Capitolo 8

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"State attenti dove mettete i piedi" dice Casey appena entriamo nel magazzino.

È tutto bruciato. Dubito che riusciremo a trovare qualcosa di utile all'indagine qui.

Ma, la cosa che non mi so ancora spiegare, è il fatto che Mason era sulla scena. Cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere a casa, come suggerito dagli agenti?

Voglio avere delle risposte.

Esco dal magazzino e, con passo deciso mi dirigo verso il nastro giallo, oltre il quale c'è Robert Mason fermo, che fissa il cadavere con uno sguardo fisso e freddo, quasi da film horror.

"Come mai qui, signor Mason?" chiedo, con un tono che si userete in un interrogatorio.

"Passavo di qui e, vedendo i camion dei Vigili del Fuoco, mi sono incuriosito e mi sono fermato. Povera quella persona! Avrà sofferto molto lì dentro" dice, con un tono indifferente.

"Strano, perché questo è il magazzino di Marcus Jensen. Lo conosce?" chiedo, con un tono che faccia intendere che non è un caso che lui sia qui.

"Mai sentito nominare" dice, con tono menefreghista.

Esco dal perimetro e mi avvicino a lui così tanto che mi possa sentire bene.

"Troveremo delle prove che la incastrano. Le do la mia parola" dico, ma qualcuno mi allontana da lui, prima che lo prenda a pugni.

"Hopkins, che diavolo pensi di fare? Se è lui il colpevole, lo prenderemo" mi dice Voight, rimproverandomi.

"An si? Non penso abbiamo delle prove che sostengano la sua colpevolezza anzi, non ne abbiamo nessuna! È chiaro come la luce del sole che è stato lui ad uccidere quella donna, i gesti parlano! Scommetto che c'è lui dietro a tutto questo."

Non ce la facevo più a tenermi tutti questo dentro. Doveva capire che di progressi non ne stiamo facendo. Non mi sembra che ci sia tanto da provare.

È stato lui, porca miseria! Non lo vedono?

"Non rivolgerti a me in questo modo, ok? Vatti a fare un giro" mi dice Hank Voight, arrabbiato come non mai.

Mi allontano dalla scena come un razzo.

Sono furiosa con Voight. Con tutti.

La verità ce l'hanno sotto gli occhi ma sono troppo cechi per vederla? Io mi sto domandando se l'Intelligence sia davvero come la descrivevano in Accademia, oppure è sopravvalutata.

"Tutto ok?" mi dice una voce femminile, in modo molto tranquillo, che quasi mi fa da calmante.

È Erin. Lei, Jay e Adam sono arrivati sul posto, dopo che hanno identificato il cadavere bruciato come Marcus Jensen.

"No. Nulla è ok! Come fa Voight a non accorgersi che è Mason l'assassino?" dico, incavolata.

"Se non abbiamo prove tangibili per inchiodarlo, non possiamo arrestarlo. Tranquilla, lo prenderemo" mi dice.

La sua voce mi fa quasi da tranquillante, di cui ho veramente bisogno.

Dopo una mezz'ora abbondante, Voight mi viene a prendere con l'auto e ritorniamo in caserma.

Il silenzio del tragitto è quasi inquietante, oltre che imbarazzante.

Decido che è ora di scusarsi.

"Scusi Sergente, non volevo usare quei toni con lei" dico, sperando che mi perdoni.

"Non si può risolvere un caso su delle sensazioni, Hopkins. Comunque, scuse accettate ma, se alzi ancora o toni, farò in modo che ti trasferiscano. Ci siamo capiti?"

CHICAGO || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora