Mi voltai soddisfatta osservando la mia nuova camera. Direi proprio che avevo svolto un ottimo lavoro, considerando il fatto che avessi impiegato solo un'ora e mezza per svuotare le valigie e decorare quella stanza un po' spoglia con i miei averi. Ora, era decisamente più accogliente. Probabilmente perchè mi ero portata dietro quasi tutto, quindi era come aver trascinato la mia casa dentro un'altra casa. Aveva senso? Non ne avevo idea. So solo che quella trasformazione mi rigenerò, letteralmente. Mi ero davvero divertita un sacco riponendo i vestiti in quell'armadio un po' troppo grande, scovando posticini nella cassettiera perfetti per tenere le mie collane e i miei orecchini e posando casualmente i libri che avevo intenzione di leggere sul comodino. Misi delle foto qua e là, sorridendo dolcemente nel ricordare gli attimi in cui furono scattate, perdendomici dentro. Mi capitò in mano una foto che ritraeva me, la mia mamma e il mio papà quando ero ancora piccolina, vicino ad un'altalena colorata. Accarezzai il vetro che mi separava dalla fotografia, sorridendo. "Sarò sempre con te".
"Lo so, papà" sussurrai piano sfiorando con il pollice quella cornice un po' vecchia. Quella foto, la misi sul comodino accanto a me. La mia famiglia. Sospirai, ma ero contenta. Quello era un nuovo inizio, ne ero sicura.
Mi sollevai dal letto sfregando le mani tra di loro, decisa a fare qualcos'altro. Sentivo che mancava ancora qualcosa. Presi la chitarra, conservata dentro la sua custodia di pelle scura e le trovai un posticino seminascosto, vicino all'armadio. In quel modo, non avrebbe dato un'aria disordinata alla camera. Appesi le borse che mi ero portata immediatamente dietro la porta, dove c'era un appendiabiti carinissimo ad aspettarmi. Prevedevo di usarlo spesso. E poi.. beh, dopo aver cosparso il letto di peluches e cuscini, aver decorato le varie mensole con qualche oggettino carino... cos'altro mi restava da fare se non affacciarmi al balcone? Sembrerà assurdo, ma non avevo ancora osato scostare le tende chiare di quella grande stanza. Non so, forse mi andava semplicemente di godermi la sensazione di tranquillità dopo aver finito tutto il lavoro. Così mi avvicinai alla porta in vetro che dava sul balconcino, sfiorai leggera il tessuto che mi separava dal panorama e poi lo spostai delicatamente, restando senza parole. Fuori era bellissimo! C'era qualche altra casa qua e là, ma la vista era semplicemente mozzafiato. Un'enorme distesa di verde si estendeva oltre il mio sguardo affascinato, lasciandomi intravedere qualche campo coltivato, qualche serra coperta e per un attimo mi parve pure di vedere un cavallo scorrazzare libero lì intorno. Tutto ciò era semplicemente favoloso, mi diede vitalità e un'ondata di gioia mi travolse.
Mi sentii incredibilmente libera. Libera di fare ciò che più mi aggradava, libera di raggiungere i miei obbiettivi, libera da ogni costrizione. E quella libertà profumava di felicità.
Quel posto sembrava davvero essere uscito da qualche favola. Non riuscivo a capacitarmi che questo era reale e più di una volta mi diedi leggeri pizzicotti stuzzicando la pelle dell'avambraccio, sempre più incredula. Ricominciare. Che suono dolce aveva questa parola. Dodici lettere che racchiudevano un'intero universo di significati.
"Wow" Una voce meravigliata interruppe i miei pensieri, spaventandomi. Mi voltai ed incontrai lo sguardo curioso di Josh attraversare estasiato la mia nuova stanza. Sorrisi leggermente, constatando di aver davvero fatto un buon lavoro. "Ehm, c'era la porta aperta e.. cavolo, é stupendo qui!" continuò lui, posando finalmente gli occhi su di me. Si passò una mano tra i capelli mentre mi guardava con un ampio sorriso.
