Capitolo3: Gelosia

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Stava seduta a gambe incrociate sul letto, quasi aspettando che, come al solito, una delle due si intorpidisse per poi muoverla spasmodicamente e provare a camminare nonostante la sensazione di migliaia di aghi che le si conficcavano dentro.
Era un passa tempo stupido.
In realtà stava riflettendo, era successa una cosa diversa dal solito: era una sorta di sciocchezza che comunque le dava fastidio, era stata eclissata come messa in disparte.
Era ovvio potesse capitare ma la faceva sentire quasi inutile.
"Piantala di piangerti addosso Crizia dannato, sei più rompicoglioni di un calcio nelle palle"
Il mondo in cui Valentine irrompeva nella sua stanza era più o meno lo stesso di quello in cui spazzava totalmente via qualsiasi pensiero le affollasse la mente.
"Chi ti ha dato il permesso di entrare ?"
"Chi ti ha detto che sei tu quella che ha il controllo?"
Quel tono irritato con cui pronunciava ogni frase era solo il preludio di una rabbia profonda e un odio ancor più viscerale che infestava il cervello e le membra del ragazzo.
La ragazza stette zitta.
La questione del controllo era un argomento troppo delicato in quel momento.
Si stravaccò al solito sulla sedia davanti alla scrivania aspettando che la ragazza iniziasse a parlare.
"Mi sono sentita messa da parte..."
"Benvenuta nel mio mondo sua altezza"
"Adesso fai la vittima? TU FAI LA VITTIMA?"
"Ho iniziato  fumare lo sai?"
"Cosa c'entra ora?"
"Ti ricordi quanto mi piace l'eterocromia?"
La ragazza deglutì intuendo una delle perverse torture che poteva essersi inventato il ragazzo.
Valentine sorriso in un misto tra sadismo e follia.
"Allora di che stavamo parlando?"
"Non di te"
"Mi sento messo in disparte, perchè non posso essere io il protagonista per una volta? Si parla sempre dei tuoi schifo di problemi, di io che ti tiro due sberle e poi me ne vado "like a boss" cioè credo che la gente voglia sapere anche altro no?"
Non sapresti nemmeno spiegare come ma stava parlando di te.
"Valentine...?"
Il ragazzo aveva guardato il soffitto per tutto il tempo sembrava pazzo, o forse lo era davvero.
"Continuiamo a parlare di te dai... magari sperano che tu qui dica qualcosa che non diresti mai a voce"
La castana era sempre più stranita: di chi diavolo stava parlando?
"Valentine, sei geloso di me?"
Silenzio.
Riusciva a sentire perfettamente lo sguardo del ragazzo che la fissava nel buio.
Le vennero i brividi quando si alzò e iniziò ad avvicinarsi a lei.
La paura fu il secondo brivido che le scese lungo la schiena.
Valentine non disse una parola e si sedette a gambe incrociate sul letto esattamente come lei.
Il silenzio iniziava a farsi pesante.
Iniziava suggerirle possibili mosse nel caso il ragazzo avesse provato ad aggredirla.
Lui si sporse per prendere il coltello che la ragazza teneva sempre nel cassetto del comodino affianco al letto.
Per un momento lei penso volesse accoltellarla.
Non era così, tornò a sedersi perfettamente speculare a lei solo il coltello stonava quella cupa simmetria.
Lei iniziò a sudare freddo non riuscendo a prevedere le mosse del ragazzo.
"Sai perchè io non sarò mai buono con te?"
La castana scosse la testa. Lui inizio a incidersi l'avambraccio disegnando una linea verticale che seguiva perfettamente il corso dell'arteria.
"Se tu provassi ad abbracciarmi, coccolarmi... o qualsiasi altra puttanata ti venisse in mente di fare per tenermi buono io non sentirei un cazzo. Tutto quello che sento è quello che mi hai insiegnato a provare in questi anni"
Affondò la lama nella sua carne rovinando il bel viso con una smorfia di dolore.
La ragazza si tenne di riflesso il braccio sentendo il dolore di riflesso.
"Smettila..."
"Perchè? Sto rispondendo alla tua domanda" si leccò la ferita mentre le cellule ricostruivano i suoi tessuti ad una velocità innaturale.
Lei era spaventata.
"Io sento dolore, tristezza, depressione, frustrazione... delusione... quindi al contrario di te che hai un arcobaleno fin troppo variopinto di emozioni io al massimo posso sentire solo i colori freddi."
Giocherello ancora con il coltello leccando il sangue dalla lama.
"In definitiva tesorino, sì sono geloso. Perchè al contrario di te io non saprò mai che cazzo è la felicità e vivo in una rabbia e un odio perpetui."
Si alzò dal letto rimettendo il coltello al suo posto.
"Quindi vedi di non fare la drama queen se solo per 5 secondi passi in secondo piano"
La ragazza abbassò lo sguardo, aveva ancora la mano stretta sull'avambraccio terrorizzata al pensiero che sollevandola avrebbe trovato una copia della ferita che si era auto inflitto Valentine.
Lui rise e uscì.  
 

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