Quando sento la voce del ragazzino farsi sempre più vicina, alzo lo sguardo dal suolo. Guardo lui, poi seguo la sua mano, che stringe il polso di una ragazza. Un polso dalla pelle biancolatte. Seguo quel braccio, fino e leggero. E mi manca il respiro quando alzo lo sguardo sul suo volto. Quando riconosco quegli occhi scuri e profondi. Si, devo respirare. E mentre cerco di sembrare calmo e tranquillo, so che sul mio volto appare un sorriso da idiota. Lo so, mentre lei sembra paralizzata ed in evidente imbarazzo. Non dice nulla. E il ragazzino non la smette un attimo di parlare.
Io mi alzo, mentre un vortice di pensieri mi scuote la testa. Primo, lei non è Juliet e noi non siamo nella sua camera. Secondo, lei è bellissima e non mi toglie gli occhi di dosso. Terzo, il suo profumo mi da alla testa. Quarto, sto per scoprire come si chiama. Deve dirmi il suo vero nome, ora.
Con un sorriso furbo allungo una mano per presentarmi. Che messa in scena ridicola. Eppure mi diverte. E' una situazione fuori dal comune. Le porgo la mia mano e lei la guarda. Le nostre mani che dobbiamo fingere sia la prima volta che si toccano. Non è vero. L'ho toccata tante e tantissime volte. Ma questa è ufficialmente la prima volta che le nostre pelli si sfiorano.
Lei sembra titubante, poi stringe la mia mano e sento un brivido percorrermi. Perché lei non è Juliet ed io sto per scoprire chi è, e sembra anche più fragile e delicata, ora.
«Piacere, Frank...» dico cercando di sembrare serio. Non voglio sorridere come un ebete per tutto il tempo.
Lei guarda le nostre mani, strette l'una nell'altra, ed io vorrei sapere cosa sta pensando. Vorrei sapere se anche lei sente una morsa allo stomaco, sente la testa girare, il cuore scoppiarle nel petto. Spero che sia così. Solleva lo sguardo e si morde il labbro. E' bellissima, e per un attimo leggo un filo di disperazione nei suoi occhi. Dio, no, non odiarmi. Non voglio metterla in difficoltà. Forse sono uno stupido. Forse ha tutti i suoi buoni motivi per non volermi dire come si chiama. Forse le sto solo complicando la vita. Forse non vorrà nemmeno vedermi mai più.
Comincio a pensare tutte queste cose e deglutisco faticosamente, mentre mi sento mancare il fiato e vorrei chiederle scusa, e non so nemmeno perché. Scusa se mi piaci così tanto. Scusa se voglio davvero conoscerti. Scusa se non riesco a resistere alla tentazione di volerti mia. Mi viene in mente la nostra ultima conversazione. Le ho mentito su di me, sulla mia vita, sul mio lavoro, sui Dead Romancer. Dio, sono un idiota. Ora starà pensando che non vuole più avere niente a che fare con me, perché sono stato io a mentirle senza alcun motivo, mentre lei non mi ha mai detto bugie, ha solo omesso di rispondere alle mie troppe domande.
«Allora? Vuoi presentarti? Che figura ci facciamo?». Il ragazzino mi riporta sulla terra, nel centro commerciale, nel negozio di musica.
Guarda Juliet e sgrana gli occhi come per rimproverarla. Lei distoglie il suo sguardo dal mio, mentre le nostre mani sono ancora unite. La vedo arrossire.
«Ok, non so cosa le sia preso. Comunque, lei è mia sorella Samira...» dice il ragazzino alzando gli occhi al cielo.
Sorrido soddisfatto, anche se so che non dovrei. Samira. Juliet si chiama Samira, e Samira è bellissima con le guance leggermente rosse.
Sembra che i suoi occhi siano lucidi. Dio, ti prego, non dirmi che vuoi piangere. Non quando io mi sento così dannatamente felice, finalmente, sempre e solo davanti a te.
Mi guarda e finge un sorriso «...piacere...» mormora.
Fuori da quella stanza sembra molto meno sicura di sé. Il ragazzino comincia a mettere le mani nella sua borsa, e poi tira fuori un'agenda ed una penna «Puoi farmi un autografo?» mi chiede ancora una volta. Io non vorrei distogliere lo sguardo da lei, ma lo abbasso sul bambino e sorrido afferrando l'agenda.
Scarabocchio il mio nome in fretta. Poi sto per richiudere l'agenda, quando mi viene in mente un'altra cosa. Cercando di non farmi notare, volto pagina velocemente.
"Il mio cuore sta per scoppiare. Frank" scrivo in fretta, aggiungendo il mio numero di telefono, e non appena finalmente richiudo l'agenda mi sento improvvisamente stupido. Che diavolo ho fatto? Il mio cuore sta per scoppiare? Tanto valeva mettermi in ginocchio e chiederle di scappare con me in groppa ad un cavallo bianco! Ma ormai è troppo tardi, il ragazzino afferra l'agenda e la rimette nella borsa di Juliet. Di Samira. La rimette nella borsa e poi tira fuori un cellulare.
«Possiamo fare anche una foto?» domanda, sorridendo contento quando annuisco. Da il telefono a Samira. Le da il telefono ed io mi chino accanto a lui e sorrido. E sono davvero in imbarazzo. Lei scatta la foto e continua a non dire nulla.
«Ok, ti ringrazio davvero tantissimo!» mi dice poi il bambino, mentre io mi tiro su «Ora prometto che ti lasciamo in pace!» aggiunge poi facendomi ciao con la mano.
Io non voglio che vadano via. Non voglio che lei vada via. Voglio stare con lei il più possibile, fuori da quella stanza. Voglio stare con Samira.
«Ciao...» mormora lei «E scusaci per il disturbo...» aggiunge a voce bassa, senza nemmeno guardarmi.
Non posso perdere questa occasione.
«Aspettate!» dico in fretta quando i due si voltano. Il primo a girarsi è il bambino. Vedo Samira fare un respiro profondo, e quando si volta a guardarmi le sue guance sono ancora più rosse «Posso offrirvi qualcosa da bere? Fa davvero caldo oggi...». Ok, non so nemmeno perché l'ho detto. Devo sembrare davvero stupido.
Samira mi guarda, deglutisce, fa no con la testa.
Ti prego. Ti prego...
«Grazie davvero, ma non ce n'è bisogno...» dice seria.
Ok, sono sicuro che mi odia. Non so perché, ma sono certo che mi stia odiando. O che stia odiando questa situazione.
Mi torna in mente quando mi ha raccontato di aver riconosciuto il suo cliente, che era su quel palco, e di quanto si sentisse in imbarazzo. Cazzo, certo che mi odia. Deve sentirsi in quello stesso modo. Dio, sono un idiota.
Eppure non voglio che se ne vada «Per favore...» dico, e sembra davvero una supplica, e il suo sguardo sembra addolcirsi «...devo fare un regalo ad un amico e non sono davvero portato per queste cose. Magari potreste aiutarmi...» dico. Si, probabilmente sto solo peggiorando la situazione.
Il ragazzino sorride contento strattonando la mano della sorella «Dai, Sam! Lui è stato davvero gentile con noi! Non possiamo non aiutarlo! E' Frank Erdly, cavolo!» dice entusiasta.
Lei lo guarda e sembra rassegnata. Sospira, ed io per un attimo mi sento l'uomo cattivo che l'ha messa in trappola, ma allo stesso tempo gioisco quando fa cenno di si con la testa.
«Allora? Che regalo devi comprare?» mi domanda il ragazzino.
Io scrollo le spalle, camminando al suo fianco. Lui è tutto ciò che divide me da Samira. «Non ne ho idea. E' per Jordan. Tu che sei un nostro fan, hai idea di cosa potrei regalargli?» chiedo sorridendogli.
Lui ride «Ma tu sei il suo migliore amico! Dovresti saperlo meglio di me! Secondo me una collezione di fumetti! O qualcosa da vestire!» dice.
Giusto, io sono il suo migliore amico, eppure non è più così, e mi ritrovo a dovergli regalare qualcosa controvoglia.
