Dawoson, con chi parlo?" domando curioso. Di solito gli informatori non mi chiamano in caserma, apparte il Capo della Polizia e, al sono pensiero, mi fa solamente che agitare.

"Salve. Sono Jeremiah Hopkins, il papà di Valerie. L'ho chiamata qui perché Val mi ha detto che era al lavoro. Volevo solamente chiederle scusa per come mi sono comportato oggi. Ho reagito così, non solo per il fatto che hai fatto sesso con mia figlia, solo per questo ti prenderei a botte, ma perché mi sono sentito minacciato. Si, proprio così. Minacciato perché ho capito quanto mia figlia La ami e questo mi ha fatto pensare che Lei mi potesse portare via mia figlia e questo è il modo di difendermi. Ho paura che se un giorno lei vada via con te, non ritornerà più. Mi dispiace" dice il Signor Hopkins, supplicando il mio perdono.

"È normale che un padre reagisca così, anche io farei così se mia figlia Eva stesse con un ragazzo, perciò la capisco. Non le porterò via sua figlia per sempre, sarebbe egoista. Lei avrà sempre bisogno del padre, e io non le impedirò certo di vederlo" dico io, in risposta al discorso di prima "Quindi non si preoccupi. Accetto le scuse" concludo, con gli occhi della squadra puntati contro.

"Se le va, sta sera può venire  a cena da noi, se non ha impegni" chiede, come se avesse paura di un rifiuto.

Sta sera sono qui e non posso. Guardo Voight per vedere cosa mi dirà e lui mi dice che posso.

"Sarò lì alle 20.30" dico, sorridendo come un cretino.

"A dopo Detective"

"Mi chiami Antonio. A dopo" e concludo la chiamata.

Mi arriva un messaggio da Val.

Sono felice che vi siate chiariti. Ti amo.
A dopo.
Val

E io le mando la mia risposta

Ti amo anche io, Val. A dopo tesoro
Antonio.

CHICAGO || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora