12. I was walking in the shade and you, the sun...

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Ecco come funziona con Jordan.
Jordan vuole avere tutto, Jordan viene lì e ti manda il cervello in tilt. Jordan ti bacia e ti tocca e ti fa perdere i sensi. Jordan poi prende e se ne va come niente fosse, con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. Jordan è uno stronzo, ecco cosa. Ed io non capisco quali siano le sue intenzioni, e di conseguenza non capisco quali siano le mie. Jordan mi prende, Jordan mi lascia, Jordan ritorna, Jordan se ne va. Ecco come stanno le cose. Suppongo che io sia solo il suo capriccio. Suppongo che lui voglia solo tenermi legato a sé.
Vuole tenermi stretto a lui, sapere che sono qui, che sarò qui sempre, ad aspettare che litighi con Liz così verrà a cercare conforto da me. Vuole me e lei.
Vuole tutto.
Vuole che io sia qui, vuole venire a mandarmi in pappa il cervello quando vedrà che mi sto liberando dell'ossessione che ho di lui.
Vuole rovinare tutto quando io comincio ad interessarmi a qualcun altro.
Vuole torturarmi.
Ecco come funziona con Jordan.
Vuole farmi fuori.
Vuole annientarmi, e poi rimettere insieme i pezzi, per annientarmi di nuovo.
Eppure è stato carino, per un paio di giorni, dopo che è venuto a casa mia a mostrarmi le foto di me e Samira.
Dopo che abbiamo fatto l'amore.
O sesso, o quello che era.
Lì su quel divano.
Dopo lui è stato davvero carino. Mi ha mandato un paio di messaggi, mi ha offerto la colazione il giorno dopo in studio, mi ha parlato tutto il tempo, non ha nominato Liz nemmeno una volta, mi ha sorriso, e carezzato le spalle mentre riascoltavamo la registrazione.
Mi ha abbracciato quando ci siamo salutati. Davvero molto carino.
E' tornato da me, l'abbiamo fatto ancora, e poi ancora, e ancora. E Dio, se è stato carino.
Fin quando non ha detto "Nei prossimi giorni non ci sono. Torno per il concerto a New York. Vado a fare un fine settimana fuori con Liz".
Beh, lì ho ricominciato ad odiarlo, ad odiare Liz, ad odiare me stesso.
Sono un idiota.
Sono debole e stupido.
E mi sono promesso che non ricadrò mai più nelle trappole di Jordan.
Mi sono promesso che sarò più forte della tentazione delle sue labbra, del suo fiato sul mio corpo, delle sue mani su di me.

Le strade sono semi deserte ed io cammino a passo lento, con le mani affondate nelle tasche dei jeans. Tengo lo sguardo verso il suolo, e mi fermo d'un tratto.
Alzo lo sguardo automaticamente, verso le finestre del terzo piano.
Dalle tende scure si intravede un gioco di luci soffuse.
Deglutisco, pensando a lei.
Probabilmente è con un cliente.
Io non l'ho cercata, e lei non si è fatta viva. Non l'ho chiamata perché ho passato interi giorni a pensare a Jordan. A pensare a quello che avevamo fatto, che stavamo facendo o che stavamo per fare. Nella mia mente c'era solo lui.
E subito mi sento uno schifo.
Chissà se Samira ha pensato a me, invece? Se magari ha aspettato una mia telefonata guardando il cellulare per ore.
Mi torna in mente quella sera, il concerto, il parco, il panorama, il bacio.
Mi tornano in mente tutte le sensazioni che ho provato quella sera. Quel senso di libertà, sentirmi più leggero, i brividi provocati dai suoi occhi scuri nei miei.
E' qualcosa di diverso da Jordan. Mi rendo conto che Jordan vuole solo legarmi a sé, per lui sono solo una seconda opzione. Samira invece non aveva calcolato mosse e battute, era naturale, era vera, proprio come io volevo che fosse.
E magari ha passato intere giornate a chiedersi che fine avessi fatto, mentre io ero lì a farmi calpestare da Jordan.
Sono un idiota.

Accendo una sigaretta, mentre il mio sguardo è puntato sulle finestre, pensando a cosa fare. Potrei continuare a camminare da solo e senza meta, o andare da lei.
All'idea di rivederla mi spunta un sorriso. Sarei dovuto venire prima.
Avrei dovuto chiamare Samira, invece di perdere tempo con Jordan.
Getto a terra la sigaretta e faccio un respiro profondo, quando vedo delle ombre spostarsi per la stanza.
Entro nel portone.
Il tizio alla portineria mi guarda e fa una smorfia. Devo avere un aspetto pessimo.
Si schiarisce la gola «Juliet stasera non è disponibile» mi dice con indifferenza.
Come sarebbe?
Voglio vederla. Devo vederla.
«Posso aspettare» dico speranzoso «Voglio solo parlarle».
Il tipo fa una specie di risata, che mi infastidisce da morire.
«Certo, come no» dice scuotendo la testa divertito «Ripassa la prossima settimana».
La prossima settimana? La prossima settimana è lontanissima. È troppo tempo, ed io ho bisogno di vederla ora.
Lui torna a leggere il giornale, come se niente fosse.
Che ne sa lui di quanto io abbia bisogno di vederla?
Ma non credo abbia intenzione di lasciarmi passare, suppongo che se solo facessi un passo più avanti verso la rampa di scale tirerebbe fuori una pistola e me la punterebbe contro senza troppi complimenti.
Così esco dalla palazzina. Mi accendo un'altra sigaretta guardando la finestra della sua stanza.
Forse dovrei chiamarla. Scriverle un messaggio. Aspettarla qui.
Non voglio andare in nessun altro posto.

What A Wonderful Caricature Of Intimacy - #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora