Capitolo 7

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Mi svegliai sentendo il rumore della pioggia battere sulla mia finestra, allora sbadigliai e mi tirai su ancora assonnata, non amavo particolarmente l'inverno, anzi, non l'amavo affatto, adoravo solo, in alcune situazioni, la pioggia ma quel giorno non era così.
Decisi di alzarmi e di cominciare a fare qualcosa, era il mio giorno libero e di sicuro anche quello di Ethan visto che cominciai a sentire dei rumori in cucina. Passai un momento in bagno per darmi una sistemata e poi lo raggiunsi vedendolo impegnato in qualcosa. «Buongiorno» lo salutai e lui mi sorrise. «Cosa fai?» Chiesi notando che anche lui era ancora in pigiama. «Credo che i fornelli abbiano qualche problema» ammise e io mi avvicinai cercando di controllare, guardai un momento e poi risi, mi allungai e ne accesi uno. «È la tua cucina dovresti sapere come si accendono i fornelli» lo rimproverai trattenendo una risata mentre lui si lamentava a bassa voce. «Non è divertente... » borbottò, invece lo era, pensai, solo nella mia mente. «Vuoi fare colazione?» Mi chiese cercando di cambiare argomento ma io scossi la testa, avevo un po' di nausea e di mangiare qualcosa proprio non mi andava. «No, falla pure da solo io vado a svuotare ancora un paio di scatoloni» lo informai tornando in camera mia e del bambino, cominciai a prenderne uno quando il mio cellulare cominciò a squillare, allora sospirai e andai a prenderlo sul comodino notando che era mia madre. «Pronto?» Risposi cercando un tono di voce allegro. «Tesoro, ci manchi da morire!» Esclamò così ad alta voce che dovetti allontanare il telefono dall'orecchio. «Anche voi mi mancate» risposi un po' giù, era strano non vivere più lì con i miei. «Proprio per questo io e tuo padre questa sera volevamo venire a mangiare a casa vostra» spalancai gli occhi alle sue parole. «Questa sera...?» Chiesi sbalordita, lei ripeté di si e io mi portai una mano sulla fronte. «Ma mamma... noi non...» mi fermò subito. «Non importa, sta tranquilla, non devi preparare niente di troppo complicato, basta qualcosa di semplice» cercò di tranquillizzarmi ma non ci riuscì. «Ora devo scappare a lavoro, a questa sera amore» disse alla fine riattaccando, mi staccai il cellulare dall'orecchio e rimasi a fissarlo sconvolta, lo ero davvero. Volevo fare una bella figura, far vedere che sapevo cavarmela da sola ma ancora non era il momento! Dovevo abituarmi a questa nuova vita!
Uscii in fretta dalla camera e mi diressi in cucina. «Ethan» lo chiamai ad alta voce, lui mi guardò confuso. «I miei si sono appena auto invitati questa sera a cena» dissi quasi entrando in panico, lui alzò le sopracciglia e poi venne verso di me. «Sono i tuoi genitori Meg, di cosa hai paura?» Mi chiese e io alzai le spalle, non volevo deluderli ancora.

Passammo il resto della giornata a cercare di fare un bel lavoro per la cena e, purtroppo, non fu molto facile, non avevamo molta esperienza, io ero brava a cucinare solo dolci e Ethan a riscaldare pranzi già pronti, ma alla fine riuscimmo a mettere insieme qualcosa di carino.
Alle otto i miei genitori arrivarono e noi eravamo già pronti. «Non eravamo mai stati qui» mi fece subito notare mio padre entrando in casa e io annuii un po' imbarazzata guardando Ethan. «Volete vedere la casa?» Chiese e mia disse subito di si mentre mio padre mi chiese di dargli un bicchiere d'acqua, per ora stava andando tutto bene in fondo, sorrisi ad Ethan e lui accompagnò mia madre verso il corridoio mentre io mi avvicinai alla tavola seguita da mio padre. «Allora...» iniziò guardando fuori dalla grande vetrata in cucina. «Stai bene qui? Se vuoi ti riporto a casa tesoro» scherzò e io sorrisi prendendo una bottiglia d'acqua. «Sto bene» ammisi mentre lui sembrava rilassarsi. «Anche con Ethan?» Domandò tornando a guardarmi. «Si noi... siamo ottimi amici» lo rassicurai passandogli il bicchiere ora pieno d'acqua, lui l'afferrò e cominciò a bere facendo tornare tutto silenzioso, lo guardai ancora e quando poggiò il bicchiere vuoto sul tavolo mi guardò dritto negli occhi. «Megan» disse sicuro. «Sei felice?» Chiese cercando la risposta nel mio sguardo, nessuno me lo chiedeva da tanto tempo, io ricambiai quello sguardo e poi sorrisi. «Si papà» risposi certa, anche se i miei piani non erano andati come volevo potevo dire di essere felice con quel bambino e con una persona così accanto: Ethan.

Una ragione per amarti 3 - resterai? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora