capitolo 12 - un disco rotto

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- Isobell! -
Mia madre era già sveglia, lo capii dall'odore di caffè appena fatto che proveniva dalla cucina e dal fatto che urlava il mio nome da venti minuti cercando di svegliarmi.
Girai pigramente la testa verso il comodino, alla sinistra del letto.
Il telefono era lì, posizionato in un cassetto aperto (lo mettevo lì perché il filo del caricabatterie non arrivava oltre), anche se era scomodo tenerlo aperto, perché la maggior parte delle volte ci sbattendo contro le ginocchia: già il mio equilibrio non era il massimo durante il giorno, figuriamoci la mattina presto appena alzata!

Piggiai il tasto al centro e lessi l'orario: 7:40

- È tardissimo -  pensai alzandomi di scatto sul letto.
Fui invasa da un senso di nausea, la testa girava forte.
Mi alzai cautamente e raggiunsi il bagno.
Aggrappata al lavandino, la nausea ancora forte.
Vidi come ero conciata: un grosso taglio sul labbro inferiore, un livido sullo zigomo, uno sulla mascella, pesanti occhiaie violacee.

- È perfettamente normale: hai bevuto ieri, dopo aver scoperto Kelsie con Chris e tornando a casa sei inciampata più volte fino a cadere sui gradini del pianerottolo - le parole si susseguivano nella mia testa come un disco rotto a ripetizione.
Tra un parola e l'altra, tra una sillaba e la successiva, delle immagini, delle risate, un volto, un nome, "Bell", si riproponevano come a volermi dire qualcosa.
Fui presa da un senso di angoscia, c'era qualcosa che non riuscivo a ricordare, ma non riuscivo a capire che cosa stessi dimenticando.
Della sera prima, ricordavo soltanto il dolore della caduta, ma niente su come fossi arrivata a letto o sul fatto che fossi mai entrata in casa.

Mi chinai sul lavandino per sciacquare il viso e improvvisamente un guizzo acuto di dolore mi pervase, partendo dalla spalla, arrivando persino a penetrarmi le ossa.
Una grande chiazza di sangue bagnava la mia camicetta all'altezza della spalla sinistra.
Tra l'altro mi accorsi di indossare ancora i vestiti strappati e pieni di terriccio della sera prima.
Scostai la stoffa rendendomi conto che non era una semplice ferita... era un morso.

Mentre mi cambiavo, la spalla pulsava.
La medicai con cura, usciva ancora un po' di sangue, ma la ferita si stava già rimarginando.

- Isy sei sveglia? -
- Sì mamma... - Le risposi dal bagno mentre cercavo di coprire con il trucco le occhiaie.
Coprii in parte anche il grosso livido sullo zigomo e sulla mascella. Lasciai che fosse la maglia a maniche corte a coprire quelli che avevo sulla schiena, fortunatamente le braccia sembravano non essere state colpite, erano soltanto più bianche del solito.

- Muoviti, altrimenti facciamo tardi! -
Velocemente sistemai i capelli arruffati, in due trecce.
Il colore pallido del mio viso veniva messo in evidenza dalle lentiggini ramate che lo ricoprivano.
Scesi lentamente le scale, avevo ancora le vertigini e la nausea.
- Stai bene ? - mia madre mi guardava con un' espressione interrogativa da dietro le sue ciglia nere.
- In realtà sto uno schifo! - commentai.
- In effetti sei bianca come un lenzuolo! - era vero, la mia pelle era simile al colore della neve sporca, grigiastra. Qualche livido qua e là, metteva ancora più in risalto il pallore.
- Forse ho solo bisogno di un po' di sole! - mi giustificai così, non avrei mai deluso mia madre rivelandole di aver bevuto a tal punto da non ricordare quasi nulla della sera precedente.
- Se solo quest'estate ne avessi preso un po' - non aveva tutti i torti, l'estate l'avevo passata a casa all'ombra del portico. Se andavamo al mare rimanevo sotto l'ombrellone.
Avevo la pelle delicata e se mi esponevo troppo al sole diventavo rossa, perciò evitavo di stare troppo nei luoghi assolati e il risultato fu quello di restare pallida - Isy, ma cosa hai combinato? -
- Perché? - chiesi stupidamente, mentre scanzavo la tazza vuota del latte.
- Hai un labbro spaccato e... quello sotto il trucco è un livido per caso? -
- Emh... sì - gli rifilai un sorriso colpevole - sono caduta qui fuori, ieri, mentre tornavo a casa -
- Solo tu sei capace di farti tanto male per una caduta. Vuoi restare a casa? -
- No, mamma è soltanto il quarto giorno di scuola, voglio andarci! -
- Ok allora muoviti! - disse, mentre io mi alzavo e in tutta fretta recuperavo il mio zaino bordeaux.

Bene a quel punto tre erano le domande:
Cos'era che non ricordavo?
Cosa ci faceva un morso sulla mia spalla?
E...
Ero davvero così tanto una frana con l'equilibrio di solito, da aver fatto credere senza problemi a mia madre di essere caduta dal nulla? Senza l'aiuto dell'alcol intendo.

Domande strane e interessanti, domande alle quali volevo trovare una risposta...

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