11.

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Ero in fila allo Starbucks come ormai ogni mattina, tonnellate di caffè e dolci volteggiavano intorno a me nelle mani di persone inusuali.

Ordinai il solito e mi sedetti ad uno dei pochi tavoli rimasti liberi, purtroppo capitai vicino l'entrata del w.c. e la cosa non mi entusiasmava più di tanto.

Portai la bevanda alle labbra e mugolai a bassa voce dato che era bollente.

Mi guardai attorno mentre aspettavo Lauren, sarebbe dovuta venire da un momento all'altro.

Ed infatti dopo circa tre soli minuti notai i suoi capelli neri muoversi tra la fila e raggiungermi al tavolo.

Mi lasciò un delicato bacio sulla guancia e si sedette di fronte a me, con un meraviglioso sorriso stampato sul volto.

-Ciao amore.- sussurrò.

Sembrava quasi arrossita.

Era la prima volta che la sentivo chiamarmi così, e la cosa non mi dispiaceva affatto.

Si, ci eravamo messe insieme, da ben 2 giorni, 17 ore e, beh, qualche minuto.

Risposi al suo saluto con un sorriso timido sul volto.

-Tutto bene? Hai ancora gli incubi?-

-Sono due giorni che non li ho, chissà perché.- misi enfasi nelle ultime due parole sperando che riuscisse a captare ciò che volevo farle capire.

L'ampio sorriso sul suo volto me ne diede la conferma.

-Beh quindi è grazie a me no? Merito un regalo.- disse spavalda e con espressività sul viso.

-Che tipo di regalo?- chiesi curiosa mentre portavo nuovamente il bicchiere di cartone alle labbra.

-Un invito a cena? Paghi tu ovviamente.- alzò le spalle sorridente.

-Beh, constatando che mi porti fuori a cena sempre tu e non mi fai mai pagare, ci sto.- finii la mia bevanda calda e mi alzai dalla sedia, recuperando la borsa che avevo appeso ad essa e mi avvicinai alla ragazza a passo lento, piegandomi per sussurrarle una frase all'orecchio.

-Poi però voglio anch'io il mio regalo dopo cena.-

Scosse il capo sorridendo imbarazzata per poi uscire con me dalla caffetteria.




-Hai fatto l'iscrizione per l'università?- la voce di Lauren mi spinse a voltarmi verso di lei e togliere lo sguardo dalla TV.

Sospirai pesantemente a quella domanda per poi riportare l'attenzione sullo schermo.

-Non credo di volerlo fare.-

-Cosa? Camz ma è sempre stato il tuo sogno!-

-Prima, ora credo di no, cioè non sono sicura più.-

-Sei certa di questo?-

-Non sono certa di niente, solo che ti amo ed ora voglio pensare a noi due. Ho già trovato un lavoretto come cameriera, tranquilla prima o poi capirò cosa vorrò.- dissi tutto insieme cercando perlomeno di rassicurarla.

Ricevetti in risposta un bacio sul naso e poi uno sulle labbra, ed un altro ancora sul mento.

-L'importante che tu sia felice piccola.-

-Lo sono, con te lo sono Lauren.-




Stavo indossando il vestito più bello che avessi mai visto, me lo aveva regalato mia madre, qualche giorno prima, e quello era il momento giusto per metterlo.

Mi faceva le curve e mi alzava il seno, che nonostante fosse piccolo, si notava molto di più.

Indossai le scarpe nere col tacco e diedi un ultimo sguardo allo specchio di fronte a me.

Ero davvero sexy, ovviamente non quanto poteva esserlo Lauren, ma quella sera ero davvero formidabile ed anche un po' modesto, aggiungerei.

Scesi le scale facendo attenzione a non perdere l'equilibrio ed una Sinu fin troppo apprensiva mi aspettava alla porta.

-Sei bellissima Mila, Lauren è proprio fortunata.-

-Mamma sono io quella fortunata.- aggiunsi donandole un sorriso sincero.

-Beh, siete fortunate entrambe.-

-Dov'è papà?- chiedi guardandomi attorno.

-Oh l'hanno chiamato dalla caserma, sembra che un latitante sia ancora in giro nonostante si pensasse fosse morto, sempre le solite storie.-

Ridacchiai all'ultima frase di mia madre e poi afferrai la borsetta posta sul tavolino dell'ingresso.

-Beh sai com'è papà, il lavoro prima di tutto, poi è un poliziotto, ama ciò che fa.-

Mi mise una mano sulla guancia mentre intravidi i suoi occhi brillare.

-Sei cresciuta così tanto, sono fiera di te.- mi posò un bacio sulla fronte e mi lasciò andare gridando un 'divertiti' mentre mi precipitavo verso l'auto di Lauren parcheggiata davanti il cancello di casa mia.

-Mio dio.- gli occhi della ragazza di fianco a me stavano perlustrando tutto il mio corpo mentre le labbra ora si trovavano fra i suoi denti.

-Cosa?- domandai accennando una risatina.

-Sei...sei uno spettacolo, sei così sexy, cazzo Camila mi bagno solo a guardarti.-

Spalancai gli occhi del tutto imbarazzata alla sua affermazione.

-Lauren!- esclamai dandole una leggera pacca sulla spalla.

-Okay okay, scusa, troppo diretta.- rispose alzando le mani in aria per poi subito dopo mettere in moto l'auto e partire, salutando con una mano mia madre ancora in piedi davanti il portone.





-Queste patatine sono buonissime!- esclamai mentre ne masticavo due e mi leccavo le dita.

-Sei proprio una golosona Camz.- ridacchiò la ragazza davanti a me con una cannuccia tra le labbra.

-Sai che amo le patate.- affermai per poi subito arrossire notando il doppio senso nella mia frase.

Dopo circa un'ora e dopo aver finito di mangiare sentii il telefono squillare.

-Pronto mamma! Non ti sento. Cosa?- alzai il tono della voce per farmi sentire meglio ma invano.

-Amore esco un attimo che qui non prende!- le dissi ricevendo un cenno di conferma come risposta.

Una volta fuori dal locale finalmente riesco a captare bene le parole di mia madre.

-Mila, tornate a casa immediatamente, il ragazzo di cui ti parlavo prima che la polizia sta cerca-

Non riuscii a sentire le sue ultime parole perché una mano afferrò il mio telefono e lo buttò a terra, facendolo rompere in mille pezzi.

Non feci in tempo a girarmi perché due grandi mani si posarono sulle mie labbra per zittirmi, cercavo di urlare, ma nessuno poteva sentirmi.

Let my body to the work 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora