Dodici

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Sola nella stanza.


Aveva quietato solo da qualche istante i singhiozzi che le avevano fatto da colonna sono ra per quei pochi minuti.


Avrebbe dovuto seguire la registrazione.

Controllare gli appunti.

Prendere altri appunti.

Un solo pensiero fisso le ronzava in testa: il suo peso.

Era ormai metodica e maniacale in questo.

Controllava ogni cosa che ingeriva.

Quanta ne ingeriva.

Se fosse giusto ingerirla.

E dopo ogni boccone un profondo senso di colpa le attanagliava lo stomaco.

Sentiva come se bastasse un singolo morso e dovesse essere sazia.

Controllava il suo peso più e più volte al giorno.

Valentine la osservava.

Preoccupato.

Era come se una nuova malattia,

una nuova ossessione avesse distrutto il suo cranio per radicarsi nel suo cervello.

Era partito come un modo per sentirsi meglio con se stessa.

Per poter reindossare ciò che fino a poco tempo prima la faceva sentire inadeguata.

Si sentiva sola.

Spaventata dal suo senso di colpa verso il cibo.

Spaventata dal giornaliero e silenzioso responso della bilancia.

Ogni chilo perso era un "non è ancora abbastanza"

Ogni chilo preso era un fallimento che gravava e pesava sulle sue spalle.

Aveva la nausea

Ha la nausea

Cerca solo di non vomitare

E' l'ultimo granello di buon senso a urlarglielo.

O è Valentine a chiederglielo.

"Non vomitare "

Parlando da solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora