Faceva freddo quel lunedì mattina, grosse nuvole grigie riempivano il cielo, donandogli un aria tenebrosa, il solito sfondo che si vede prima di un fortissimo acquazzone che allaga le strade e non giova a chi, come me, tornava spesso a casa a piedi.
Erano le 8:04 e io stavo aspettando da sola di fronte al cancello della scuola.
Avevo parlato con Elle e non ero riuscita a scoprire nulla su quanto era successo, di parlare con Kelsie non mi sfiorava neanche l'idea, l'unico con il quale potevo parlarne era Jace.
Giorno perfetto dato che avremmo avuto due ore di chimica, e io avevo deciso che sarei stata la sua compagna.
- Isy! - sentii chiamarmi da lontano.
Era Kelsie, mentre lei si avvicinava, io iniziai a pensare ad un modo per andarmene di lì senza dare troppe spiegazioni, ma ad un tratto mi resi conto che era proprio quello il punto: io non le dovevo spiegazioni, la evitavo per quello che aveva fatto, perché non era mai stata una mia amica sincera e perché mi ero stancata della sua incoerenza, così me ne andai, semplicemente iniziai a camminare senza rivolgerle il minimo sguardo.
Stavo male nel farlo, lei era importante per me, ma sentivo che era la cosa giusta.Ed eccole lì tutte le risposte alle mie domande, tutte di fronte a me in un metro e ottanta di pura e semplice perfezione.
Perché non c'era altro modo per definirlo.
- Jace! -
- Uh... hai deciso di chiamarmi per nome? - chiese con il suo solito sorriso beffardo.
- Non lo so, ti chiamo come mi viene... a proposito... tu l'altro giorno mi hai chiamata in un modo particolare, ricordi? - ovviamente la mia sete di sapere, aveva eliminato la maggior parte dell'imbarazzo che provavo nel parlargli, così continuai - Bell, se non sbaglio -
- Non ricordo... perché me lo chiedi? -
Nei suoi vividi occhi grigi scorsi immediatamente qualcosa di strano, non conoscevo quel ragazzo, ma sentivo di poterlo decifrare, i suoi occhi, i suoi gesti, lui, raccontavano una storia, ben diversa da quella che esprimeva a parole.
- Perché nessuno mi chiama mai così... solo un'altra persona lo ha fatto, ma non riesco a ricordare il suo volto, così mi chiedevo se potessi essere tu, quella persona... - lo incalzai.
- Non, credo di essere quella persona, ma tu intendi essere la mia compagna di laboratorio? - disse cambiando discorso.
- Mh... peccato, comunque sì ti avevo chiamato per dirtelo - mentii.
- Bene! -
Fu l'ultima parola che disse, nelle successive due ore, a parte rispondere a domande del professor Walker, non parlò più, ne con me, ne con il suo amico Caleb.
Strano per una persona come Jace.- Oh mio Dio scusa! - immersa nei miei pensieri, ero di nuovo finita contro qualcuno.
- Niente tranquilla! -
- Wayland... - sussurrai sorpresa di quanto lui si trovasse sempre nei miei dintorni.
- Ancora tu Wilson? -
Mi abbassai a riprendere il blocco da disegno, mi ripetevo sempre di non tenerlo tra le mani, sarebbe potuto cadere e i disegni si sarebbero rovinati, non che fossi particolarmente fiera dei miei disegni, ma erano una parte di me, scarabbocchi e schizzi vari fatti sovrappensiero.
Ciò che pensavo in parte finiva su carta, sotto forma di frasi e disegni.
Però anche quel giorno portavo il mio album stretto al petto, che cadde quando urtai Jace.
- Fantastico! - pensai.
Il blocco si era aperto su un disegno del quale non ricordavo neanche l'esistenza, ma una cosa era certa, quel ragazzo sul foglio somigliava molto a Jece, non un Jace come lo vedevo tutti i giorni, ma con la faccia impegnata in un'espressione preoccupata, vestito con abiti scuri, e con il volto parzialmente nascosto da un ampio cappuccio, stava fissando qualcosa dall'alto.- Posso vederlo ?
- Emh dovresti almeno farci prendere una B in chimica prima di poterlo vedere... giusto per guadagnare la mia fiducia - dissi raccogliendo il blocco e cercando di sembrare il più disinvolta possibile, nascondendo il fatto di essere più stupita di lui.
- Mmh si può fare... ma prima lo voglio vedere... - sospirai, ed esitai, ma non riuscii a trovare una scusa valida per evitare che lo vedesse, così glielo diedi ancora diffidente.
Suonò la campanella, erano le 14: 00, questo significava che le lezioni erano finite e noi potevamo beatamente tornare a casa.
- La campanella! Ok Wilson ... te lo restituisco domani! -
- Cosa? No Jace!
Si incamminò verso il cancello, io tentennai cercando di decidere cosa fare, ma poi scattai raggiungendolo nel cortile, - Jace! - quasi lo urlai, non fu per attirare la sua attenzione, ma semplicemente perché a qualche passo da lui, l'asfalto bagnato dalla pioggia incessante mi fece perdere l'equilibrio e scivolare a terra.
Sarei caduta e mi sarei fatta anche parecchio male se Jace, con i riflessi di un gatto, non si fosse precipitato al mio fianco per sorreggermi prima che toccassi completamente terra.
- Cazzo! Bell... stai bene? -
Non risposi subito.La sua figura allampanata, piegata su di me, la sua espressione, la sua voce, le sue parole, tutto coincideva.
- Eri tu... - stavolta non era una domanda, io ne ero certa e Jace lo aveva capito.
Finalmente avevo collegato un pezzo del puzzle: quella sera, la figura che avevo visto, una volta a terra davanti casa, quando credevo che tutto ormai fosse finito, e che chiudere gli occhi e abbandonarsi al buio eterno sarebbe stata l'unica soluzione, quella figura, mi aveva salvata, e ormai non avevo più alcun dubbio... era Jace Wayland.
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RED COLD BLOOD
Fanfiction-Stai cercando di mettermi paura ??- -non lo so , è paura quella che provi? - lo disse con voce fredda e dura , come se volesse farmi a pezzi di lì a poco. Non riuscii a dire altro , mi limitai ad annuire. - È proprio questo il tuo problema - disse...