Quella situazione stava diventando parecchio pesante oltre che estremamente imbarazzante.
Matt si sentiva come se stesse recitando le battute di una delle più importanti tragedie shakespeariane di fronte ad una giuria di critici espertissimi... quando in realtà stava semplicemente battendo delle fette di carne per poi impanarle. Il fatto era che Damian, seduto al tavolo di fronte a lui, lo osservava attentissimamente, non perdendosi neanche un movimento, mentre nel frattempo chiacchierava allegramente con il cugino che stava friggendo le patatine.
«Sicuri che non posso aiutare?» domandò con cortesia «Non è che ora non mi farete fare niente perché sono un ospite!?» la buttò sullo scherzo.
Matt dal canto suo stava rodendo tantissimo a dovergli fare pure da cuoco e cameriere. Fosse dipeso da lui, l'avrebbe già fatto correre in giro per la cucina!
Steve, al contrario, si profuse subito in smancerie per rassicurarlo «Figurati! Sei arrivato solo oggi, sarai stanco. Non c'è bisogno che ti mettiamo subito sotto ai lavori forzati, avrai tempo per rimboccarti le maniche.»
"Ovvio" pensò il più piccolo prendendo a battere con più foga la cotoletta immaginando che al suo posto, invece, ci fosse la faccia del moro "Non sia mai che sua altezza si stanchi!"
Damian si arrese alzando le mani, ritornando ad osservare, fastidiosamente, il ragazzo di fronte a se, che, sempre più attirato dall'idea di avvelenargli la cena, dovette fare un enorme sforzo per non mandarlo a quel paese ed intimargli di smetterla di fissarlo. Aveva promesso a Steve che avrebbe provato a comportarsi bene, ma la cosa sembrava essere molto più complicata di quello che pensava.
Era sicurissimo che Damian si stesse divertendo a metterlo in difficoltà e a stuzzicarlo per vedere una sua qualche reazione... e non erano passate neanche quattro ore da quando era arrivato! O era la sua mente malata che vedeva cose inesistenti, o per lui si sarebbero prospettate delle vacanze a dir poco esasperanti.
Matt alzò lo sguardo pronto a lanciare un'occhiata bieca al suo molestatore, ma l'altro lo precedette e, appoggiando la guancia sulla mano chiusa, si sporse più in avanti con un sorriso da svenimento immediato sul viso. «Allora, sei sempre di così poche parole?»
"Di parole per te ne avrei anche troppe in realtà!" pensò, ma si limitò semplicemente ad indossare un falsissimo sorrisino, che alla fine si deformò in una smorfia. «È che sono un po' sovrappensiero... tutto qua.» mentì.
«C'è qualcosa che ti preoccupa?» insistette Damian.
L'altro si girò dandogli le spalle, portando il piatto con il cibo da cuocere a Steve, per poi iniziare a pulire il piano ed apparecchiare.
"TU! GRANDISSIMO IDIOTA!" da quando poi si prendeva il lusso di parlargli come se fossero dei grandi amici che si confidano fra loro!?
«Niente di particolare. Solite cose.» tagliò corto.
«E al college? Tutto ok? Come procede?»
Seriamente. Era proprio necessario che facessero conversazione?
«Bene.» rispose secco, pentendosene subito e cercando di rimediare «Se Dio vuole mi restano due esami e per quest'anno ho finito... di te che mi dici invece?» osò nella speranza di sviare il discorso da lui «Steve mi ha detto che ti vuoi ritrasferire.»
"Così poi sarò io a cambiare stato!" aggiunse nella sua mente, anche se in realtà era veramente interessato a capire il perchè avesse deciso di tornare indietro.
Damian alzò le spalle «Sai è questo il posto che mi piace chiamare casa. E poi cominciavo a sentire la mancanza di troppe cose.»
«Capisco.» replicò Matthew non sapendo cos'altro aggiungere, domandandosi se quelle parole fossero allusive o meno.Il resto della serata fu per il più piccolo un totale disastro. Una volta seduti a tavola per consumare la cena i due cugini presero a parlare del più e del meno e soprattutto dei bei vecchi tempi passati.
Con tutti gli argomenti di conversazione che si potevano trovare dovevano per forza perdersi nel loro personalissimo viale dei ricordi ignorando completamente Matt?
Evidentemente, almeno per loro, tutto ciò era divertentissimo.
Dopo aver sbuffato per l'ennesima volta il ragazzo prese il cellulare per svagarsi un po' nell'attesa che uno dei due si facesse un esame di coscienza e vedendolo annoiato lo coinvolgesse.
Quando sbloccò lo schermo però si rese conto di avere una notifica risalente a circa venti minuti prima: un messaggio da un numero che non aveva in rubrica.
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My Lovely Enemy
ChickLitMatthew Evans è al secondo anno di università e lavora come cameriere nel sempre affollato "King's Cross" pub. Vive in una modesta casetta assieme al suo migliore amico fin dai tempi del liceo, Steven Cooper più grande di un anno, che invece studia...