18. I have died every day waiting for you

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Devo fingere di essere davvero felice per Jordan e Liz perché al loro matrimonio hanno invitato un'inviata di una rivista di musica e dobbiamo farci vedere tutti allegri e contenti.
Per riuscirci devo bere qualche bicchiere di vino e champagne.
Sono contento del fatto che mentre fino a qualche mese fa il pensiero di Jordan e Liz insieme mi dava ai nervi, ora non mi importa più. Non me ne frega assolutamente nulla. Non sono geloso, né disperato per la situazione.
Ormai nella testa ho solo Samira.
Samira che non risponde ai miei messaggi. Che ha il cellulare spento da due giorni e che non mi ha cercato.
Samira che forse non vorrà più vedermi.
Devo mettermi in posa e sorridere per milioni di fotografie e giuro che non vedo l'ora che il matrimonio finisca.
Non vedo l'ora di tornarmene a casa e dormire e provare ancora a chiamare Sam e mandarle qualche messaggio che tanto non leggerà.
Non ho avuto il coraggio di andare nel suo appartamento.
So che non è stata a letto con Jordan la notte del suo addio al celibato e la cosa mi ha fatto sentire decisamente bene, ma comprendo anche quanto sia complicata tutta la situazione.

Brindiamo all'amore di Liz e Jordan, alla loro vita felice, al loro roseo futuro, e a me sta bene perché ogni scusa è buona per mandare giù un bicchiere di qualcosa di alcolico.
Mi sta davvero bene. Gli invitati ballano e ridono ed io faccio un po di conversazione e dopo il taglio della torta, quando i primi ospiti cominciano a lasciare la festa, colgo l'occasione e saluto tutti, mi congratulo con Liz e Jordan e i loro genitori e tutto il resto e me ne torno a casa.
È un miracolo se riesco a guidare fino a casa. La testa gira e mi sembra difficile anche raggiungere la porta dall'ascensore.
Non accendo nemmeno le luci, mi sdraio sul divano rivolgendo lo sguardo alla vetrata che si affaccia sulla città.
Chissà sotto quale, tra quel milione di tetti, vive Samira.
Chissà se sta lavorando.
Se mi sta pensando.
Se sente la mia mancanza come io sento la sua.
Prendo il cellulare e provo a chiamarla. Ancora una volta. Ed ancora una volta parte la segreteria telefonica.
Le invio un messaggio. Non mi importa se lo leggerà tra due giorni, o quattro, o un mese, un anno. Devo dirle che mi manca. Deve sapere che non faccio altro che pensare a lei. Che sarei disposto a tutto per stare con lei.

SAMIRA

Non lo so perché scoppio a piangere appena rientro in casa. Sono le 4 del mattino e Van sta dormendo sul divano con Tina.
Mi sento incredibilmente vuota. E sporca. Ed inutile.
Entro nella mia camera, mi tolgo le scarpe, il vestito, mi guardo allo specchio e non vedo nulla.
Per quanto tempo dovrò fare ancora questa vita? Farò la fine di Tina? Mi ritroverò a cinquant'anni a fare ancora la prostituta? E per quanto tempo ancora potrò mentire a mio fratello prima che lui scopra la verità? Che penserà di me?
Mi guardo allo specchio e non riesco a smetterla di piangere.
Probabilmente sarò ancora qui, tra due, cinque, quindici anni, a detestare la mia patetica vita, il mio lavoro, la malattia mentale di mia madre, ad odiare mio padre che ci ha abbandonati.
Probabilmente questa storia non finirà mai.
Potrei trasferire mia madre in una clinica meno costosa, ma dopo tutto quello che ha sofferto mi sembra davvero ingiusto.
E Van non vuole andare a trovarla ora, figuriamoci se dovessi rinchiuderla in un ospedale anonimo e decadente.
Potrei chiamare mio padre e chiedergli di aiutarmi, ma se non si è preoccupato per noi fino ad ora, perché mai dovrebbe farlo ora?
Non riesco a smetterla di piangere. Di sentirmi persa.

