Capitolo4: Onda

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Valentine prese gli anelli dal portagioie, erano un suo capriccio, uno dei suoi tanti capricci.
Anelli, bracciali, collane, orecchini se qualcosa brillava lui la voleva come se volesse inseguire una luce o uno scintillio che in lui non ci sarebbe mai stato.
Si mise gli anelli e chiuse la piccola scatola.
Era solo.
La ragazza sarebbe tornata, più presto di quanto chiunque immaginasse e lui lo sapeva.
Sapeva quasi tutto quello che le accadeva.
Poteva vedere con gli occhi di lei.
Ascoltare con le orecchie di lei.
Toccare come se le mani di lei fossero le sue.
Aveva imparato a conoscerla in parte e sapeva cosa significavano certi comportamenti ma nonostante questo lei si stava allontanando sempre di più da lui mettendo ovunque poteva barriere.
La ragazza entrò in quel preciso momento.
Un turbinio di maledizioni e imprecazioni saturò nella stanza.
"A volte ritornano" disse lui fingendo di fare altro.
"MA TI PARE?!" esclamò lei.
Valentine nascose un sorrisetto, c'erano momenti in cui lui e la ragazza erano sulla stessa lunghezza d'onda, perfettamente sincronizzati l'uno all'altra creando una sorta d'interferenza costruttiva e amplificando i loro stati d'animo.
E in quei casi, se sapeva come muoversi, sapeva benissimo come sfruttare al meglio quell'onda.
"Allora, stavolta parlerai?" le si sedette affianco stringendola a lui, lei si ribellò alla presa e prese a camminare su e giù per la stanza come indemoniata.
Valentine si mise comodo sul letto accavallando le gambe e l'ascoltò.
"TI PARE POSSIBILE?! UNA PENSA DI POTER STAR TRANQUILLA E BOOM !!"
"Conosco la sensazione"
"ECCO!! ALLORA COME PUOI PRETENDERE DI VENIRE DA ME, dopo tutto quello che hai fatto come se nulla fosse , ovviamente, E DIRMI CHE SONO IO A SBAGLIARE? CHE SONO IO A DOVERMI SCUSARE?!"
"Stiamo parlando di..."
"Sì"
"Allora ormai dovresti averci fatto l'abitudine."
"NON VOGLIO FARCI L'ABITUDINE! VOGLIO CANCELLARE TUTTO QUESTO!"
Gli occhi di Valentine brillarono sinistri
"E perchè vieni a parlarne con me? Tu stessa ammetti di odiare i miei metodi e di non volerne sapere di me."
La ragazza stette zitta.
Lui si alzò girandole intorno come un avvoltoio.
"Sai esattamente cosa ti suggerirei di fare: acido solforico, cloridrico, una mannaia in testa o qualsiasi altra cosa poco legale ma molto gratificante. E tu mi diresti di no perchè... perchè se no la razza umana sarebbe già estinta sapendo quanto odio serbi."
Le passò una mano tra i capelli scompigliandoglieli.
"E sinceramente dubito che per una volta tu smetta di porgere l'altra guancia e mi dia retta solo perchè ti sembra di essere arrivata al limite della sopportazione."
La ragazza si calmò lievemente sedendosi su uno sgabello.
"Sì ma..."
"Lo so che sarebbero bellissime le loro facce nell'acido"
Lei trattene una risata dandogli un pugno poco convinto.
"Non intendevo questo. Come faccio a gestire ogni volta la rabbia?"
"Ah quello servo io... scarica tutto su di me."
"Sono stufa di scaricare tutto su di te. Sono anni che scarico tutto su di te. Vorrei essere indipendente per una volta."
Abbassò lo sguardo giocherellando con gli anelli di lui.
Valentine sbuffò.
"Voi esseri umani dovrete sempre appoggiarvi a qualcuno. Funzionate in questo modo, la vostra socialità, per così dire, si basa su questo: ognuno si appoggia a qualcun altro. Prova a pensare alle persone totalmente sole..."
"Impazziscono"
"In linea di massima, ma non sono le uniche."
"Quindi, devo stare di nuovo buona?"
"Buona e zitta, ma le bambole voodoo sono comunque legali"
Gliene porse una ridendo, lei la prese ridacchiando un "Ti odio"
Lei si alzò e uscì dalla stanza lasciando Valentine da solo.
"Sto cambiando pure io ormai..."
Il ragazzo si tirò indietro i capelli facendosi un codino.
Doveva trovare un hobby o qualcos'altro per tenersi occupato.
Si buttò sul letto prendendo il telefono di lei.
Vecchie storie.
Vecchie conversazioni.
Vecchi litigi.
Ne aveva di motivi per incattivirsi di nuovo: e tornare se stesso.

 

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