Il sangue scorreva ormai da qualche minuto, ma tutto ciò che faceva il ragazzo era fissarlo.
Fissava i rivoli rossi scendergli lungo il braccio.
Si morse il labbro incidendo un nuovo taglio.
Ormai il dolore era l'unica cosa in grado di appagarlo.
Udì un rumore di passi.
La nebbia che gli offuscava la mente si diradò in pochi secondi.
Lanciò lontano da sè il pezzo di vetro riavvolgendo le bende attorno all'arto.
Si tirò in piedi barcollando lievemente.
Gli venne un giramento di testa.
Quanto sangue aveva perso?
"Valentine? Sei qui ?"
Non emise alcun rumore.
Smise di respirare.
"Valentine?"
la ragazza non osava entrare.
"Io esco..."
Si allontanò.
Il ragazzo riprese a respirare.
Si diede dello stupido.
Di cosa aveva paura?
Anche se lei l'avesse scoperto avrebbe capito...
Doveva capire.
Osservò lo specchio rotto.
Fece una smorfia, specchiandosi.
Era pallido, troppo pallido.
Fissò a lungo la sua immagine distorta tra le crepe nel vetro.
Sorrise, sembrava quasi che le crepe fossero sulla sua pelle che sullo specchio.
"Che scherzo di cattivo gusto..."
Si ravvivò i capelli.
Quella stanza era piena di specchi, bastava girarsi e in qualsiasi direzione almeno uno specchio incontrava lo sguardo degli ospiti.
Valentine si alzò andando verso l'armadio.
Aprì l'anta togliendosi di dosso la maglia color oblio con le maniche a tre quarti, l'aria fredda della camera si scontrò con in numerosi tagli che segnavano il suo addome.
Quelli di quand'erano?
Forse il giorno prima.
Forse una settimana prima.
Non aveva importanza e non lo ricordava nemmeno.
Prese la prima maglia a maniche lunghe con collo largo che gli capitò sottomano e se la mise.
Era solo.
E sapeva meglio di chiunque altro che la noia si sarebbe presto impadronita di lui.
Si stese sul letto.
Non poteva dormire, lo sapeva.
Voleva solo stare lì e cercare una sorta di conforto tra le coperte, una sorta di calore che ogni tanto la ragazza gli aveva descritto.
Una sensazione di protezione, di sicurezza che lui non era mai riuscito a provare.
E come avrebbe potuto?
Non ne era in grado, non ne sarebbe mai stato in grado.
Chiuse gli occhi.
Ecco la noia.
Fissò il soffitto per un tempo che gli parve infinito.
Si alzò di scatto come una molla.
Lei era tornata, stava in piedi sulla porta fissandolo terrorizzata.
"Cosa c'è ora?!"
Lei balbettò indicando il braccio di lui: la manica era zuppa, il materasso e le lenzuolo si erano tinti di un cremisi profondo.
"VALENTINE CHE CAZZO HAI FATTO?!" era spaventata, tutto di lei trasmetteva paura.
"Dovresti saperlo meglio di me no?" disse lui con un cenno di scherno "Oh, giusto... a te dispiace" le sue labbra s'incrinarono in un sorriso tremendo.
"NO! Avevamo un patto!"
Lui si alzò sollevando entrambe le braccia in segno di derisione.
"Bhè l'accordo è saltato"
"TU non hai un motivo valido per farlo!" la ragazza gli afferrò il polso pretendo di vedere il resto del braccio.
Lui la strattonò costringendole a lasciare la presa.
Le tirò una sberla.
Con gli anelli fece anche più male: le graffiò la guancia.
"TU LI AVEVI PER CASO?"
"IO HO SMESSO! E comunque non è il moment-"
Le afferrò la mascella con la mano.
"Non è il momento per cosa principessa?"
Gli occhi si erano iniettati di sangue brillando di un bagliore sinistro.
"Parliamone andiamo!"
La prese in braccio costringendola a sedersi sul letto.
Lei lo fissava impaurita, odiava quei repentini cambi di umore.
"19 luglio, il motivo era?"
"Sta zitto"
"24 ottobre, preferisci dirmi questo?"
"STA ZITTO"
"14 novem-"
"VALENTINE CHIUDI QUELLA BOCCA"
Lui sorrise di nuovo.
"L'ho superata non preoccupatevi, non lo farò più..." la imitò lui.
"SMETTILA!"
Si stava coprendo le orecchie con le mani mentre il viso era ormai rigato dalle lacrime.
"Perchè devi essere così..."
"Perchè tu mi hai fatto così dolcezza, sono il tuo odio, sono la tua tristezza, la tua frustrazione... li reprimi tutti in me"
"Io non ho mai voluto essere così"
Rise.
Il sangue si raggelò nelle vene della ragazza nell'udire quella risata.
"Tu sei peggio di me, ti eviterebbero tutti se ti vedessero come ti vedo io. Fai schifo."
Lei non riuscì a frenare le lacrime e scappò dalla sua presenza.
Non la fermò.
Non questa volta.
Emise un risolino esausto.
"Forse ho esagerato..."
Forse.
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Parlando da sola
ParanormalUna ragazza, sola nella sua testa, sola nei suoi pensieri e un mostro da tenere a bada che cerca di divorarla dall'interno.