Dopo quello che ho scoperto dall'ultimo racconto di mio padre posso finalmente dire di avere tutto ciò che mi serve per affrontare a testa alta e con maggiore consapevolezza la mia vita, il mio destino.
Mi chiudo in camera e preparo preventivamente tutto quello che mi sarebbe servito il giorno dopo: magliette, pantaloni, intimo,calze.
Al cibo penserò domani. Devo ricordarmi l'acqua o moriremo disidratati ancor prima di arrivare.
Non faccio altro per tutto il pomeriggio: cammino avanti e indietro per la mia piccola stanza, apro armadio, cassetti, metto tutto sotto-sopra. La sera arriva senza che me ne renda conto e così, non appena mia mamma mi chima, vado in cucina e mi siedo al mio posto
Chissà quando rivedrò tutto questo?
Ma in fondo non è così importante, inforco le posate e mangio in silenzio, poi vado a dormire: voglio essere riposata e fresca per il viaggio.
La notte passa veloce, la luce entra dalla finestra e mi sveglia, un debole raggio di luce mi colpisce le palpebre e così apro gli occhi, stiro le braccia e poi le gambe. Sto per un secondo a fissare il soffitto di legno della mia stanza
Oggi si parte. Oggi incomincio un nuovo percorso.
Mi alzo e vado in cucina, faccio colazione, apro il frigo e prendo tutto l'occorrente per il viaggio. So benissimo che anche Jonas porterà del cibo, ma non so ancora quanto staremo via ed è meglio essere preparati. Mangio in fretta, mi lavo e vesto in tempo record, poi prendo uno zaino e ci butto dentro cibo e vestiti di cambio.
Sono pronta, ora posso andare.
Non ho intenzione di aspettare che i miei genitori si sveglino, non mi picciono le partenze e non voglio rischiare di piangere. Prendo carta e penna e lascio loro un bigliettino
Sono partita. Ho tutto quello che mi serve.
Vi voglio bene.Prendo l'impermeabile dall'appendino, le chiavi dal tavolo lì vicino ed esco richiudendo la porta alle mie spalle facendo meno rumore possibile.
Vado a passo svelto e sicuro verso il parco dove avevo dato appuntamento a Jonas e quando arrivo lo trovo seduto su una panchina con lo sguardo rivolto all'insù e le gambe che andavano avanti e in dietro: chiaro segno della noia che lo aveva preso.
- era ora! - esclama vedendomi e si alza dalla panchina - tu dolcezza devi imparare a mettere quel dannato orologio che ti ho regalato il natale scorso! - si lamenta e poi scoppia a ridere
- meno chiacchere e più marcia! - dico io cercando di rimanere seria,ma poi la risata di Jonas mi contagia e rido anche io, rendendomi conto che era da molto tempo che non lo facevo.
Così ci mettiamo entrambi in cammino senza avere la minima idea di dove i nostri passi ci avrebbero condotti. È come avere un navigatore interno, una bussola interiore che silenziosa mi guida verso Elijah. Ogni passo che faccio mi avvicina a lui, lo so e sento fin dentro nelle ossa. Ogni minuto che passa mi porta a sfiorare il nostro primo incontro. Mi sento elettrizzata, non sto più nella pelle!
Io e Jonas camminiamo incessantemente, lui parla a macchinetta e mi domando come faccia a tenere il fiato! Parla, parla e l'unico pensiero fisso che ho oltre ad Elijah è quello di trovare un modo per spegnere il mio amico occhi-di-ghiaccio e da oggi lingua-mai-ferma.
Ma io lo conosco e so che fa così perché è teso e anche per riempire il tempo che sembra non scorrere.
Il paesaggio cambia e scorre sotto i nostri occhi e senza rendercene conto siamo ormai fuori da Rosemary Town, i nostri piedi calpestano una strada sterrata che costeggia un campo di grano. Mi soffermo un po'a guardarlo, fisso tutti quegli steli dorati che ondeggiano lievemente anvanti e in dietro mossi dal vento che carezzevole ci sfiora le membra rinfrescandoci. È tutto bellissimo e il tempo sembra come essersi cristallizzato, ma la stanchezza comincia a farsi sentire, Jonas ha meno resistenza rispetto a me e incomincia a lamentarsi
- tesoro sono almeno quattro ore che camminiamo. Io dico di fermarci un pochino -
- ci fermeremo per la una - dico io - resisti ancora qualche ora -
Il biondo spalanca gli occhi
- cooosa?! -
- non ha senso fermarsi prima di pranzo - ribatto e vado avanti a camminnare a passo svelto ignorandolo. Non avremmo sprecato nemmeno un millesimo di secondo.
Perché non può avere la resistenza di un vampiro? O di un licantropo?
Sbuffo. Non è colpa sua se è solo un umano.
- solo un minuto - implora Jonas con occhi luccicanti e ammiccanti, a quel punto lo guardo: è davvero stanco
- e va bene - acconsento - ma solo un minuto -
Entrambi leviamo gli zaini dalle spalle e ci sediamo per terra ai margini della strada. Jonas sbuffa leggermente e poi prende un bel po' d'aria a pieni polmoni: come se fosse il suo primo respiro o come se per lungo tempo fosse stato in apnea.
- ci voleva proprio - dice, poi chiude gli occhi e si sdraia per terra. Io gli dò prontamente una leggera gomitata fra le costole
- un minuto! - gli ricordo - non sono ammessi scansafatiche! - dico e lui apre un occhio con disappunto.
- la solita guasta feste -
Poco dopo però ci alziamo e riprendiamo a camminare. Siamo ancora in viaggio e ogni minuto è prezioso.
Ogni attimo sono più vicina ad Elijah.
Spazio autrice:
Eccomi :)
Spero il capitolo vi piaccia! Volevo solo avvisarvi che forse il prossimo sarà dal punto di vista di Elijah :)Ps: spero, per chi l'ha letta, vi sia piaciuta anche la storia breve "Hybrid: AKAI" e vi ricordo che potete incominciare a pensare a delle domande da fare ai personaggi. Come ho spiegato alla fine della storia breve, una volta finito Hybrid aprirò un capitolo speciale dove i personaggi risponderanno a tutte le vostre domande!
Poi vi dirò come farmele avere :)
Buona serata a tutti!
Pps: so che qualcuno di voi sta leggendo Miss Sunshine e so di essere in ritardo anche con quella storia e vi chiedo scusa >. <
Comunque ci sto lavorando eh u.u tra un po' arriverà il prossimo capitolo! :)
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Hybrid [Completo]
Paranormal[Prima parte della saga - Alla fine della trama troverete le indicazioni per la lettura delle altre storie (se mai vi andasse di continuare!)] [Storia completa, da revisionare ] Trama: La diversità fa sempre paura e ancor di più in un mondo dove l...