Capogiri

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"E allora, signorina.. dove vuole andare?" Josh, appoggiato alla sua splendida moto rosso fuoco mi guardava con quei suoi occhioni color nutella, prendendomi scherzosamente in giro. Da un po' aveva iniziato a chiamarmi così, signorina, dandomi del lei, e ad essere totalmente onesta la cosa non mi dava poi così fastidio. Anzi, c'era un non so che in quel nomignolo tanto stereotipato da piacermi: che fosse il tono affettuoso con il quale lo pronunciava, o semplicemente la nota di divertimento che gli leggevo negli occhi, qualcosa in quella semplice parola usata da lui mi rendeva felice.

"Mmm, non saprei, cosa mi consiglia?" risposi scherzando con una domanda, stando al gioco. Eravamo entrambi abbastanza annoiati, così mi aveva proposto di fare un giro in moto con lui.  

"Lei dove vorrebbe andare?" continuò lui, senza desistere. Si vedeva che questo tipo di gioco gli piaceva. Quando sorrideva divertito con quel suo sorriso sghembo gli si formava un'adorabile fossetta all'angolo della bocca, dovevo sforzarmi per non restare a fissarla troppo a lungo.

"Guardi, non ho preferenze" risposi sospirando teatrale, avvicinandomi. Lui sembrò riflettere sulla mia risposta, tanto che per un attimo pensai avesse deciso di smettere di giocare per tornare serio.

"Voglio mostrarti un posto" nonostante il tono fosse leggero, qualcosa nella sua voce - e nel cambio di tono - mi fece capire che fosse qualcosa di importante, o almeno, che lo fosse per lui. Montò in sella alla moto, recuperando il casco. Non riuscii a non notare i suoi muscoli flettersi sotto la maglietta leggera quando se lo portò alla testa per poi avviare il motore. Era un movimento così sinuoso e sexy che sarei potuta restare ad ammirarlo per ore. Chissà quanta palestra c'era voluta per ottenere un fisico così perfetto. "Vuoi restare a fissarmi ancora a lungo?" non mi ero accorta di essere rimasta imbambolata a guardarlo per così tanto tempo. Arrossii immediatamente, abbassando lo sguardo e lasciando che una ciocca di capelli mi coprisse il viso.

"Non ti stavo fissando.." tentai.

"Ah no?" mi feci forza e lo guardai, notando la sua espressione divertita e il sopracciglio destro alzato.

"No.. ero solo sovrappensiero" non ero mai stata particolarmente brava a mentire, ma in quella situazione volevo evitare di mettermi ancora più in imbarazzo, quindi scelsi di bluffare, pur sapendo che lui non se la sarebbe mai bevuta.

"Si, certo, come no.. salta su, vah" mi rispose senza smettere di sorridere, porgendomi l'altro casco. Me lo misi sbuffando, facendolo ridere. Poi salii immediatamente dietro di lui. Prima ancora di potermi tenere al retro della moto, come mi aveva detto di fare la volta scorsa, l'idiota partì a razzo, lasciando dietro di noi una nuvola di fumo. Presa dal panico mi afferrai saldamente a lui, sentendolo ridere.

"Ma cosa fai?!" urlai scioccata per sovrastare il rombo del motore.

"Gioco un po'" fu la sua risposta, accompagnata da una lieve alzata di spalle. Che ragazzo impossibile.
Per il resto del tragitto restammo in silenzio, io aggrappata alla sua schiena, percependo il suo respiro attraverso l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto e i rumori del mondo che sfrecciava accanto a noi subito dopo. Dopo un po' avevo preso confidenza con la velocità, con il vento che mi scompigliava i capelli, con la facilità con la quale i nostri corpi aderivano alla perfezione. Sarei potuta restare in moto con lui per sempre. Ma si sa che alla fine il per sempre non dura mai. Ascoltai a malincuore la moto rallentare, fino a fermarsi sul ciglio di un marciapiede. "Siamo arrivati" disse poi, togliendosi il casco e passandosi una mano tra i capelli per riordinarsi il ciuffo. Io mi lamentai un po' per poi togliermi il casco e scendere dalla moto con le gambe tremolanti. Non appena misi i piedi a terra però mi resi conto di non essere molto stabile. Mi girava un po' la testa, dovevo riabituarmi alla terraferma. Ebbi un capogiro un po' più forte e fu quasi prevedibile il contatto con il freddo cemento. Che non arrivò mai però. Da che ero sicura di aver toccato terra, facendomi anche male, mi ritrovai sospesa. Che avessi battuto la testa troppo forte? Quando aprii gli occhi però, mi ritrovai davanti due occhi castani con dentro una lieve nota di preoccupazione, due braccia forti che mi sorreggevano giusto qualche centimetro da terra, e un sorriso che mi fece davvero domandare se non fossi finita in paradiso. Restai interdetta a guardarlo, imbambolata come qualche minuto prima. Poteva una persona del genere essere reale? Essere umana? Si, avevo decisamente battuto la testa. "Se volevi stare tra le mie braccia bastava dirlo! Non dovevi per forza tentare il suicidio." lo vidi roteare gli occhi e sbuffare divertito, mentre continuava a sorreggermi. Ed ecco come rovinare un momento da film. Sbuffai e feci per alzarmi, ma Josh fu più veloce di me, e senza staccare mai le braccia dal mio corpo mi rimise in piedi. "Ci sei?" mi chiese poi, più serio, senza accennare a lasciarmi andare. Per quanto mi sentissi stordita e per quanto avessi desiderato che quel contatto durasse più a lungo mi ritrovai ad annuire. Allontanò lentamente le mani dalla mia schiena, sulla quale sentii immediatamente la brezza fredda che mi accarezzava. Ma mentre le mie gambe riacquistavano tonicità avvertii subito la sensazione che qualcosa mi mancava. Il contatto di poco prima. Lo guardai ancora un po' confusa ricevendo in risposta un'occhiata preoccupata, quasi come se volesse assicurarsi che stessi bene. Quanto erano belle quelle occhiate.. in quei momenti sembravamo legati da qualcosa di invisibile e allo stesso tempo indescrivibile.
Ed ero certa di non essere la sola ad avvertirlo.
"Signorina.. vuole seguirmi?" chiese poi, dopo un attimo di pausa, con un solenne inchino.
Ovunque, avrei risposto.

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