«Oppure potresti regalargli un album di foto, sai, tipo di fotografie della band, da quando avete iniziato ad ora! Sarebbe una cosa carina! Samira mi ha regalato un album di foto nostre, da quando ero piccolo in poi, per Natale, ed io lo tengo sempre sotto il cuscino!» dice entusiasta.
Io annuisco. Giusto. Un bell'album di fotografie. Non sarebbe male. Un album che rappresenta noi. Che gli farà ricordare ciò che eravamo. Ci sono tante di quelle foto in giro che sarà fin troppo facile colpirlo dritto al cuore, proprio come lui ha fatto con me. Così dopo aver sfogliato le prime pagine colme di foto della band, troverà qualche foto mia e sua e sentirà mancare il respiro. Eccoti servita la tua dolce vendetta.
«Vada per l'album! E' una grande idea!» dico soddisfatto scompigliando i capelli al bambino, che sembra fiero di sé.
«Ok, quindi, ora non hai più bisogno del nostro aiuto?» mi domanda dopo un pò, mentre camminiamo senza meta nelle corsie del centro commerciale.
Samira non ha detto una parola ed io sento il bisogno di sentire la sua voce.
«Direi che l'album va più che bene. Però per ricambiare il vostro aiuto vorrei offrirvi il pranzo, ok?» dico, guardandola.
Il ragazzino sorride e la guarda anche lui «Possiamo?» chiede.
Lei scrolla le spalle «Sarebbe meglio di no. Hai l'autografo e la foto, direi che può bastare...» dice a voce bassa.
Il bambino sbuffa facendo una smorfia «Uffa, perché sei così antipatica oggi?!» poi mi guarda «Giuro che di solito non è così! Proprio per niente! E' molto più simpatica!» mi dice quasi preoccupato, poi guarda di nuovo sua sorella «E dai! Per favore! Quando mi ricapita di passare un pò di tempo con Frank Erdly!? Ti supplico!» le dice.
Io non dico niente, mi limito a sperare che lei ceda.
«Van, smettila ora! E si, suppongo che non ti ricapiterà mai più, ma direi che puoi anche accontentarti!» lo rimproverà. Io la guardo in silenzio. Che significa che suppone che non gli ricapiterà mai più? Non ha più intenzione di vedermi? Mi manderà via la prossima volta che andrò a trovarla nella sua stanza? Inizio a preoccuparmi, poi il bambino batte i piedi a terra incrociando le braccia sul petto «Non è giusto! Io sono venuto a trovare mamma stamattina anche se non volevo!» dice lamentoso.
Lei fa un respiro profondo, socchiude gli occhi e sembra che stia per piangere. Poi prende fiato di nuovo, e sembra calmarsi.
«Perfetto. Andiamo allora.» dice rassegnata.SAMIRA
Van mi fa saltare i nervi, ma so che devo stare tranquilla. Non riesco a dire una parola, e come al solito non riesco a dirgli di no. Vorrei solo che evitasse di ricordarmi ogni volta che lo "costringo" ad andare a trovare mamma. E' ridicolo, e vorrei solo che capisse che non mi sta di certo facendo un favore, ma che non possiamo mica abbandonarla come ha fatto papà. Poi realizzo che ha appena 8 anni e che non posso pretendere che si comporti sempre da bambino maturo. Quindi sospiro rassegnata.
Perfetto, questa è la giornata più brutta della mia vita. Non doveva andare così. Io non ero pronta ad incontrare Frank senza la mia maschera, senza essere una semplice prostituta. Così non ho nulla da offrirgli, e comunque non mi sento pronta e basta, e mi sento stupida e ridicola perché non so cosa dire, non so cosa abbia lui in mente, non so nulla. Capisco solo che quando mi guarda vorrei sciogliermi. E che mi sento in imbarazzo. Dio, che mi dice la testa? Sono solo la sua prostituta preferita. Sono solo una prostituta. E lui starà facendo tutto questo solo perché Van riesce a farsi benvolere da tutti, ecco qui. Van fa gli occhi dolci e nessuno gli resiste, e Frank ci sta offrendo il pranzo solo per questo motivo.
Ed ecco spiegato perché non ha accettato i miei biglietti per il concerto a New York. Ed io mi sento ancora più stupida.
Raggiungiamo Diana, che è con quel ragazzo appena conosciuto, seduta su una panchina vicino alle scale mobili. Frank e Van sono andati a prendere posto in un ristorante ai piani superiori. Io corro da Diana. Ho assolutamente bisogno di parlare con lei.
«Diana, ti prego, ti supplico, devo parlarti assolutamente!» dico trascinandola via dalla panchina per un braccio. Lei mi guarda con un sopracciglio sollevato, seguendomi. Ci mettiamo in un angolo ed incrocia le braccia sul petto «Che c'è? Quel tizio è troppo carino, non posso permettermi di lasciargli pensare che la mia migliore amica sia una esaltata fuori di testa!» dice ridendo.
Io prendo fiato, poi arrossisco. «Ok. E' qui. Il mio cliente, quello che... insomma, quel cliente. E' qui, ed è uno dei membri di una delle band preferite da Van, ed ora è con lui in un ristorante intento ad offrirci il pranzo, ed io non riesco a dire nulla di fronte a lui! E se Tina lo sa mi uccide! E dio, sarebbe anche giusto!» dico in preda all'ansia.
Diana mi guarda divertita, ed io mi chiedo cosa ci sia da sorridere, quando io vorrei sparire all'istante.
«E qual'è il problema, scusa?» mi chiede dopo un pò «Guarda quanto sei bella, sembri una ragazzina al primo appuntamento! Provo quasi invidia, l'unica cosa che voglio io è portarmi a letto quel tizio su quella panchina, mentre tu sei tutta amore e cuoricini...» dice divertita.
Io sbuffo. Detesto quando fa così. A volte sembra che per lei sia tutto un gioco, mentre io non so che fare. «Per favore, Diana, un consiglio serio, ok? Che devo fare? Non posso frequentarlo. Non posso davvero! E se Van scopre tutto? E se Tina viene a saperlo? E se... fanculo, e se lui dopo avermi conosciuta perde tutto il suo interesse nei miei confronti? E' troppo complicato. E poi non voglio rovinare tutto...» dico distrutta.
Lei alza gli occhi al cielo «Sam, Sam, Sam... rilassati. Fai un bel respiro e rilassati. Cos'è che non vuoi rovinare?» mi domanda.
Io ci penso un pò, cercando di calmarmi, come dice lei. Esatto, cos'è che non voglio rovinare? Non si può rovinare qualcosa che nemmeno esiste.
«E poi, perché dovrebbe perdere tutto il suo interesse nei tuoi confronti?» chiede ancora.
«Come sarebbe perché? Perché sono una maestra d'asilo-barra-prostituta con un fratello di otto anni a carico, un padre inesistente ed una madre rinchiusa in una clinica psichiatrica!» dico sbuffando. Dio, sul serio, la mia vita fa pena.
Diana alza di nuovo gli occhi al cielo e ride divertita «Quindi? L'unica cosa che sa di te è che sei una prostituta, eppure da come hai detto sembra interessato a te lo stesso. Magari se gli racconti perché fai questo lavoro e tutto il resto, ti chiede anche di sposarlo e di scappare con lui in sella ad un cavallo bianco!» dice scuotendo la testa.
Ok. Respiro profondo. Diana ha ragione. Non ho niente da perdere. Proprio niente. La stritolo in un abbraccio veloce e mi sistemo i capelli con le mani, dirigendomi al piano superiore del centro commerciale.
Frank e Van sono seduti ad un tavolo in un angolo e mi fanno entrambi cenno con la mano quando mi vedono.
Lui mi guarda ed io sento l'ennesima morsa al petto. E' straziante. Deve andare tutto bene, mi dico, altrimenti perderò l'unico cliente che non mi fa sentire solamente una squallida prostituta.
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What A Wonderful Caricature Of Intimacy - #Wattys2016
RomanceNon può essere solo una prostituta. Perché ci sono delle regole chiare e precise, ed io la guardo e voglio infrangere ognuna di quelle regole. Prima di tutto, è severamente vietato anche solo tentare di darle un bacio sulle labbra. Non posso baciarl...