Finalmente il grande giorno era arrivato e improvvisamente, una forte sensazione d'ansia mi attanagliò lo stomaco. Volevo andarmene così tanto e ricominciare, ma le mille paure e i mille dubbi vennero magicamente a galla pochissime ore prima del volo.
Ero davvero pienamente consapevole di quello che stavo per fare? No. Avevo solo la certezza che volevo riprendere in mano le redini della mia vita, dovevo mettere un punto e andare a capo. La vera domanda è: sarei stata abbastanza forte per farcela? Avevo sempre creduto in me stessa, senza dubitare delle mie capacità. Ma conoscevo anche i miei limiti, e ne avevo paura. Odiavo sapere di non poter fare alcune cose, nonostante lo accettassi passivamente. E ricominciare.. beh, non ero totalmente sicura che rientrasse tra quelle. Sapevo bene che una volta partita, non avrei avuto più ancore, punti fissi nella mia vita. Ma dovevo provarci, dovevo darmi una chance.
Così mi decisi. Presi le valige, con determinazione, e le portai all'ingresso. Mamma era in cucina e non appena sentì il rumore si precipitò ad aiutarmi. Mancava davvero poco alla mia partenza e onestamente mi distruggeva lasciarla. Beh, quanto meno non sarebbe stata totalmente sola. Lesli era nel salone, intenta a mettere ordine. Nonostante la mamma non volesse, infatti, voleva aiutare comunque, "rendersi utile" come diceva lei.
Sorrisi con dolcezza a mia mamma, seguendola poi in cucina. Dopo pochi minuti arrivò anche Lesli."È giá arrivato..." disse mia mamma con un sorriso, gli occhi velati di malcelata tristezza.
"Già.." risposi io di rimando. Odiavo questi momenti, quei silenzi imbarazzanti, ingombranti. Improvvisamente le mie sicurezze vacillarono. Ci abbracciammo, mi sarebbe davvero mancata tanto. Questa era una certezza.
Feci una leggera colazione con entrambe, mi preparai e presi un respiro profondo. Mi avrebbero accompagnato in aeroporto.
Il viaggio in macchina fu particolarmente lungo e stressante. Un fastidioso nodo alla gola mi rendeva le cose ancora più difficili. Guardavo distrattamente fuori dal finestrino, osservando il mondo che scorreva veloce. Tra un po' sarei stata in un aereo, sola con me stessa. E al mio arrivo a Toronto avrei trovato la gemella di Lesli. O almeno, così speravo.
Fu un'impresa scendere i bagagli. Avevo esattamente due valigie da imbarcare, un bagaglio a mano, la borsa e la chitarra. Ero abbastanza ansiosa, e non solo per il viaggio. Se qualcosa fosse andato storto e avessi perso le valigie? No, non volevo pensarci.
Mi misi in coda per il check-in, non particolarmente lunga. Adesso si che avevo paura. Una tremenda paura, il terrore di abbandonare mia madre. Mi sentii una bambina. Ma purtroppo non lo ero piú. Mi feci forza e guardai mia madre negli occhi. I suoi erano velati di lacrime ed ero certa che i miei non fossero poi così diversi. La abbracciai forte, come mai avevo fatto. Stavo abbandonando l'altra metá di me. Faceva male, ed ero spaventata."Mi raccomando, stai attenta! E.. divertiti. Trova la tua strada e spacca il mondo!" Mi misi a ridere per il suo entusiasmo forzato, ma in fondo sapevo che era seria. Poi salutai Lesli, lasciandole con la promessa di sentirci spesso e vederci presto.
L'aereo decolló lentamente. Mi sentivo come dentro una bolla. Un po' era rimasta quella fastidiosa sensazione di malinconia ma stavo bene. Ero rilassata. Mi concessi di guardare fuori dal finestrino, osservare il mondo che piano piano si faceva piccolo per lasciare il posto a delle soffici nuvole bianche. Senza nemmeno accorgermene sprofondai in un sonno profondo.
Dopo qualche ora sentii delle voci di bambini e aprii gli occhi scombussolata. In un attimo realizzai di essermi addormentata e di trovarmi su un aereo. Bene. Una ragazza bruna dai dolci occhi castani si andava spostando tra un sedile e l'altro, offrendo da bere. Indossava un'elegante uniforme blu, il che mi fece capire in fretta che fosse una hostess. Mi passó accanto sorridendomi gentile e mi porse un bicchiere di spremuta d'arancia. La presi senza esitare, trovandola deliziosa giá alla vista, ringraziando la ragazza. Gustai quella bevanda fresca che parve rigenerarmi, poi mi sistemai meglio sul sedile. Avevo tanto tempo a disposizione, l'atterraggio era previsto per le 5. Ció voleva dire che sarei dovuta restare impegnata per altre sei ore. Frugai nella borsa alla ricerca di un passatempo. Trovai un libro dalla copertina bordeaux e il titolo scritto in grandi caratteri dorati. "Il segreto del tempo perduto". Non ricordavo d'essermelo portato. In effetti non sapevo nemmeno di averlo. Incuriosita iniziai a leggerlo, immergendomi talmente tanto nella lettura da non far caso al tempo che passava.
