Capitolo 24

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Saliamo in macchina e Adam la mette in moto.

"Come sta andando al Distretto?" domando io ad Adam e lui mi guarda strano. Forse non sta andando bene. Ho paura sia colpa mia.

"Diciamo che sta andando bene, anche se dopo quella lite tra Dawson è Roman, la tensione è alle stelle. Cerchiamo di non farli incontrare. Rischiavano la sospensione, ma Voight ha fatto di tutto perché non accada. Ora Roman è al Magazzino e Antonio non va più sul campo, fino a quando le acque non si sono calmate e fino a quando Voight e il Capo della Polizia ritengono opportuno" risponde Rusek, facendo aumentare il miei sensi di colpa, e lui lo nota.

"Stai tranquilla. Non sentirti in colpa per una cosa loro. Potevano reagire da uomini e non l'hanno fatto. Ora queste sono le conseguenze" mi consola Adam.

Suona un telefono ma non è il mio.

Sullo sfondo c'è la foto di una ragazza bionda, sui venticinque anni, con gli occhi azzurri. Sopra la foto c'è scritto 'Allie'. Penso sia la sua nuova ragazza, ma lui non sembra molto entusiasta di vedere che la ragazza lo sta chiamando.

"Non rispondi?" domando io, appena ci fermiamo davanti al semaforo rosso.

"Non voglio sentirmi sempre dire che non sono presente e che non faccio niente per lei o per la nostra relazione. Sono stufo di sentirmi uno schifo per questo. Non voglio cambiare perché me lo chiede lei" risponde Adam, come se si fosse tenuto tutto dentro e la mia domanda lo ha fatto scoppiare.

"Ma allora perché ci stai ancora insieme. Ci sono tante ragazze che farebbero la fila per te e tu stai con una che ti tratta come una nullità?  Svegliati Adam! Riprendi in mano la situazione!" dico io, facendo ragionare il mio collega alla guida e, nel frattempo, il semaforo è verde, perciò ripartiamo.

"Io ne voglio solo una e tu sia benissimo chi, ma adesso mi odia e non posso biasimarla. Come posso riavere la sua fiducia?" domanda Adam disperato.

"Come prima cosa, devi dire la verità ad Allie, con calma e senza agitarti, lei capirà. Seconda cosa, vai da Kim e dille tutto quanto, senza tralasciare nulla e poi stalla a sentire, non fare tutti gli uomini che non fanno parlare nessuno, perché troppo orgogliosi da ammettere i propri sbagli. Infine, cosa più inportante: sii te stesso. Parla col cuore. Lei ci tiene ancora a te" gli rispondo e, in quell'istante, arriviamo al palazzo dove abito e scendiamo.

"Lascia faccio io" dice Adam, prendendo la mia borsa.

"Grazie per quello che stai facendo" dico io e, d'istinto, lo abbraccio.

Saliamo le scale e apro la porta dell'appartamento. È una meraviglia! Pieno di luci rosse e verdi e decori Natalizi. L'albero è stupendo e su cinque palline dell'albero ci sono le foto di ogni componente della mia famiglia. Mi avvicino e vedo la mia foto. È quella quando il Capo della Polizia di Chicago mi ha consegnato il distintivo. Che bei ricordi!

"Questa sei tu?" mi domanda Adam davanti ad una foto di me durante la recita di Natale dell'asilo, e si mette a ridere.

Quella foto mi mette molto in imbarazzo ogni volta che qualcuno la nota. Ho le reccine, i cappello da elfo, le orecchie a punta e un vestitino verde che da piccola amavo, ma ora detesto.

"Sì sono io! È inutile che ridi così!" dico io, infastidita.

"Non te la prendere Valerie! Sei così buffa! Ammettilo!" dice Adam, ridendo. Mi metto a ridere anche io. Ha ragione. Sono così buffa.

"Vuoi qualcosa da bere?" domando a Rusek, andando in cucina.

"Un caffè grazie. Amaro" mi dice, sedendosi nel divano.

Faccio il caffè e glielo porto.

"Ci sono casi importanti?" domando io, per continuare la conversazione.

"Non particolarmente. Sono qualche spacciatore che vuole essere padrone di Chicago, e il figlio di Voight che è venuto a trovarci in caserma con il piccolo Daniel e Olive, sua moglie" dice Adam sorseggiando il caffè.

"Non ho mai visto il figlio di Voight. Com'è?" domando curiosa.

"Justin è stato un ragazzo molto problematico che ha dato del filo da torcere sia a noi che a suo padre. Ora è nell'esercito e ha messo la testa a posto, finalmente" risponde Adam, sollevato.

Parliamo del più e del meno e sis fa ora di cena. Suona il campanello.

"È venuta a darmi il cambio. Stammi bene" dice Adam, avviandosi alla porta. La apre e vedo lei: Trudi Platt, con un sacchetto in a mano.

"Grazie Rusek. Ora ci penso io" dice Platt. Noto che dietro di lei c'è un uomo con il giubetto dei vigili del Fuoco.

"Piacere Agente Hopkins. Io sono Mouch, il marito di Trudi. Abbiamo portato la cena, così da festeggiare al meglio la Vigilia" dice Mouch stringendomi la mano, mentre la moglie mette il sacchetto e tira fuori da mangiare.

Dopo aver riscaldato tutto, porto tutto in tavola e cominciamo a mangiare.

"Ti senti meglio ora che sei a casa tua?" domanda Mouch, versandosi del vino rosso sul bicchiere.

"Sì sto meglio. Non vedevo l'ora che mi dimettessero dall'ospedale. È uan tortura!" dico io mangiando come un maiale. Me ne vegogno, ma lo faccio lo stesso. Non mangiavo così bene dal mio ricovero!

Finiamo la cena e sparecchiamo.

Mouch accende la TV e stanno trasmettendo il mio film di Natale preferito: Natale sulla 24esima strada.

Mi addormento nel bel mezzo del film e sento qualcuno che mi prende in braccio e mi porta a letto. Penso sia Mouch. Senza offesa, ma la Platt non sarebbe capace di sollevarmi.

Sento che mi mette nel mio letto e la Platt mi sussurra qualcosa che non capisco. Si avvicina, lo sento dal fatto che sento il suo respiro.

"Buon Natale Valerie" mi dice, e sento la porta chiudersi dietro di lei.

CHICAGO || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora