Capitolo Venticinque

537 20 3
                                    

La spazzola.

I trucchi.

Il bagnoschiuma.

Lyla é seduta sulla valigia mentre io cerco di chiudere la cerniera.

Quando finalmente riesco a chiuderla mi rendo conto di aver preso forse troppe cose per quattro giorni.

Ma la voglia di lasciarla chiusa è più forte di quella di riaprirla e selezionare tutto da capo.

La mamma spunta improvvisamente dal cornicione della porta.

"Allora domattina alle sei ti sveglio?"
È più emozionata lei per me.

"Alle sei" alzo il pollice.

"Perfetto tesoro, non è meglio che tu vada a dormire? È tardi"
Incomincia, pur essendo soltanto le dieci.

"Si mamma ora mi metto giù" la rassicuro

"Va bene tesoro, buonanotte"

"Notte mami" le lancio un bacio con la mano.

E poi mi metto sotto le coperte e mi addormento dopo qualche minuto con l'emozione dei giorni successivi.

Mamma puntuale come un orologio svizzero mi ha svegliato stamattina, e dopo aver fatto colazione insieme al bar siamo andate a prendere Jake a casa sua.

L'aereoporto è pieno stamattina, pur essendo le sette e trenta.

Io e Jake raggiungiamo il gruppo di alcuni nostri compagni dentro all'aereoporto, dopo aver salutato mia madre, che ha insistito per scattarci una decina di foto, trascinandoci dietro il trolley delle valigie.

Dave è seduto vicino ad un nostro compagno, li vicino in piedi c'è anche Maia.
Jake si siede accanto al suo amico e io dopo aver salutato Maia mi siedo in braccio a lui, avvicinando anche la valigia.

È un gesto che mi viene naturale e anche il modo in cui Jake appoggia la mano sulla mia gamba lo è.

Gli altri non se ne accorgono, sono impegnati a parlare della partita di football della serata precedente.

Più tardi arriva anche Lindy, ci saluta, ma poi si mette a parlare con Avery e altre ragazze della nostra classe.

Ultimamente Lindy è strana, e mi dispiace, credo sia perchè io e Maia abbiamo legato molto e lei si senta un po' esclusa, nonostante ciò io e Maia cerchiamo sempre di non tagliarla fuori.

Un'ora dopo circa, il professor Gerrard decide che è ora, e ci alziamo e ci mettiamo in fila per salire sull'aereo.

Riusciamo ad imbarcarci alle nove precise.

Sull'aereo Maia si è seduta vicino a me e non fa altro che farmi ascoltare canzoni schifose dal suo cellulare, non glielo dico per non offenderla, ma odio i suoi gusti musicali.

Per fortuna ad un certo punto decide di darmi tregua e si alza per andare in bagno, così mi infilo i miei auricolari, ma un attimo dopo qualcuno me ne sfila uno e se lo mette, appoggiando la testa sulla mia spalla.

Riconosco subito i suoi capelli, gli lascio un bacio sulla testa e lui mi lancia un sorriso, sorrido anche io e gli accarezzo i capelli con la mano sinistra. Poi sono io che mi appoggio sulla spalla di Jake, e per tutto il viaggio condiviadiamo le cuffiette.

Abbiamo preso un pullman per arrivare in hotel, quando siamo usciti dall'aereoporto.

Parigi è bellissima, le strade affollate, le abitazioni in stile francese, i turisti che camminano a bordo della senna, la gente che va al lavoro, i ragazzini che hanno fatto buco a scuola che si rincorrono con lo zaino in spalla.

È tutto bellissimo, ed è ancora più bello vederlo dal finestrino.

L'hotel si trova in centro, ed è qualcosa di indescrivibile, le camere sono enormi, e la vista è mozzafiato, dalla mia finestra si vede la tour-eiffel e la senna, oltre alle abitazioni che fanno da cornice al panorama.

È uno spettaccolo. Siamo io e Maia in camera, c'è un letto matrimoniale, un bagno grande e anche un tavolo vicino al terrazzo, la camera è tutta bianca e io ci vivrei volentieri.

Dopo aver posato le valigie ci mettiamo a saltare sul letto.

Sono felice, sono davvero felice e avevo bisogno di esserlo, per dimenticare e staccare un po' la spina.

incontriamoci ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora