C'era una ragazza, si chiamava Lea. Era stata ad Azkaban per aver fatto fuori una famiglia durante la guerra. Se n'è andata la settimana scorsa, il lavoro non era per lei.
Passava la maggior parte del tempo a piangere. Non è per tutti, questa roba qui.
Il Velvet Rose ha una grande sala con le pareti ricoperte di pietra e una grande piscina centrale riservata a noi ragazze.
C'è sempre tempore e stare immersi è una delizia.
Ogni tanto ci raggiunge anche la tenutaria, raramente però. Fino a questo momento ho esistato a visitarla, adesso però mi andrebbe proprio un bel bagno in una vasca di pietra, così prendo qualche asciugamano ed entro.
L'ambiente è piuttosto spazioso, a mollo tra nuvolette di vapore ci sono già due ragazze. Una è Victoria, l'altra una rossa con piccoli seni che non ho mai visto prima.
Quet'acqua è piena in incantesimi per assicurare la massima igiene, inoltre il ricambio è continuo, vedo la superficie ribollire dolcemente. La rossa si volta a guardarmi interdetta, Victorine mi saluta.
Scivolo nell'acqua, che mi carezza le ginocchia, poi mi immergo. Appoggio la testa sul bordo rivestito da una morbida imbottitura.
L'altra ragazza si chiama Elen, se ho ben capito.
Deve essere arrivata da poco, anche se io non posso dirlo, non è che abbia frequentato a lungo i luoghi pubblici del Velvet. I pasti sono serviti in sala da pranzo, oppure possiamo farceli portare direttamente in camera. Ho scelto questa opzione per tutta la mia prima settimana di lavoro.
Ci saranno più di un centinaio di ragazze, qui.
La fame può tante cose. Sapete, da quando è finita la guerra - e se è per questo anche prima- non è facile far apparire del cibo evocandolo da qualche altra parte. Provate a pensarci, se tutti facessero così in ristoranti e pub non farebbero nemmeno in tempo a mettere il pane in tavola, che subito due panini si volatilizzerebbero nel nulla.
Così pian piano anche le abitazioni private si sono dotate di incantesimi di protezione per evitare certi giochetti. Vivere così è fastidioso poi, dovresti spostarti di luogo in luogo per mangiare, ogni giorno.
La porta scorrevole emette un piccolo sibilo, e percepisco lo spostamento d'aria.
Due ragazze prendono posto nell'acqua con un risolino deliziato. Si scambiano un rapido bacio e uno sguardo di intesa, scivolando vicine.
Mi pare che siano Eve e Rose. Sono amanti, queste due. Prendono a conversare dolcemente, salutandomi con garbo. Rose ha la paura stampata negli occhi, mi lancia solo una rapida occhiata. Dico qualche parola nel tentativo di metterla a suo agio.
Ha piccoli seni dai capezzoli chiari, e fianchi larghi, dalle cosce possenti. Io non ho mai nutrito un particolare interesse per le donne, come si suol dire non mi fanno ne' caldo ne' freddo. Ma riconosco il coraggio di Eve e Rose, ad innamorarsi in questa condizione.
Mi concedo i miei venti minuti di bagno, poi raccolgo le mie cose, mi asciugo, mi rivesto, saluto ed esco.
Sono le tre di un pomeriggio nuvoloso, ho un solo cliente fino alle sette, ora in cui inizio l'orario serale.
Me ne sto sdraiata a braccia gambe larghe fissando il soffitto, notando solo ora che ha un lampadario rosa e argento pieno di gocce che mandano riflessi arcobaleno nella luce calda della mia stanza.
Lucius Malfoy si presenta da me verso le undici del giorno dopo.
Indosso una vestaglietta di seta e calze.
Lui entra non appena ho premuto il pulsante libero, con l'aria di uno che fosse fuori ad aspettare da almeno dieci minuti. Mi indirizza un sorrisetto tagliente.
Vorrei chiedergli che cosa ne pensa Narcissa di queste sue visite al Velvet, se ne è al corrente, ma mentre si libera degli abiti da viaggio taccio e lo trafiggo con lo sguardo.
Una tubatura sopra le nostre teste manda uno schiocco e un gorgoglio. Da qualche parte qualcuno si sta lavando. Il fantasma di un riso, sopra le nostre teste, come se appartenesse ad un altro mondo.
Lucius avanza verso il mio letto ancora sfatto.
"Buongiorno, Bella."
Una occhiata rapida alla parete mi informa che ha pagato anche oggi il sovrapprezzo.
I suoi capelli sono lisci e lucenti, ricadono sulle sue spalle.
Odora di acqua di colonia e bagnoschiuma. Penso distrattamente che non si è mai spogliato completamente. Indugio qualche secondo senza guardarlo, osservando il mio riflesso nello specchio.
Poi lo vedo arrivare fino a me, mi si mette davanti con qualche falcata rapida.
Sale ancora in ginocchio sul mio letto, ma oggi in fondo al suo sguardo c'è una certa impazienza.
Non voglio indagarne la fonte.
Gli lancio una fredda occhiata dal basso verso l'alto.
"Sai cosa fare..." Mi soffia. So cosa fare, in effetti ed inizio a farlo con gesti meccanici.
La sua erezione, che è proprio un affare mostruoso è calda e pulsante.
Inizio a ingoiarla, accarezzandola con la lingua. Percepisco un aroma vagamente salato.
Lucius ansima pesantemente. Mi porta una mano dietro la testa.
"Bravissima...hai già fatto colazione?"
Si è curvato contro di me, fino a lambirmi la testa ed il collo con i capelli. Sento il suo respiro caldo ed affannoso.
"Sono venuto apposta per farti fare una colazione un po' più sostanziosa, sai..."
In quel momento, con queste parole, viene con violenza nella mia gola.
Alzo il viso sulla sua faccia molle, stirata in un largo sorriso soddisfatto...il mio sputo, bianco e denso, gli centra un occhio.
Ha appena il tempo di sorprendersi, perché l'attimo successivo l'ho afferrato per i capelli, sbattuto sul letto, e gli sto puntando la bacchetta alla gola.
L'odio è un magma freddo che mi ha annebbiato il cervello... Respiro sul suo volto, cercando di calmarmi ripetendomi non farlo,pensa ad Azkaban non farlo come un mantra... e vorrei sapere anche cosa diavolo ha da ridere Lucius.
Ride proprio, un luccichio in fondo allo sguardo. La mia mano è serrata a pugno nei suoi capelli e tiro anche forte, ma lui ride.
"Adesso ti riconosco,Bella!"
La mia bacchetta gli preme sulla gola...qualcosa di molto freddo mi scende nello stomaco. Lo lascio lentamente andare...sono finita, spacciata.
In quel momento, un freddo tintinnio taglia in due l'aria della stanza.
Mi volto, spiazzata anche se so cos'è. Accanto al bottone e alla mia foto sul muro si è accesa una spia rossa, che ora lampeggia, e uno sportellino metallico è sbucato da una fessura sul muro.
Abbiamo finito il tempo, chi vuole richiedere un sovrapprezzo deve infilare lì le monete, richiudere lo sportello e spingere di nuovo il pulsante rosso.
Adesso si alza, va giù e mi denuncia prima di subito.
Adesso...ma Lucius si alza, con tutta la tranquillità del mondo anche con le guance rosse come papaveri, percepisco un tintinnio. Infila galeoni luccicanti nello sportello, richiude e spinge.
Poi si volta a sorridermi. Emetto un sospiro sfinito.
Poi ricambio la sua occhiata con la mia, fredda.
"Si può sapere che diavolo vuoi, Lucius?"
Muove ancora un passo verso di me. Si libera della camicia. Vedo il suo petto chiaro, muscolatura solida ed allungata, braccia tornite, clavicole in evidenza, spalle abbastanza ampie con qualche piccola lentiggine e rughe. Il suo lungo collo sotto il mento aguzzo freme in una risatina.
"Genio, sei appena venuto. Ti ci vorranno almeno quindici minuti, se non mezz'ora alla tua età. Lo sai?"
Sottolineo ' alla tua età' con un sorrisetto venefico.
Lucius non sembra curarsi delle mie parole, si limita a registrarle con un alzata di sopracciglio chiaro.
Stavo per ammazzarlo ed ho esistato.
"Mi sei sempre piaciuta, Bella."
Butta lì. Spalanco bocca, la richiudo, scuoto la testa.
"Tu sei completamente pazzo. Giuro che se mi fai perdere un cliente, ti..."
Ma ora mi fissa con occhi lucidi.
"Sto dicendo sul serio."
"Oh, e visto che ti piacevo così tanto, come mai mi hai lasciato a morire di fame praticamente, negli ultimi anni?"
Non vorrei dire questo, ma lo sento uscire in tono freddo e provocatorio dalle labbra.
Lucius Malfoy alza le spalle chiare, poi si butta sul letto al mio fianco. Noto che non si è richiuso la chiusura dei pantaloni a vita alta.
Mi pizzica la lingua, oggi. Sento che potrei parlare a vanvera. Lui ha messo le braccia dietro la schiena, e il suo profilo regolare fissa un punto davanti a lui, da qualche parte.
"Narcissa?"
"Come al solito."
Sbuffo. Questa situazione si sta facendo minuto dopo minuto più strana. Ho captato certe sue occhiate, in passato, ma non mi ci sono soffermata più di tanto.
Le ho ignorate, per lo più. Vedete, volevo bene a Narcissa, gliene voglio ancora. La mia testa era piena d'altro in quegli anni, la guerra, Voldemort...non ho mai dato seguito alle occhiate di Lucius.
Mi ricordo ancora quando ho accompagnato Narcissa da quel viscido di Snape per stringere quel Voto Infrangibile, in difesa di Draco. Ah, non appena nominavo il fallimento di Lucius, scattava come una serpe.
Ma erano altri tempi,decisamente.
"Senti, come va con gli altri clienti? Si comportano bene?"
"Alcuni come quello di dieci minuti fa sono incredibilmente strafottenti."
Lucius ci mette qualche secondo a recepire, sembra perso nei propri pensieri. Poi il suo sguardo è attraversato da un guizzo di comprensione.
"Scusami..."
Batto un pugno sul copriletto. Che diavolo ho?
"Scusa, dice lui..." Borbotto. Lucius tace.
Non mi rendo praticamente conto del trascorrere del tempo in questo momento, non mi rendo conto che devono essere passati venti minuti quando sento di nuovo il tintinnio dello sportello. La luce rossa lampeggia ancora.
Lucius si drizza a sedere. Si rimette la camicia sul petto chiaro e glabro con certe movenze lente e feline. Vorrei dirgli di sbrigarsi, ma rimango a guardarlo come una scema. Si rimette il mantello, ed è già sulla porta, quando lo vedo avvicinarsi ancora, venirmi incontro.
Si china verso di me e mi cattura le labbra con le sue, secche e sottili.
Emetto un mugolio, respingendolo con il braccio...odore di lavanda, menta, e qualcos'altro con cui si è fatto la barba.
Lo sento ridacchiare. Alla fine riesce a infilarmi la lingua in bocca, le mie labbra hanno ceduto sotto la sua spinta insinuante.
Reprimo la voglia di dargli uno schiaffo, ho già la mano alzata...la sua faccia si è di nuovo allontanata, solo un lieve rossore gli imporpora le guance, ora. Esce con un buffo inchino.
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The Velvet Rose
FanfictionA volte, sopravvivere ad una guerra non è propriamente un bene. Per esempio se ti chiami Bellatrix Lestrange, Mangiamorte. Per esempio se quella guerra l'hai persa.