Il ruscello

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Tornai nella stanza, rifacendomi il letto con calma. Aprí la porta-finestra che dava sul balcone lasciando entrare l'aria fresca, che quasi mi invitava a seguirla. Dopo aver finito di riordinare mi affacciai. La vista era bella come sempre. L'elegante balconcino in pietra bianca mostrava un paesaggio unico. Quello era il motivo per cui avevamo scelto questa casa. E non l'avevamo mai cambiata. Sostanzialmente, avevo vissuto la mia vita qui e mi piaceva molto come ubicazione. Affacciandomi vidi le solite colline piene di alberi e di verde, gli uccellini cinguettavano e in lontananza si udiva una leggera melodia. Qualcuno stava tenendo una festa, e i suoni arrivavano fino a qui. L'aria profumava di fiori. Ormai era la fine della primavera e iniziava a fare il tipico caldo estivo, seppur non come nei mesi più caldi. Avevo sempre amato l'estate. Il caldo, il mare, i gelati... si poteva quasi distinguere nell'aria una vaga sensazione di gioia. Tuttavia, ci mancava molto questa sensazione.
Fu in quel momento che mi venne un'idea. Conoscevo un posto, il mio posticino segreto, dove riuscivo sempre a trovare tranquillitá. L'avevo scoperto quando eravamo andati con entrambi i miei genitori a visitare un po' i dintorni di casa. Nascosto da un folto bosco, c'era un piccolo ruscello. Quasi mi persi per seguire il suono magico dell'acqua. Mio papá mi raccontava sempre storie di fate, folletti ed elfi quando ero piccola ed ero cresciuta con una grande fantasia. Quel posticino silenzioso, riparato dal caos urbano e circondato da quel confortevole bosco, mi ricordava tanto le ambientazione delle favole di papá. I miei non lo conoscevano ancora, avevo sette anni e glielo mostrai felice. Man mano che crescevo, quel posto diventó il mio secondo rifugio, il secondo luogo che riuscissi davvero a chiamare casa. Non era conosciuto dagli altri, proprio perché nessuno si avventurava tra i boschi, reputandoli troppo folti o pericolosi. Quindi, era tutto per me e per i miei genitori cui l'avevo mostrato. Solo loro ne erano a conoscienza.
Decisi di portarvi la mamma. Avevamo entrambe bisogno di tranquillitá e onestamente non conoscevo posto migliore.
Tornai in cucina, la trovai ad asciugare i piatti precedentemente lavati.
"Mamma?" Chiesi, cercando la sua attenzione.
"Si amore?" Era cosí bello sentirla parlare così. Sembrava aver perso l'ostilitá degli ultimi anni.
"Mettiti un paio di scarpe che usciamo" lei mi guardó con aria interrogativa, lievemente preoccupata.
"E dove andiamo?" Chiese poi.
"In dei posti" risposi io, vaga, sperando riuscissi a persuaderla. Fortunatamente mi sorrise scuotendo la testa. Dopo un quarto d'ora eravamo pronte.

"E allora? Dove andiamo?"

"Indovina?" Lei parve rifletterci su per un po', poi chiese con un misto di speranza in volto: "al lago?" Il mio sorriso le diede una risposta.
Arrivammo li dopo poco, per scovare la meraviglia di quel posto che, per me, continuava ad essere incantato. Immediatanente mi sentii rilassata, tutta la tensione andata via. Era passato tanto dall'ultima volta che ero venuta qui, devo ammettere che mi era mancato.
Mamma sorrise, di un sorriso così limpido che quasi mai le avevo visto. Ci stendemmo sull'erba, guardando il sole filtrare dalle foglie degli alberi e lasciando che il vento ci accarezzasse la pelle. Pace. Quel posto emanava pace. Restammo lí per un bel po' a contemplare la natura, ci bagnammo i piedi nonostante l'acqua fosse ancora molto fredda e arrivammo addirittura a cantare. Non avrei mai smesso di pensare che quel posto fosse magico.
Dopo qualche minuto, mamma mi guardó con quei suoi grandi occhi nocciola e un sorriso furbo.
"Sai a cosa sto pensando?"
"No...?"
"Andiamo a fare shopping!!!!!"
Non potevo credere alle sue parole. Sembrava essersi finalmente sbloccata, essere tornata la mamma col cuore di ragazzina che era prima. Mi misi a ridere annuendo, poi lasciammo un po' a malincuore quel posto magnifico.
Mamma prese la sua macchina e guidó fino ad un centro commerciale. Iniziammo a girare per i negozi, spendendo soldi in vestiti, smalti e accessori per la casa. C'era bisogno di cambiare un po' di cose, di rinnovarle.
Verso le otto e mezza di sera tornammo a casa stanche, ma felici.
Cucinammo un uovo fritto e un'insalata di pomodori, finalmente a tavola non c'era più quel clima tetro, ma risate, sia mie che sue. Non c'era birra a tavola, il pacchetto di sigarette giaceva lontano nella sua borsa e si respirava un'aria più pulita.
Ero davvero felice di averle mostrato il ruscello. Sapevo che le avrebbe fatto bene, non era più uscita da casa.

Forse era giunto il momento di voltare pagina, di riuscire a sorridere ancora, di cercare di ricompattare la bella famiglia che eravamo.

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