11. There's always something more to learn, even if you just want to quit

20 4 10
                                    

Quando rientro in casa ho ancora quel sorriso ebete stampato sul volto. Mi sento incredibilmente leggera. Come se stessi volando.
Si, il mio cuore ha rischiato di scoppiare almeno tre o quattro volte. La luce in cucina è accesa. Getto la borsa sul divano e vado a prendermi da bere. Trovo Tina seduta al tavolo, davanti ad una tazza di thè. Alzo lo sguardo sull'orologio da parete. Sono le 3.40 del mattino.
«Allora?» mi chiede sollevando un sopracciglio. Non riesco a smettere di sorridere, anche se so che lei non vede l'ora di mettermi in guardia, di ricordarmi le cose peggiori, di spazzar via tutta questa felicità. Vuole che io sia realista, e vuole che la realtà sia la sofferenza. Ed io ho condiviso con lei questo pensiero per così tanto tempo che ora voglio semplicemente sentirmi così libera e leggera senza pensare ad altro.
«Allora è stato bellissimo!» dico sospirando. Mi mordo il labbro, pensando a quel bacio.
«Sam, devi solo-».
La blocco subito, voltandomi ed agitando in aria la mano «Tina, aspetta. Qualsiasi cosa tu voglia dirmi, e so già cos'è che vuoi dirmi, ti prego, fallo domani, ok? Per ora risparmiami, è tutto così perfetto...» dico parlando con aria sognante. La vedo scuotere la testa. Vorrebbe dirmi cose che so a memoria, ma non ho voglia di rovinare la serata. Quindi sospiro, prendo una bottiglia d'acqua e me ne vado in camera.
Trovo Van addormentato sul mio letto. Diana non c'è. Muoio dalla voglia di raccontarle tutto. Devo dirlo a qualcuno, sennò va a finire che per quanto è stato tutto perfetto, immaginerò che sia stata solo una mia fantasia.
Mi sdraio accanto a Van, tolgo le scarpe al volo e le lascio cadere a terra. Gli accarezzo i capelli e gli do un bacio sulla fronte. Farebbe i salti di gioia se sapesse che sono uscita con Frank.
Se non fosse stato per lui probabilmente io e Frank non ci saremmo mai visti, quel giorno, al centro commerciale. Non ci saremmo mai "conosciuti" per ciò che siamo. Lui non mi avrebbe lasciato il suo numero, io non lo avrei chiamato.
Saremmo rimasti intrappolati in quella voglia di essere noi, senza farlo mai davvero. Intrappolati tra le mura di quella stanza. Sento un brivido attraversarmi, è un misto di gioia e malinconia.
Tra qualche ora sarà un altro giorno, poi un'altra sera. Io tornerò in quella stanza, Juliet tornerà in scena, e non voglio pensarci. Chiudo gli occhi e caccio via quel pensiero. Sorrido ancora, mentre rivedo me e Frank in quel parco, in cima al mondo, solo noi, le nostre labbra, e i nostri sguardi, e le mani, e tutto il resto.

FRANK

Sembra tutto più bello stamattina. Entro in studio e porto la colazione a tutti. Jordan mi guarda stranito, e lo so che si sta chiedendo perché mai sono tutto sorridente e cose del genere, ma non mi interessa. Rob prende un caffè e mi chiede che fine ho fatto ieri sera. Oh, la fine più bella di tutte.
Scrollo le spalle, sorrido ancora, bevo un sorso di caffè e mi guardo intorno «Avevo un appuntamento».
Cala il silenzio, finché Rob non accenna una risatina e mi da una pacca sulla spalla.
Sento gli occhi di Jordan puntati addosso ed io sono dannatamente felice e non mi importa nulla né di lui, né di Liz, né del loro matrimonio.
«Ok, iniziamo a suonare?» dico poi. Sono pronto a suonare con tutta l'energia che ho in corpo. Con tutta la passione che ho dentro.

Quando finiamo di registrare un'altra canzone lasciamo lo studio e ci diciamo che riprendiamo domani. Le cose vanno davvero a rilento e ci sono delle cose che in realtà non mi soddisfano affatto. Però oggi ho suonato da Dio, e forse il problema in tutto questo tempo è stato il malumore che girava nell'aria, del quale la colpa è ovviamente mia e di Jordan. Però ora sarà tutto diverso perché non mi interessa più niente. Dobbiamo solo lavorare duramente su ogni canzone che abbiamo scritto, e tutto sarà fantastico.
Quando entro in macchina faccio partire il motore ed accendo lo stereo. Metto su un disco a caso, e quando sto per partire lo sportello si apre e Mikey infila dentro la testa sfoderando un sorriso.
«Ehi, che hai fatto?» domando spostandomi per non parlargli a tre millimetri di distanza dal suo volto.
«Senti, stasera Alicia sta organizzando una cena o qualcosa del genere, non lo so... so solo che non è in onore al matrimonio di mio fratello e che si mangerà da far schifo. Vieni? Ci sarà, non lo so, tutta la città suppongo...» mi dice allegro.
Io ci penso su. Sono stato a tutte le serate in onore di Jordan e Liz, ci manca che mi perdo quelle non in loro onore! Annuisco e aspetto che se ne vada e mi lasci andarmene a casa, ma lui mi sorride ancora e mi fa «Puoi portare anche, non lo so, chiunque sia la persona con cui sei uscito ieri, ecco.». Sembra imbarazzato e a me viene da ridere. Non dico niente, e lui si schiarisce la gola grattandosi la testa «Ehm, cioè, non lo so, sembra che ti abbia fatto un buon effetto quindi, si, ecco, se vuoi portarla, a noi fa piacere...» dice d'un fiato, poi mi saluta e se ne va. Senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondere.
Quando arrivo a casa mi butto sul divano a guardare un pò di tv, e mi addormento, ma non so per quanto tempo, perché vengo svegliato dal suono del campanello della porta. Suonano insistentemente e vado ad aprire sbadigliando.
Mi trovo davanti Jordan e, nonostante sembrava tutto superato, almeno oggi, ora che lo vedo davanti la porta di casa mia mi fa un effetto diverso dal vederlo in mezzo ad altra gente nello studio o cose del genere. E' tutt'altra cosa, perché qui siamo soli, perché se è qui, è qui per me.
Fingo un sorriso lasciandolo entrare.
«Come mai da queste parti?» chiedo richiudendomi la porta alle spalle. Lui si guarda intorno, come per controllare se sono solo o meno. Gli faccio strada fino al salotto, dove ci mettiamo seduti sul divano.
«Guarda un pò cos'ha trovato Liz...» mi dice porgendomi dei fogli ripiegati.
Li apro curioso, mentre lui mi tiene gli occhi addosso. Deglutisco quando vedo le foto stampate su quei fogli. Sono delle foto scattate ieri sera, al concerto. Siamo io e Samira e lei è bellissima e per un attimo mi torna in mente il bacio e tutti i brividi e le sensazioni che abbiamo provato e sorrido.
«Dove le ha trovate?» chiedo ancora con gli occhi puntati sulle foto.
Jordan si schiarisce la gola, come per distrarmi dai fogli, così lo guardo e fa una smorfia «Su qualche sito internet, ovviamente...» dice.
Annuisco «Ok. Quindi?».
Lui alza gli occhi al cielo. Lo fa come a dire che sono un idiota o qualcosa di simile. «Quindi dovresti mantenere una certa riservatezza, tutto qui.» dice freddo. Mi scappa una specie di risatina acida. Perché lui può sposarsi e farsi vedere in giro con Liz tanto tranquillamente, ed io invece dovrei mantenere una certa riservatezza, comunque?
«Non credo sia un tuo problema...» dico scrollando le spalle «Ti ringrazio per il consiglio, comunque.».
Jordan deglutisce e scuote la testa «Chi è? Da quanto esci con lei?» mi domanda d'un tratto. Comincio a sentirmi nervoso. Perché mai deve farmi tutte queste domande, comunque? Che gli importa a lui? E' incredibilmente fastidioso quando fa così. Cazzo, era una giornata fantastica, ed ecco che arriva Jordan e rovina tutto.
«Non mi pare il caso di parlarne. Anzi, non mi va proprio, di parlarne, ok? Quindi ti ringrazio per le foto, ti ringrazio per il consiglio, per tutto, guarda, ma non ti riguarda quindi se sei venuto qui per farmi il terzo grado sai dov'è la porta, puoi anche andartene!» gli dico acido.
Mi aspetto qualche reazione esagerata o roba così, ma lui si limita a guardarmi ed io non riesco a sostenere il suo sguardo.
Fanculo, Jordan, fanculo davvero! Quegli occhi verdi, l'intensità del suo sguardo, mi manda in tilt. Devo guardare altrove. Lo vedo sorridere con la coda dell'occhio. Vuole vincere lui. So che è convinto che tra qualche secondo proverò a baciarlo, a saltargli addosso, qualsiasi cosa. E cazzo, non so se ha ragione o meno. Non riesco più a ragionare. Che vuoi da me, Jordan? Hai già rovinato tutto, cos'altro vuoi? Faccio un respiro profondo. Sento che si fa più vicino a me. Sento il suo respiro sul collo. Sento mille scosse, sento i brividi. Sento l'istinto di baciarlo, di prenderlo, di dargli un ultimo addio.
Sento le sue labbra posarsi sul mio collo. Socchiudo gli occhi. Devo dirgli di andarsene. Devo voltarmi e dirgli di andarsene.
Jordan sta rovinando tutto, ancora una volta. Jordan è la mia rovina, ecco cosa. Eppure non riesco a mantener fede ai miei pensieri. Non riesco nemmeno più ad ascoltare i miei pensieri, mentre lui percorre con le labbra lungo la spalla, poi torna indietro, mi bacia sotto l'orecchio, e le sue mani mi sono addosso, ed io sento brividi e scintille e non riesco a reagire come vorrei. Come dovrei.

SAMIRA

Diana è venuta a trovarmi durante la pausa e mentre i bambini dell'asilo giocano nel giardino io e lei siamo sedute sotto l'ombra ed io sono dannatamente felice mentre le racconto di ieri sera, di Frank, del bacio e di tutto. Lei sorride con me, emette gridolini emozionati e mi stritola in un abbraccio dicendomi che è contenta. Mi chiede "E ora?" ed io non so che risponderle. Mi chiede anche come mi sento al pensiero di tornare ad essere Juliet, stasera, e non so rispondere nemmeno adesso. Non voglio pensarci. Suppongo che andrò lì e sarà come tutte le sere, fingerò di essere lì per loro, fingerò come al solito.

What A Wonderful Caricature Of Intimacy - #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora