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Non mi sono mai sentita tanto in imbarazzo in vita mia come quel pomeriggio, seduta al tavolo di quell'enorme castello da cui in passato entravo e uscivo almeno una volta a settimana, durante la guerra.

Rivedere quel tavolo, quello lungo delle riunioni mi da un leggero capogiro - è addirittura lo stesso tavolo, per Salazar.
Fisso la sedia vuota a capo tavola, ipnotizzata, sentendomi stupida fino all'osso.
Quante volte ho visto l'Oscuro Signore seduto lì, in quella sedia ora vuota, illuminata dalla luce tiepida di un pomeriggio sonnacchioso?
Narcissa mi viene incontro. Mia sorella è ancora alta, bionda e sottile, il suo viso affilato ha delle rughe nuove intorno agli occhi e le labbra si sono fatte meno generose, ma mi abbraccia come se mi aspettasse da anni.
Rimango un po' spiazzata, nel frattempo Lucius è arrivato alle nostre spalle, si sta sedendo con aria svagata.
Ci sediamo anche io e Narcissa. Ho una gran voglia di scappare di lì a gambe levate.
La conversazione, che Narcissa conduce con uno strano entusiasmo venato di calore verte su un sacco di cose a cui non pensavo da anni. Draco, la scuola, l'andamento delle cose in politica, tutto tranne il Signore Oscuro, faccio caso. Poi arriva la domanda che temo, ma neanche più di tanto. Narcissa posa la sua tazza sul lucido mogano del tavolo e mi fa dolcemente: "Di cosa ti occupi ora Bella?"
Vedo Lucius riscuotersi, mandare una occhiata penetrante alla moglie ed aprire le sue labbra sottili. Lo sento iniziare qualcosa con 'La Gringott...' ma lo interrompo immediatamente.
"Lavoro al Velvet Rose."
Butto lì secca e decisa.
Narcissa spalanca la bocca, poi distoglie lo sguardo e riprende in mano la sua tazza.
Lucius sembra uno che stia lì lì per farsela sotto ed abbia scoperto che la sua stanza da bagno è occupata da due ore. Cade un silenzio fermo, educato, molto denso.
Mi occupo della mia tazza con una strana, inaspettata punta di soddisfazione in mezzo al petto.
Non so da dove venga.
Il prossimo a prendere ancora la parola è Draco, che entra nella stanza in quel momento. Mi saluta con calore.
Il discorso del mio lavoro viene accantonato, mentre il ragazzo si siede accanto alla madre con una tazza di tè fumante in mano.


* * *


Sono tornata al Velvet Rose da sola, quella sera, ho insistito con Lucius perché non mi accompagnasse.
Ho letto nel suo volto l'imbarazzo invalidante che lo ha travolto di fronte a sua moglie poco prima.
Quando varco la mia stanza ed incontro Victorine con i miei vestiti puliti freschi di lavanderia mi sento stranamente rilassata e tranquilla.

Lucius viene a farmi visita quel lunedì, regolare come sempre. Piove, è una giornata uggiosa, le strade sono piene di acqua e fango, nella mia stanza la temperatura è lievemente più bassa del solito.
Indosso un reggiseno nero, mutandine in tinta e calze di lana spessa che mi arrivano a metà coscia. Sulle spalle ho messo una vestaglia pesante, rossa. Lucius non fa parola della mia visita al Manor.
Io non sollevo l'argomento.
C'è una strana lucentezza nei suoi occhi, mi viene in mente all'improvviso che hanno lo stesso grigio freddo del cielo fuori dalla finestra quel giorno, un cielo limpido e duro come un cristallo, carico d'acqua.
Vuole che usi le labbra e la lingua su di lui, e mi accarezza fugacemente la testa mentre sono china su di lui. Rimane con la testa bionda affondata nel mio petto per almeno dieci minuti, quando abbiamo finito. Mi fa sentire incredibilmente strana.
Poi si drizza a sedere, mi sento ancora il suo calore in mezzo ai seni mentre lo osservo infilarsi di nuovo guanti e mantello.

"Non vado via subito...sono alla stanza accanto, accompagno un amico che vuole che io ci sia. Non immaginerai mai chi lavora qui, Bella."

Gli indirizzo una occhiata di blanda sorpresa, non è che mi interessi più di tanto di chi assumono in questo posto a dirla tutta, ma Lucius ha incurvato le labbra in un sorrisetto divertito, e continua a squadrarmi come se si aspettasse di sentirmi tirare a indovinare.
"Ginevra Weasley."
Spara alla fine, quando è sicuro che non dirò niente.
Lo fisso, annuendo. Ho vaghi ricordi...Weasley, questo cognome non mi è ignoto, Ginevra...questo nome dovrebbe farmi scattare un campanello d'allarme nella testa?
Mentre mi allaccio la vestaglia, ora in piedi a mia volta, Lucius aggiunge: "Dai che lo sai, la ragazza coi capelli rossi che stava con Potter..."
Emetto un 'ah'...fioco, collego un nome ad un volto sbiadito nella mia memoria.
"E come mai è qui?"
Chiedo prima di riuscire a trattenermi, per pura curiosità. Lucius si stringe nelle spalle con una mezza alzata di sopracciglio.
"Non ne ho la più pallida idea, ma non è più sposata, evidentemente. Lo sai vero che le donne sposate non possono fare questo lavoro, cioè a meno che Potter non voglia finire in galera..."
Certo che lo so, voglio dire lo sta dicendo a me. Io sono vedova, altrimenti mio marito sarebbe già ad Azkaban. Annuisco.
"Come mai il tuo amico vuole che ci sia anche tu?"
Mi sento domandare mentre Lucius si dirige con calma verso la porta. C'è qualcosa di tagliente nella mia voce.
Il viso di Lucius si apre in un ghigno.
"Non posso perdermi l'occasione di mettere in imbarazzo la figlia di Weasley..."
Sospiro.
"Oh, Lucius..."
Lui esce, ancora ridacchiando.
Mi pareva che si stesse comportando troppo bene, ultimamente.

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