Prologo.

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Ero morta, per qualche minuto ero morta.
Il mio respiro era sempre più assente.
La mia mente aveva smesso di pensare.
Il mio cuore di battere.
I miei muscoli indolenzirsi.

Eppure sono ancora qui, riesco a muovermi.
Riesco perfino a sentire delle voci.
Non comprendo bene ciò che stanno dicendo o a chi appartengono.
Mi rendo solo conto che mi sto muovendo a grande velocità, il rumore di alcune rotelle risveglia il mio udito, del tutto.
Respiro.
Sento puzza di sangue.
Sono io?
Certo che sono io.
Eppure non capisco.
Cosa è successo?
Apro gli occhi lentamente, ma la luce mi dà fastidio, mi acceca tanto da richiuderli, poi sento la mia mano stringersi sotto la presa di esili e calde dita.

Finalmente riesco a mettere a fuoco ciò che mi circonda.
Sono sopra una barella, ecco spiegato il rumore assordante delle rotelle.
Ci sono delle persone che urlano, i dottori, parlano a gran voce e velocemente.
Nessuno fa caso al fatto che io sono sveglia.

Quasi nessuno.

-Camila! Camila sei sveglia, mi senti?-

Una ragazza in lacrime, la stessa che prima mi aveva afferrato la mano, mi porge infinite domande.

È decisamente preoccupata.
Ma io non so chi sia.

Non ricordo niente.
Vuoto totale.

-Signorina è meglio se esce la stiamo portando in sala operatoria, le faremo sapere al più presto.-

Continua a piangere e a me si spezza il cuore.

È davvero carina.

Fatico a ricordarmi chi sia, senza nessun successo però.

-Camila andrà tutto bene, non preoccuparti, sono qui fuori.- mi dice mentre mi posa un bacio sulla fronte.

È un bacio rassicurante.
Come se mi sentissi al sicuro con lei.
Mi scoppia la testa.

-Chi sei?- le domando.

Non risponde.
Spalanca gli occhi e, in men che non si dica, sparisce dietro una porta opaca, vedo il suo riflesso accasciarsi a terra.

Chi è lei?

Let my body to the work 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora