Capitolo 10 - Good Riddance

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Quando Alex arrivò a passo lento ed affaticato ai piedi delle scale che portavano al piano di sopra, dove praticamente la metà degli invitati si era trasferita da qualche minuto, ecco che tutti stavano tornando giù. Primi tra tutti Bob e Mikey. E Mikey aveva proprio un'ariaccia. Dietro di loro c'erano un mucchio di altre persone che parlavano uno sull'altro creando ancora più confusione e poi alla fine c'erano Frank e Gerard, e il primo dei due aveva un'aria incazzata che si notava da chilometri, mentre l'altro gli diceva qualcosa a voce bassa, o comunque parlando con un tono decisamente più moderato di tutte le altre persone lì.
«Che succede?» chiese lei preoccupata quando Bob e Mikey scesero l'ultimo gradino. Mikey sospirò. Cazzo, pensò. Non era certo quale delle due cose voleva fare con più urgenza, ma sentiva davvero il bisogno di piangere e vomitare.
Bob scrollò le spalle «Niente, quello che succede sempre quando si beve troppo...» disse tranquillo. Accompagnò Mikey di fuori, disse che aveva bisogno di prendere un pò d'aria. Mikey lo seguì in silenzio perché non aveva assolutamente nulla da dire, o voglia di dire qualcosa.
«Allora, che è successo?» chiese Jamia che era apparsa dal nulla al fianco di Alex. Lei scrollò le spalle «Non lo so...» borbottò. Odiava il fatto che non riusciva ancora a camminare per bene, perché era lentissima e si era persa tutta la scena, qualsiasi essa fosse stata, e non avere idea di cosa fosse successo in casa sua, al suo ragazzo e ai suoi amici era davvero frustrante.
Fortunatamente gli passarono accanto un paio di ragazze che avevano già visto ad Hoboken con qualche altro gruppo «Quel tipo lì» disse una indicando Frank con un cenno della testa «Ha preso a botte un tipo, non so chi sia, comunque gliene ha date un casino e tipo, è arrivato un altro tizio e li ha divisi, e praticamente st'altro tipo era il doppio di loro e li ha divisi come fossero due formiche entrambi, cioè...» spiego ridendo alla fine. Era decisamente ubriaca.
Alex guardò Jamia «Cioè... Frank ha picchiato Mikey?» chiese confusa. Quando Frank le passò accanto finalmente, seguito da Gerard, lo fermò mettendogli una mano sul braccio «Ehi. Che cazzo succede?» domandò.
Frank si sentì come se avesse l'intero universo sulle spalle. Non voleva essere lui a dire ad Alex ciò che stava combinando Mikey, e da una parte, forse voleva che nessuno glielo dicesse. Fece un respiro profondo, e si sentì uno schifo, perché sapeva che Alex avrebbe pianto, e si sarebbe disperata, e sarebbe stata male, e quella era l'ultima cosa che voleva per lei. La guardò, e lei era lì in attesa di una risposta, e sembrava che non avesse assolutamente alcunissima idea di cosa stesse accadendo. Frank non voleva farlo. Voleva pensare a qualcosa da dire in fretta per liquidarla e tornarsene in camera di Gerard, ma non gli veniva in mente nulla ed era una situazione ridicola. Mikey avrebbe dovuto tirar fuori le palle, almeno una volta, e dirle tutto. Non spettava a Frank confessare gli errori di qualcun altro.
«Dovremmo parlarne da un'altra parte...» borbottò guardandosi intorno. C'era davvero troppa gente lì.
Alex guardò Frank seria «Dovresti solo dirmi cos'è successo, non c'è bisogno di andare da nessuna parte...» disse lei.
«Alex, dico sul serio, non è il caso di parlarne qui...» insisté Frank.
Quello era il primo segno. Alex lo capì subito, dal tono della voce e dall'espressione di Frank. Era ovvio che era qualcosa che riguardava lei e Mikey.E sicuramente non era niente di piacevole, e in un certo senso, non era nemmeno più sicura che ci fosse bisogno di dire qualcosaltro.
Gerard scrollò le spalle «Non è niente, ok? Si risolverà tutto...» disse poco convinto. Non voleva che Alex stesse male, ma Mikey era pur sempre il suo fratellino e nonostante fosse un coglione, sperava di riuscire a riparare alla situazione in qualche modo.
Frank lanciò a Gee un'occhiataccia. Non era vero che non era niente. E probabilmente non era vero nemmeno che si sarebbe risolto tutto. Fece un respiro profondo, e guardò di nuovo Alex. Aveva quell'aria triste, la stessa che aveva il giorno in cui vide le torri crollare, e realizzò che i suoi genitori erano lì. Era un mix di paura, confusione, terrore e angoscia. Quella situazione le stava facendo provare le stesse emozioni di quel giorno. Perché lei lo aveva detto più volte, ormai la sua unica, più grande paura in assoluto, era quella di rimanere sola. Viveva nel timore di perdere ogni persona importante per lei. Poteva accadere, lo aveva constatato già con la perdita dei suoi, e da lì quella paura era aumentata ulteriormente.
Doveva dirgli la verità, però. Non avrebbe mentito alla sua migliore amica, e non le avrebbe tenuta nascosta una cosa così rilevante «Mikey ed Alicia erano in camera tua. E si stavano baciando.» disse secco.
Quello che sentì Alex era un colpo dritto al cuore. Era come se stesse andando in mille pezzi. E faceva male. Cazzo se faceva male. Deglutì, e sentiva la gola bruciare. Stava per piangere.
«Però Mikey è ubriaco e non domani mattina ne parlerete con calma e-» provò a dire Gerard, ma non fece in tempo a finire la frase che Alex si fiondò verso la porta e nel giardino all'esterno, dove Bob e Mikey erano accanto ad una siepe. Mikey era piegato e stava vomitando, con Bob che nonostante provava a tenersi distante gli teneva una mano poggiata sulla schiena come per confortarlo.
Non faceva nemmeno caso al dolore alle gambe, Alex, e in meno di un secondo era lì da Mikey. Non aveva senso, perché cominciò a piangere esattamente nel momento in cui raggiunse i due. Non era nemmeno sicura di riuscire a parlare, a dire qualcosa, e sopratutto non era nemmeno sicura di sapere cosa volesse dire. Forse non voleva dire nulla in realtà, sopratutto perché lui se ne stava lì e stava male. Così aspettò qualche secondo, sperando che riuscisse a calmarsi. Si asciugò le lacrime col dorso della mano, e lo guardò per pochi secondi «Quando hai finito di vomitarmi sul prato, fai sparire la tua roba dalla mia camera e vattene.» disse a voce bassa. Poi tornò dentro, a passo svelto, e senza dire nient'altro si diresse al piano superiore. La sua cameretta non la guardò nemmeno, ci passò davanti fino ad arrivare nella stanza di Gerard. E come se lì potesse finalmente liberarsi, si lasciò cadere di peso sul letto disfatto, e con la faccia nascosta nel cuscino continuò a piangere.

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