"Grazie.." riuscii a dire. Non riuscivo a non sorridere, forse per la soddisfazione o forse per il sorriso perfetto che ostentava il ragazzo di fronte a me, impossibile da non ricambiare.
"Hai appena trasformato una stanza che prima non mi piaceva particolarmente in una stanza magnifica! Complimenti!" continuò lui, avvicinandosi di poco, osservando con sguardo tenero i peluches sul letto. Notai che non era più a petto nudo, si era messo una maglietta unica tinta bianca a maniche corte, che lasciava comunque intravedere i muscoli ben saldi delle sue forti braccia. "Posso?" mi chiese poi, facendomi spostare lo sguardo dal suo corpo. Stava indicando il mio letto. Annuii. Si sedette prendendo in mano uno dei miei peluches preferiti, era un orsacchiotto bianco dal musetto marroncino. Mi era sempre piaciuto perchè non era il solito orsetto che si vede in giro. Era chiaro, ed era il mio orsetto. Questo, in qualche modo, lo rendeva speciale. "Come si chiama?" continuò lui con un sorriso gentile, tenendo in mano un pezzo della mia infanzia. Letteralmente.
"Pupy" risposi sedendomi accanto a lui, osservando con tenerezza quello che credevo fosse uno dei miei primi giocattoli.
"Bel nome" cercai nel suo sguardo un qualche segno di scherno, derisione o disapprovazione, ma non ne trovai nemmeno uno.
"Grazie.." sussurrai, rendendomi conto che era la seconda volta che lo ringraziavo.
"Anche io amavo i peluches quando ero piccolo" si fermò accarezzando dolcemente un'orecchia del mio Pupy. Poi sollevò lo sguardo verso di me, guardandomi serio "Beh.. segretamente li amo ancora. Ma tu non dirlo in giro!" mi confessò alzando l'indice della mano destra, mettendosi a ridere poco dopo. E io lo seguii. C'era qualcosa in quella risata di così tenero. E bello e accogliente. Quando smettemmo di ridere lo guardai negli occhi, provando per la seconda volta la sensazione che volessero dire tante di quelle cose. Poi mi avvicinai di poco per poter prendere il mio orsacchiotto. Nel farlo, però, le nostre mani si sfiorarono. Fu un secondo, ma riuscii a percepire la stessa identica scarica elettrica di poco prima. Il mio sguardo corse di nuovo nel suo, cercando la conferma di non stare impazzendo. Lui guardava come ipnotizzato le nostre mani vicine, ma ora un po' più distanti, con la stessa aria frastornata che probabilmente avevo anche io. Quando mi guardò negli occhi sembrava confuso. Non disse nulla, neanche io lo feci. Restammo così, in silenzio, per un po'. Ma non era un silenzio imbarazzato o fastidioso. Anzi, era un silenzio così piacevole ed accogliente che sarei rimasta lì per sempre. Qualcosa però ci distrasse, non so esattamente cosa. Ci scambiammo un veloce sorriso, e riuscii a sentire qualcosa che assomigliava alla complicità. Poi lui si alzò, restituendomi il peluche che avevo dimenticato di prendere dalle sue mani. Non so perchè, ma arrossii a quel gesto.
"Io.. ora dovrei andare." disse guardandomi dritto negli occhi. Dopo tutto quel silenzio sentire di nuovo la sua voce fu qualcosa di celestiale. Sembrava ancora più bella. "Ottimo lavoro con la stanza, comunque" continuò poi, staccando gli occhi dai miei e abbracciando la stanza con un ampio gesto delle braccia, e con un gran mezzo sorriso. Poi uscì, portando con sè tutte le mie incertezze.
E, una volta sola, mi ritrovai a pensare che quella era la seconda volta che parlavamo e che sentivamo qualcosa. Perchè, ne ero certa, anche lui aveva percepito qualcosa. Ma.. cosa?
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Shattered
RomanceSegnata da delusioni, amarezze e un'infanzia difficile, Sally decide all'etá di 17 anni di averne abbastanza. Vuole cambiare vita. Ricominciare da zero. Riprendere a vivere. Ed è così che, quasi senza pensare, prende il primo volo per il Canada, un...