capitolo 8 - ... 14... 13... 26...

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Ero di fronte al mio armadietto, non mi serviva nulla in particolare, dato che nell'ora successiva avremmo avuto ancora disegno, ma era una scusa che avevo usato per sfuggire, senza troppe spiegazioni, alla richiesta di Darrel.

Ero lì, in piedi per i fatti miei, niente cuffiette, niente cellulare, mi guardavo semplicemente intorno.
Cercando Alec credo, l' Alec che aveva modificato i miei programmi.

" niente ragazzi fino al diploma "

- Certo come no! - mi aveva risposto Kelsie.

No, non li aveva soltanto modificati, lui, li aveva stravolti...

Ma di lui non c'era traccia.
Lì però c'era Jace, non distante da me.
Accompagnato da un gruppetto di ragazzi che non avevo mai visto prima. Parlavano veloci e da dove mi trovavo non riuscivo a sentire il loro discorso, ma soltanto qualche parola confusa.
Erano in cinque: Jace e Caleb, più o meno della stessa altezza, erano di spalle e poi gli altri tre.
Tutti dimostravano più o meno sedici anni, uno di loro attirava l'attenzione più degli altri: pelle diafana, volto angelico, occhi azzurri, mascella squadrata e capelli di un biondo chiarissimo, praticamente quasi bianchi.
Oliver, così lo aveva chiamato Jace.
Un altro aveva i capelli scuri, quasi neri, ma gli occhi dello stesso azzurro dell'altro ragazzo, era leggermente più basso rispetto a Jace e aveva un viso più tondo e aggraziato.
Poi, quasi nascosta alla mia vista dagli altri, con mia grande sorpresa ed ammirazione, c'era una ragazza, l'unica del gruppo.
Era chiaramente a suo agio tra i ragazzi.
Era davvero bella, aveva i capelli corvini che le arrivavano fino alla vita, non del tutto lisci, ma sistemati accuratamente. 
Un fisico perfetto messo in evidenza da un vestito nero, sottile e scollato sul davanti: su chiunque sarebbe risultato provocante, ma non su di lei. Lei era semplicemente bella... bella, fu l'unica parola che mi venne in mente per descriverla. Era un misto tra eleganza e seduzione, un equilibrio che su di lei era perfetto e per niente fuori luogo, persino trovandosi in una scuola.

Sembravano non accorgersi neanche della mia presenza.
Provai a sentire cosa stessero dicendo, ma parlavano con un tono troppo basso, come se non volessero essere ascoltati.
Jace si accorse di me poco dopo e voltandosi velocemente iniziò a camminare nella mia direzione.
- Oh oh...- dissi tra me e me - si è accorto che li stavo fissando...che stupida! - pensai - Fai finta di fare qualcosa! Ma cosa? Ok, apri l'armadietto Isy! Avanti! -
E così feci, o almeno tentai di farlo, dato che quando distolsi lo sguardo dal ragazzo e afferrai freneticamente il lucchetto mi resi conto di non ricordare la combinazione.

- 14... 13 e 26! - Jace mi aveva raggiunta e adesso era appoggiato con la spalla destra accanto al mio armadietto ovvero a quello di Kelsie, con le braccia incrociate e il viso concentrato in una di quelle pose da:
" avevi bisogno di aiuto, io te l'ho dato e ne sono consapevole "
- Scusa? - chiesi senza distogliere lo sguardo dal lucchetto, ero troppo, decisamente troppo rossa sul viso.
- Ti è caduto ieri... - disse porgendomi un pezzetto di carta ripiegato in più parti - E ho pensato che ti sarebbe servito, così l'ho conservato -
Teneva quel ritaglio di carta consumato tra le dita come si farebbe con una sigaretta.
Alzai lo sguardo su di lui convinta di aver ripreso almeno in parte il mio colorito naturale - E hai pensato bene di leggere cosa ci fosse scritto? - dissi bruscamente - che idiota! Di grazie e basta! - mi dissi subito dopo, ma era troppo tardi.
- Beh sì... ti confido che speravo in qualcosa di più interessante di una serie di numeri, tipo non so, magari uno di quei biglietti che i bambini scrivono alle bambine alle elementari... - fece una pausa, poi notando la mia espressione confusa aggiunse - quelli con scritto: " vuoi fidanzarti con me? "
Che poi hanno l'opzione Sì o No e tu devi mettere la crocetta! -
- Ah, beh... credo siano superati - commentai cercando di trattenere una risata.
Che buffo che un ragazzo come lui venisse a dire a una perfetta sconosciuta queste cose.
Allargò gli angoli della bocca in un sorriso - Credo proprio tu abbia ragione -
Sorrisi a mia volta e timidamente feci un passo per superarlo ed andare in classe.
- Allora? - chiese mettendosi al mio fianco con una grazia silenziosa che mi sorprese sinceramente.
- Cosa? -
- Lo rivuoi il biglietto? Sai non credo di poter essere con te ogni volta che dovrai aprire l'armadietto, anche se potrei... -
- Grazie... - presi il pezzetto di carta stropicciato che mi stava porgendo, poi aggiunsi - Tu ne hai scritti davvero tanti di quei biglietti, non è così Jace Wayland? -
Sì lasciò sfuggire una risata leggera.
Buttò la testa all'indietro e lasciò che le ciocche biondo dorate gli si scostassero dal viso - Forse un paio -

Così, non so se per puro caso o per destino (anche se non credo molto nel destino) io avevo perso quel biglietto e lui, Jace Wayland, lo aveva trovato e questo fu l'inizio di qualcosa di grande, più grande di me e di lui, più grande delle convinzioni umane... più grande di ogni logica...

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