capitolo 11 - La dolce quiete del buio...

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Arrivata a casa vidi le auto di entrambi i miei genitori.

- Non possono vedermi così! -

Fu il primo pensiero, seguito poi dal panico e da altre lacrime.

Tutto il trucco nero degli occhi mi era colato sul viso.
Non potevo rientrare in casa, i miei avrebbero fatto delle domande alle quali non avevo intenzione di rispondere.

Come gli avrei spiegato il mio stato?
- La mia migliore amica ha baciato il ragazzo per il quale ho avuto una cotta per mesi e a lui sembrava non dare fastidio - No, non potevo dire questo.

Stetti attenta a non fare rumore mentre percorrevo il giardino.
Dietro la casa, c'era un boschetto, al termine del quale vi si trovava la radura.
Decisi di andarci, il tempo che mi serviva per calmarmi e poi sarei tornata a casa.
Presi il sentiero sterrato, l'arancione del tramonto aveva lasciato il posto al cielo cupo della sera, grandi nuvole scure minacciavano pioggia, come sempre del resto a Noon Hill.
L'aria fresca mi pungeva il viso, i rami fitti dei pini che di giorno tenevano ben in ombra il sentiero, ora diminuivano la visuale.
Arrivai dopo circa dieci minuti alla radura, l'erba e i pini tutti intorno risplendevano di una luce particolare, sotto l'argento emanato dalla luna.

" Signorina! Non dovevi chiamarmi appena arrivata da Kelsie? Comunque io e tuo padre stiamo andando dai nonni, partiremo tra un quarto d'ora, neanche tua sorella è a casa, se torni prima di noi chiudi la porta a chiave, mi raccomando.
Un bacio, mamma. (divertiti) "

Con tutto quello che era successo mi ero totalmente dimenticata di chiamare mia madre.

" Ok mamma a dopo"

Risposi così al suo messaggio. Sentii una sensazione di sollievo nel sapere che i miei sarebbero andati via e che io potevo stare da sola.
Sola per pensare a quanto era successo.

Mi sedetti sul prato, poggiai la schiena a una roccia e chiusi gli occhi. Mi concentrai sul sussurro dolce e leggero della brezza.
Si sentiva anche l'odore dell'erba fresca.
Il silenzio veniva interrotto soltanto da qualche battito d'ali, leggere e libere.
Pensai a come fosse saper volare, la sensazione quando si lascia la terra e ci si alza verso l'incertezza, quando si rinuncia a qualsiasi aiuto e si fa affidamento soltanto sulle proprie ali, su se stessi.
Avrei voluto sentirmi così: forte e libera, ma quello che avevo in realtà, era il peso di convinzioni distrutte e di speranze infrante, che mi tenevano bene incollata al suolo... a un prato umido, a una roccia fredda.

Rimasi lì per un po', circa mezz'ora, respiravo piano, calmando lentamente i battiti, cercando di colmare il vuoto.
Mi alzai e iniziai a camminare verso il sentiero, si stava facendo tardi e ormai non vedevo quasi più nulla.
Dopo pochi passi fui distratta da un suono acuto, rimasi pietrificata, subito dopo sentii un rumore tra gli alberi, mi voltai di scatto, di nuovo quel suono, stavolta era più vicino e capii chiaramente di cosa si trattava.
- Lupi... - sussurrai, presa letteralmente dal panico, un brivido mi pervase.
Iniziai a correre ma dovetti fermarmi a metà del sentiero quando vidi un' ombra davanti a me. Gli occhi rossi di quella figura, erano accesi come due piccole lampadine, l'oscurità inghiottiva tutto il resto.
Deglutii - Chi sei? - dissi con voce strozzata.
La figura vibrò in una risata.
Era una donna.
- Chi diavolo sei? - urlai con tutta la voce che mi rimaneva.
Indietreggiai, mi tremavano le gambe e venne a mancarmi l'equilibrio.
Caddi sul terreno umido, sentivo i sassolini del sentiero conficcati nella schiena. Quando finii a terra quell'ombra rise ancora.
- Così è troppo facile non credi? - questa volta era stata una voce roca, maschile a parlare.
- State lontani da me! -
Risero entrambi. - Vi prego... - sussurrai. Avevo paura, terribilmente paura.
Tentai di tirarmi su, ma la donna in un attimo fu sopra di me e mi immobilizzò, facendomi sbattere violentemente la schiena a terra.
Il dolore fu come un'onda scaraventata sugli scogli con il mare in tempesta: energico ed inevitabile. Mi tolse il respiro e il mio cuore saltò un battito, un attimo interminabile, tanto che pensai non avrebbe ripreso mai più.

Aveva zigomi sporgenti e labbra carnose.
Grandi occhi accesi di rosso e contornati da vene violacee mi tenevano inchiodata al terreno. I suoi lunghi boccoli neri mi sfioravano il viso e sentivo il suo respiro sul collo. Poi un dolore lancinante alla spalla. Riuscii a vedere il suo volto per un istante prima che la paura mi facesse chiudere gli occhi.

- Ci siamo - pensai - morirò qui, da sola, uccisa da degli psicopatici-

Non avevo mai pensato a come sarebbe stato sentire la morte vicina, avevo sempre immaginato che un giorno sarebbe arrivata la mia ora, del resto arriva sempre e per tutti, quindi, la vedevo come una cosa normale, ma credevo che sarebbe stata facile e veloce, magari durante il sonno, ti addormenti e non ti risvegli mai più, oppure durante il giorno o al tramonto: l'ultima luce prima dell'oscurità eterna.
Comunque credevo sarebbe arrivata con la vecchiaia, che avrei fatto una vita felice e relativamente lunga, e  invece eccola lì, la vita, la sentivo andar via con il sangue, scorreva veloce, senza che io potessi farci niente.

Riaprii gli occhi soltanto quando sentii che qualcosa aveva strappato la donna via da me con forza. Un enorme lupo bianco l'aveva scaraventata addosso al tronco di un albero, la donna era scappata e l'uomo l'aveva seguita, ora davanti a me c'era soltanto quella splendida creatura che a quanto pare mi aveva salvato la vita. Mi guardò e abbassò il muso come in segno di rispetto, poi scappò nell'oscurità.
Ero sconvolta e confusa, mi rimisi in piedi velocemente e iniziai a correre.
Inciampai più volte, cadendo sui rami spezzati.
Mi rialzai ogni volta finché non fui davanti alla casa, venti passi e sarei arrivata alla porta.

Diciassette, sedici, quindici, le gambe pesanti.

Dieci, nove, otto, ormai mi trascinavo a forza, ripetendomi che dovevo farcela, dovevo entrare il casa.

Cinque, quattro, tre, scivolai a terra sbattendo la testa sui gradini del portico.

Venni girata da qualcuno e messa supina.
La vista sfocata.
Una figura allampanata incombeva su di me, imprecò a voce bassa.
- Chi sei? - tentai di dire, ma quello che uscì fu un lamento strozzato.
Ignorò i miei sforzi di muovermi, mi prese con una mano la testa sollevandola, l'altra rigida e fredda sulla mia mascella - Bell... - Lo sentii dire, ma ero troppo stanca per sentire altro ed era troppo buio per vedere qualcosa, così mentre quella figura mi guardava, io chiusi gli occhi e mi abbandonai alla dolce quiete del buio.

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Ciao a tutti! ❤

Come promesso i capitoli stanno uscendo più spesso e infatti eccone qui uno nuovo (non so se domani riuscirò a pubblicare, ma non odiatemi vi prego! 😢)
Spero vi piaccia il capitolo!

XOXO
isobell_ 🕵❤

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