Involontariamente avevo appena scoperto di avere il libro migliore che avessi mai letto, quel genere che sembrava rispecchiarmi. Ne fui talmente estasiata da non riuscire a separarmi dal racconto che iniziava a prendere forme sempre più nitide nella mia mente, mentre iniziavo ad affezionarmi ai personaggi. Pagina dopo pagina, stavo letteralmente divorando quel prezioso dono dal cielo, quando una voce mi interruppe:"Scusi signorina, posso sedermi vicino a lei?" alzando gli occhi dal libro mi trovai davanti un bimbetto dalle dolci guance paffute, gli occhi nocciola curiosi sotto gli occhialetti da vista colorati. Teneva le mani congiunte, quasi a pregarmi e aveva una voce così dolce che avrebbe sicuramente sciolto anche il cuore più duro.
"Certo" risposi dopo un attimo con un sorriso, liberando dal giubbotto il sedile vuoto al mio fianco. Il piccolo prese posto per poi tornare a guardarmi sorridente.
"Come ti chiami?" chiese piegando la testa di lato, incuriosito.
"Sally" sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, posando il libro e preparandomi a chiacchierare. "E tu?"
"Io sono Ricky"
"Bel nome!" gli strizzai l'occhio.
"Anche il tuo non è male" quel bambino mi stava davvero simpatico. "Da dove vieni?"
"Sono di Londra"
"Ohh, io vivo lì vicino!"
"Ah si?" lui annuì in risposta.
"Dove vai di bello?"
"Vado in Canada!"
"Che bello, degli amici della mamma vivono lì, è davvero un posto magico!"
"Già.. e tu? Sei soletto?"chiesi guardandomi intorno, aspettandomi di vedere una mamma preoccupata chiedere tra i sedili se avessero visto suo figlio.
"No, sono con la mia mamma, solo che si è addormentata e mi annoiavo a stare da solo" abbassò gli occhi mettendo un po' il broncio.
" Beh, allora hai fatto bene a venire qui. Mi fai un po' di compagnia" aggiunsi strappandogli un sorrisetto.
"Ma stavi leggendo, e mi sembravi anche molto interessata... scusa se ti ho disturbata."
"Ma no, perché ti scusi? Hai ragione, stavo leggendo un bel libro, ma una conversazione interessante non è certo qualcosa che si possa rimandare. Per il libro ho tanto tempo!" Ricky sembrò felice della mia reazione e iniziò a raccontarmi un po' di cose, del viaggio in Florida per andare a trovare suo padre e del suo sogno di fare il calciatore. Al di là di ciò che si possa pensare, fu una delle conversazioni più belle che io abbia mai fatto. Era davvero un bambino simpatico ed intelligente, oltre che molto dolce. Gli offrii un pacchetto di patatine e per un attimo lo resi il più felice del mondo. Poi, dopo un bel po', si addormentò con la testolina sulla mia spalla destra. Era una sensazione strana, bella. Non avevo mai avuto un fratellino, anche se lo desideravo tanto. Doveva essere bello. Alla fine dormii un po' anche io.
Quando aprii gli occhi, Ricky stava ancora dormendo. Una signora ci stava guardando con le mani intrecciate, sorridendo benevola. Era una donna di mezz'età molto formosa, bassina, dai capelli ricci ricci come quelli del bambino che mi dormiva accanto.Quando si avvicinò capii che si trattasse della madre."Oh, mi scusi signorina, ma eravate così carini da guardare. Credo di essermi addormentata, mi dispiace che mio figlio sia venuto a disturbarla."
"Si figuri, nessun disturbo. Ricky é un angioletto, oltre che un bambino socievolissimo e dolce." la madre mi guardava compiaciuta, mentre il bimbo apriva gli occhi lentamente.
"Scusa Sally mi sono addormentato" mi disse allora con aria dispiaciuta.
"Lo vuoi sapere un segreto? Mi sono addormentata anche io.." gli dissi in tono complice, facendolo ridere.
"Mamma, ho conosciuto Sally, una ragazza simpaticissima. Sally, questa é la mia mamma."
"Piacere Sally, sono Mary Sullivan"
"Piacere mio" le strinsi la mano in modo cordiale.
Alla fine, feci spazio anche alla signora Sullivan, intrattenendoci a parlare ancora un po'.

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Shattered
RomanceSegnata da delusioni, amarezze e un'infanzia difficile, Sally decide all'etá di 17 anni di averne abbastanza. Vuole cambiare vita. Ricominciare da zero. Riprendere a vivere. Ed è così che, quasi senza pensare, prende il primo volo per il Canada, un...