Mi manca Frank, e sono stata davvero stupida.
Mi manca terribilmente. Così tanto da fare male. Incredibilmente male.
La mia vita era comunque uno schifo, ma almeno c'era lui e tutto sembrava più bello, più facile.
Ed io l'ho cacciato via dalla mia vita, ed è stata la decisione peggiore che io abbia mai preso.
Oltretutto Diana mi ha letteralmente sequestrato il cellulare per paura che potessi scrivere qualcosa di stupido a Frank, come se invece non scrivergli assolutamente nulla potesse migliorare la situazione.
Mi asciugo le lacrime e mi rendo conto che piangermi addosso non serve a nulla. Diana non è ancora rientrata, così decido di intrufolarmi in camera sua e riprendermi il mio telefono.
Fortunatamente la conosco abbastanza bene da sapere che quando vuole tenere qualcosa al sicuro la mette in una scatola di scarpe nel suo armadio, tra tutte le altre. Sicuramente è la scatola delle Converse, perché non le rimette mai a posto dopo averle indossate.
Cerco di non farmi cadere tutte le sue scarpe addosso e tiro fuori il mio cellulare.
Rimetto tutto a posto e corro a chiudermi in camera, accendendolo.
Chissà se mi ha cercata.
O se non ha alcuna voglia di perdere altro tempo con me.
Chissà se pensa che io sia stata a letto con il suo ex.
O se Jordan gli ha raccontato come sono andate le cose.
Mi siedo sul letto e guardo lo schermo del telefonino illuminarsi lentamente.
Sembra che ci voglia una vita prima che si avvii e che finalmente riesca a prendere la linea.
Ed appena si collega alla rete telefonica inizia a vibrare alla ricezione di uno, due, cinque, dieci, un'infinità di messaggi.
Apro l'applicazione e mi sento davvero nervosa.
Ci sono dei messaggi di Ron, un messaggio di Gemma, ma a me interessano solo quelli sotto al nome di Frank.

Leggo ogni messaggio con attenzione. I primi sono un po filosofici e profondi. Poi inizia ha iniziato a scrivere semplicemente "Richiamami" o "Rispondimi".
Poi sembra si sia rassegnato all'idea di non ricevere alcuna risposta.
E infine ci sono dei messaggi, gli ultimi, un po confusi e con qualche errore. Non credo li abbia scritti a mente lucida. Anzi, probabilmente era ubriaco.
Mi sento così stupida ad aver tenuto il telefono spento per tutto questo tempo.
Il fatto che mi abbia scritto così tanto e così spesso mi da un lieve sollievo.
E mi piace che ogni messaggio, dal primo all'ultimo, finisce con un "mi manchi".
Perché anche a me manca lui e forse dovrei dirglielo.
Guardo l'ora. Sono quasi le 5 del mattino.
Non posso chiamarlo a quest'ora anche se non vorrei fare altro che chiamarlo e sentire la sua voce e dirgli che mi dispiace e che voglio vederlo.
Mi mordo il labbro pensandoci.
Gli scrivo un messaggio. Non è la stessa cosa ma almeno lo leggerà quando sarà sveglio.
Mi dispiace per come sono andate le cose. Vorrei vederti.
Invio il messaggio e poso la testa sul cuscino.
Mi sento un po più leggera, adesso.
Il telefono vibra ed io sussulto, emozionata.
Mi ha già risposto. Sono le 5 del mattino e Frank mi ha già risposto.
"Dimmi quando e dove".
Sono emozionata come una ragazzina.
Gli scrivo l'indirizzo di casa mia, e gli dico che sarò in casa tutto il giorno fino alle 18 e che può venire quando vuole.
Giuro che correrei da lui in questo istante ma tra qualche ora Van si sveglierà e Tina dovrà andare a lavoro ed io dovrò restare con lui e comunque al momento non riesco a ragionare.
Resto distesa sul letto con un sorriso ebete sul volto e le farfalle nello stomaco.

Credo di essermi addormentata per qualche minuto, ma mi risveglio sentendo vibrare il telefono che stavo ancora tenendo tra le mani.
Ci sono due messaggi di Frank.
"Sono qui fuori" e "Sono qui fuori da un quarto d'ora ti prego dimmi che non hai spento di nuovo il telefono".
È qui fuori. È qui fuori ed io sono mezza addormentata ed è quasi l'alba ed ho il trucco colato sul volto e lui è qui fuori adesso.
Faccio un respiro profondo cercando di calmarmi e poi mi affretto per andare ad aprire la porta cercando di non svegliare nessuno.
E lo trovo sotto al portico, e appena mi vede sorride ed è un sorriso bellissimo. Indescrivibilmente bello. Così bello che gli vado incontro e lo abbraccio perché voglio essere davvero sicura che sia effettivamente qui, che sia davvero corso fino a qui alle 5 del mattino per me.
Frank mi stringe a sé così forte da togliermi il respiro.
Credo che sia ubriaco, sento l'odore dell'alcool. Gli dico di fare piano e lo porto dentro casa.
Gli indico Van e Tina sul divano e gli faccio cenno di seguirmi fino alla mia camera.
Non mi ero nemmeno resa conto del caos che c'è nella stanza.
Frank si siede sul mio letto, con un movimento un po goffo e barcollante.
Afferra la mia mano e la stringe ed io mi sento improvvisamente bene.
«Mi dispiace» gli dico, anche se non sono sicura che sia il caso di intraprendere una conversazione con lui in queste condizioni.
Scuote la testa e mi tira a sé. Mi siedo accanto a lui.
«Scusami Sam, mi gira la testa e sono ubriaco e forse dovremmo parlarne domani» mi dice con un sorriso.
Sorrido anche io, annuendo.
Mi chiedo come sia riuscito a trovare casa mia in così poco tempo viste le sue condizioni.
«Ho bisogno di sdraiarmi un attimo».
È una situazione abbastanza ridicola ma giuro che il fatto che sia venuto fin qui, nonostante tutto, per me significa tantissimo.
Si sdraia sul mio letto e socchiude gli occhi, ma continua a tenermi la mano.
«Non andartene, ok?» mi chiede a voce bassa.
«Non vado da nessuna parte» lo rassicuro, stendendomi al suo fianco.
«Perfetto. Perché devo dirti due cose molto importanti».
«Me le dirai appena ti sarai ripreso».
Frank scuote la testa lentamente «Non posso aspettare ancora. Te le dico subito».
Mi viene da ridere. Non è così che avevo immaginato sarebbero andate le cose quando lo avrei rivisto, ma va davvero bene.
«Ok, ti ascolto» gli dico guardandolo.
Lui tiene gli occhi ancora chiusi.
Sorride, e mi stringe la mano.
«Ok. Volevo dirti che oggi Jordan e Liz si sono sposati e a me è venuta in mente una cosa».
Ho un brivido di disgusto al nome di Jordan, ma cerco di cacciare via la sensazione.
Frank apre un occhio e fa un respiro profondo «Credo che dovrei chiederti di sposarmi».
Resto in silenzio e lui apre anche l'altro occhio e si solleva su un gomito.
Ok, è decisamente ubriaco.
«Perché non dici nulla?» mi domanda aggrottando le sopracciglia.
Scuoto la testa «Dovresti dormire, adesso, Frank. Ne riparliamo domani».
Lui annuisce e torna a sdraiarsi «Si, hai ragione» sussurra.
Chiude gli occhi e si addormenta.
Resto distesa al suo fianco anche io. Non riesco a smetterla di sorridere.
Non è andata come immaginavo, anche se non avevo idea di come sarebbe andata comunque.
Ma sono contenta che sia qui.

What A Wonderful Caricature Of Intimacy - #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora