Capitolo 17: L'altro lato della medaglia

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La sento. L'ibrido è vicino.

I miei occhi rosso-dorati scintillano nel buio

Lo so che stai arrivando, percepisco la tua essenza così simile alla mia.

Sei testarda e coraggiosa.

Sei come me.

Qualcuno arriva alle mie spalle e mi volto per guardare negli occhi chi mi aveva disturbato.

Due rubini rosso sangue si parano davanti a me. Per un secondo sembrano tremolare.

Dannato e inutile vampiro

- non ti ho chiamato Nikolaj - dico - ma vedo che ti sei ripreso -

Lui si porta istintivamente la mano destra sul collo e lo sfiora appena, poi si ricompone e annuisce

- si - dice - lo so, ma ti chiedo il permesso di portarti qui l'ibrido -

- No. Il tuo compito è cambiato. Non scordare chi sei Nikolaj. Sei una piccola pedina soggiogata al mio volere. Ricordi perché ti scelsi? - domando e lentamente mi avvicino al mio insignificante interlocutore. Siamo della stessa altezza, ma io ho un'aura oscura, ne sono consapevole, e questo fa ritrarre e abbassare la testa a Nikolaj.

- si - risponde lui - io la conosco. Ero il tuo unico indizio -

- Esatto. Tu sei stato importante per lei. Mi servi Nikolaj e questo è un bene per te. Non dimenticarlo -

Mi avvicino di più, mi affianco alla sua guancia destra e gli sussurro in un orecchio scandendo bene ogni singola parola.

- tu sei mio come lo è lei -

Poi lentamente mi ritraggo, mi volto e cala il silenzio, segno che ormai non c'è più nulla da dire o fare.

Nikolaj lo sa bene e infatti mi lascia solo. Solo nel buio della mia stanza.

L'ultima volta che sono riuscito a sfiorare la mente dell'altro Me mi sono sentito strano, le sue parole mi hanno spiazzato.

Le ricordo ancora. Le ho impresse nella memoria come un marchio a fuoco. Fuoco rovente che mi brucia il cervello.

Lei aveva pronunciato il mio nome

***

Come fai a sapere come mi chiamo?

Come mai mi cerchi solo ora?

Ero imprigionato. Ti ho sentita quando mi sono liberato.
Dove sei ibrido?

Con mamma e papà Elijah. Ma ho un nome lo sai?

***

Quella conversazione mi sconvolge ogni volta, le parole mamma e papà mi rimbalzano in testa senza volerne uscire.

Mi aveva chiamato ancora quell'ultima volta, ma confuso mi ero ritratto.

Mi aveva anche domandato se per caso non sapessi che anche lei ha un nome.

Un nome. Un'identità.

Io non la conoscevo e non la conosco, non so il suo nome, non ho alcuna idea del suo aspetto eppure la sento. La sento come non ho mai sentito nessun altro.
Lei è sulla mia pelle, dentro la mia anima e io sono la sua parte mancante così come lei è la mia.

Io sono l'altro lato della medaglia.

Il lato oscuro.

Ma non le farò del male, non potrei mai. Lei è mia e mi serve per vivere e andare avanti, per respirare.

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