Capitolo 6: Come neve fredda

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Mi volto lentamente e a testa bassa torno verso Jonas.

- Va tutto bene?- domanda esitante lui non appena sono più vicina; io alzo lo sguardo e pongo i miei occhi nei suoi azzurro ghiaccio, che mi guardano preoccupati e un po' titubanti, ma non ho voglia di parlare e Jonas lo capisce: tutto il mio viso, il mio corpo, si esprime per me.

- Ok...- mi dice capendo la situazione, poi si avvicina e allarga un braccio, dolcemente lo poggia sulla mia spalla destra, mi attira vicino a se, mi scalda e silenziosamente incominciamo ad incamminarci in direzione di casa, di casa mia. Attraversiamo tutto il bosco e sento distintamente ogni singola viscida foglia che scivola via sotto i passi stanchi e calmi miei e di Jonas; solo dopo un po' mi accorgo che il vento non soffia più: ha perso tutta la sua impetuosità e forza, ma è rimasto il freddo e mi fa tremare un poco, certo, ma soprattutto mi tiene lucida e calma, molto di più di quanto non riesca a fare Jonas con il suo abbraccio amichevole. Passano una quindicina di minuti e siamo davanti alla soglia della porta, Jonas ritrae il braccio liberandomi dalla sua stretta e poi, con un po'di malinconia, si blocca sullo zerbino

- bene dolcezza- dice guardandomi di sottecchi e con aria abbattuta, tanto che la sua voce è solo un filo sottile- quando avrai voglia di parlare... fammi un fischio-

io ricambio lo sguardo, annuisco lentamente e non riesco nemmeno a pensare che come al solito non ha rinunciato ai suoi nomignoli sdolcinati

-allora io vado... - aggiunge con tono triste e si volta, lo faccio anche io, sto per spingere la porta, ma poi mi giro in dietro

- grazie! - urlo a Jonas che era ancora vicino - sei il migliore! - gli dico e lo vedo voltarsi un pelino e sorridere

-lo so tesoro!- risponde lui agitando la mano destra in segno di saluto

non poteva mancare

mi sfugge un sorrisetto: Jonas era l'unico che poteva riuscirci in quel momento. L'unico che in parte provava a capirmi.

Entro in casa. Un odore inebriante mi accoglie...

Cioccolato fondente.

Capisco subito di cosa si tratta

Torta.

Schiocco la lingua, ho già l'acquolina in bocca: è la mia preferita, ma qualcosa comunque mi blocca...incredibilmente non ne ho voglia. Lo so... li vedo i vostri sguardi atterriti e increduli!

In fondo è ancora il mio compleanno...

Ma nonostante tutto non provo nemmeno a passare dalla cucina, non mi interessa sentire un falsissimo - Buon compleanno Scarlett!- quindi, a passo deciso, mi fiondo in bagno.

Doccia. Ho bisogno di una doccia.

Questo è il mio unico pensiero

Mia madre mi ha sentita

Dannato udito da vampiro

Mi blocco e sento la sua presenza dietro di me.

- Dove credi di andare signorina?- domanda lei un po'irritata.

Ma dico, non si è abituata a questo tipo di cose in diciotto anni?! Evidentemente no...

- devo fare la doccia - le rispondo e provo a fare un passo, ma me la ritrovo davanti

- non puoi andare dopo?- chiede fissandomi, poi si accorge del mio stato, della mia espressione stanca e credo anche strana - ma che hai fatto? - sembra preoccupata, o almeno incuriosita.

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