Josh

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Non mi aspettavo di trovarmi davanti ció che mi trovai davanti. Una volta aperta la porta un ragazzo poco piú grande di me ci rivolse la sua attenzione. Non riuscii a non guardarlo. Era a petto nudo, gli addominali ben scolpiti, cosí come i bicipiti. Indossava solo un pantalone di tuta grigio, che, se posso permettere un giudizio innocente, gli stava davvero benissimo. Era scalzo, e mi chiesi come diavolo facesse perchè okay che si avvicinava l'estate, ma non faceva cosí tanto caldo da stare scalzo e a petto nudo. Dovetti avere una faccia strana, a metá tra la curiositá e lo stupore, tanto da attirare la sua attenzione. Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi. Non posso davvero credere di aver notato prima il suo abbigliamento e non il suo viso. Due grandi occhi color nutella mi fissavano incuriositi, mentre con una mano rimetteva a posto un ciuffo ribelle ricadutogli sulla fronte. Aveva i capelli castani, abbastanza scuri, ma non troppo. Poi mi sorrise.

"Tu devi essere Sally. Io sono Josh, piacere" disse tendendomi una mano. Il suo sorriso era cosí bello che ricambiai istintivamente, stringendo la sua mano. Aveva una presa forte, sicura, cosí come il suo tono di voce. Beh, non c'è che dire, era davvero un bel ragazzo.

"Piacere mio" risposi con un filo di timidezza. D'altro canto era pur sempre un estraneo. Susan sorrise compiaciuta.

"Allora, cara, il giro turistico è finito! Vado di sotto a controllare la torta" E detto questo, sparí oltre l'uscio, lasciandomi sola con Josh. E per un attimo mi prese il panico. Io non ero brava ad iniziare le conversazioni, e se poi facevo una brutta figura? L'avrei sicuramente fatta.

"Allora.. com'è stato il volo?" Mi voltai a guardarlo, grata. Aveva preso lui l'iniziativa e non potevo che sentirmene sollevata.

"Abbastanza tranquillo a dire il vero, grazie"

"E come ti sembra casa nostra?"

"E davvero stupenda, non posso davvero credere che mi abbiate ospitato! Sembra di vivere in un castello!" Lui mi guardó e si mise a ridere non troppo forte. Era divertito, ma non mi dava fastidio. C'era qualcosa in questo ragazzo che mi piaceva. "Perchè ridi?" Chiesi ugualmente, senza neanche cercare di nascondere il sorriso che mi nacque spontaneo sulle labbra.

"Un castello? Non direi proprio!" Continuó lui senza smettere di sorridere.

"Beh, è una casa molto grande, curata ed ordinata e.. è semplicemente davvero molto bella!" Cercavo di sforzarmi di trovare altri motivi, ma questi mi sembravano piú che sufficienti: voglio dire, non a tutti è permesso di vivere in ville maestose come questa!

"Da questo deduco che casa tua non è cosí grande" Non lo disse con cattiveria, ma la nota leggera di superioritá che si insinuó nella sua voce non mi andó a genio.

"Vivo in un appartamento" risposi abbassando la voce, quasi a giustificarmi. Ma perchè mai avrei dovuto farlo? Ripeto, è lui quello a vivere in un castello!

"Scommetto che sará bello e accogliente anche quello allora!" Mi disse di rimando, e il suo tono che sembrava quasi chiedermi scusa mi convinse a staccare lo sguardo dal pavimento. Quando incontrai i suoi occhi nocciola strinsi le labbra fra loro, consapevole di quanto si sbagliasse, ma gli rivolsi ugualmente un piccolo sorriso. "Quanti anni hai?" Mi chiese poi, invitandomi a sedermi sul letto accanto a lui. Dopo un secondo di titubanza mi convinsi a lasciarmi un po' andare.

"Diciassette, tu?" Le sue labbra si curvarono in un sorriso malizioso.

"Diciannove" Uh, avevo ragione allora a pensare che fosse piú grande di me. Passai con noncuranza una mano sulle coperte accanto alle mie gambe. Mi rilassava, ed era qualcosa che facevo spesso. Notai che il mio gesto lo incuriosí e che seguiva ogni mio movimento attentamente. Eravamo poco lontani e sul suo letto. E per quanto assurdo potesse sembrare iniziai a sentirmi in imbarazzo. Non stavamo facendo nulla di male, ma era calato un silenzio strano sulla stanza e c'era come una scarica elettrica fra noi due. Lo guardai negli occhi, per accorgermi che lui lo stava giá facendo. Per un attimo valutai l'opzione di perdermici dentro. Sembravano voler dire cosí tante cose, eppure tacevano, brillando come due stelle nel cielo notturno. Poi si lasció scappare una risata. Distraendomi cercai di riscuotermi dalla trance in cui ero caduta, cercando di sorridere a mia volta.

"Scusa, ehm.." mi disse lui, tra una risatina e l'altra, e stavolta piú che divertito mi sembrava imbarazzato. Per cosa si stava scusando esattamente? Che avesse avvertito la stessa tensione che si era creata poco fa? Impossibile, mi dissi. Ci conoscevamo da poco più di qualche minuto, non poteva essere stata solo la mia immaginazione?

"Per.. cosa?" Trovai la forza di dirgli. Lui mi guardó in silenzio come ipnotizzato per poi tornare a ridere dopo un attimo e scuotere la testa. E mi parve pure di sentire un 'niente' da qualche parte, in un sussurro.

"Josh! Josh dove sei? Vieni a darmi una mano?" La voce improvvisa di Susan ci fece sussultare, interrompendo qualsiasi cosa fosse successa.

"Arrivo!" Urló lui di rimando. Detto questo, dopo un sorriso, sparí oltre la porta. Tirai un sospiro, presi le valigie che nel frattempo Susan aveva portato al piano di sopra ed entrai nella mia nuova camera. Ci sarebbe stato da divertirsi.

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