Dopo quell'episodio molte cose erano cambiate. All'incirca tre settimane erano volate via e l'atmosfera aveva subito un mutamento incredibile, esattamente come l'attitudine di certe persone.
Le lezioni erano ormai finite, consentendo a Matt di trovare il modo di dedicarsi un po' a sé stesso e di riuscire a riflettere con calma su come fare ad uscire da quell'incubo. Piangere, disperarsi, incavolarsi, chiudersi in uno stato di pura apatia e stare continuamente in ansia non erano opzioni che potevano essere contemplate. Quindi l'unica alternativa rimaneva quella di cercare di fare buon viso a cattivo gioco. Così, la prima cosa che gli venne in mente di fare, fu quella di cambiare completamente atteggiamento nei confronti della vita e, soprattutto, nei confronti di una persona in particolare. Se veramente, come sosteneva, non gli importava più niente di lui, perché stava comunque, puntualmente, ad applicarsi su tutto ciò che faceva, pensava o diceva? Non aveva senso. Esattamente come non aveva senso fargli la guerra. Se voleva essere trattato con riguardo e lasciato in pace, quello che doveva fare era trattare l'altro allo stesso modo. Non diceva così il karma?
Per permettere quindi alla sua scarsa sanità mentale di trovare un equilibrio, seppur precario, aveva iniziato a rivolgersi a Damian con estrema indifferenza, come se fossero solo semplici conoscenti, senza astio di alcun tipo. Basta sguardi truci, basta frecciatine, basta litigi inutili, basta insulti... basta tutto. Almeno poteva dire di aver riscontrato grandi progressi adottando questa tecnica. Sì perché se prima il moro credeva che essere trattato con cattiveria, rabbia e acidità fosse una brutta cosa, ora che si sentiva "il tizio qualunque", era anche peggio. Almeno prima poteva avere una certezza di contare ancora qualcosa per Matt, poteva sperare di suscitare ancora qualcosa dentro di lui. Ora invece non ne era così sicuro. Ad incidere molto, poi, era la sua convinzione che Matt e Cedric fossero diventati parecchio intimi. Aveva sbagliato alla grande Damian, ma alla fine, era sempre così che si chiudeva la storia. Quando si trattava del più piccolo, lui non riusciva mai a pensare prima di agire e ora ne stava raccogliendo i frutti.
A rendere il cambiamento emotivo del castano ancora più evidente aveva contribuito la assidua frequentazione, da parte di questo, di Cedric. Matt aveva infatti cominciato a passare molto tempo a casa del riccio. Quasi più tempo lì che nella sua di abitazione, facendo non solo incupire Steven che, nonostante rimanesse sempre il fulcro principale della sua vita, in quest'occasione non sapeva proprio come comportarsi, ma anche Damian che si era sentito ancora di più un perfetto idiota. Ritornava a casa solo per lavarsi, riposare, cambiarsi, consumare qualche pasto e raramente per guardare un film in compagnia dei due cugini, poi filava via di nuovo. Alcune volte era con amici per studiare in biblioteca, altre andava al parco per correre, tutte le sere era impegnato con il lavoro ed il resto... lo passava in piacevole compagnia. Piacevole ovviamente entro i limiti del suo rapporto con il rosso, altro tasto dolente. Era veramente una gigantesca situazione di stallo. In tutto quel tempo infatti, niente era cambiato. Cedric era sempre rimasto lo stesso, in tutto e per tutto, proprio come quando lo aveva incontrato il primo giorno e lui aveva finito con l'appoggiarcisi completamente per qualsiasi cosa, diventandone forse un pochino dipendente. Non era un tipo appiccicoso e detestava l'idea di poterlo diventare. Solo che, su certi argomenti, trovava più comodo confidarsi e cercare aiuto in lui che rivolgersi altrove. Anche perché era sicuro che Steven avrebbe continuato a fargli la paternale per due motivi precisi: primo, perché non sopportava Cedric e non vedeva di buon occhio la loro relazione; secondo perché era di parte e ovviamente si sarebbe arrampicato su uno specchio di mille chilometri, pur di mettere il cugino in buona luce. Questo continuo attaccare il suo rapporto con il rosso, definendolo sterile e consolatorio, era un'altra principale motivazione che aveva spinto Matt a voler a tutti i costi uscire il più possibile da quelle quattro mura. Perché? Perché il suo migliore amico, come sempre, ci aveva visto giustissimo.
Stare sotto al sole di metà giugno era quasi impossibile, ma per la buona riuscita della festa del suo biondo rompiscatole preferito si poteva anche fare. Quel fine settimana sarebbe stato il ventitreesimo compleanno di Steven e tutti i suoi amici più stretti, assieme ai parenti, si stavano dando un gran da fare per organizzare un evento con i fiocchi. Si era deciso di fare una cenetta abbastanza impegnativa a casa del festeggiato, che per l'occasione doveva essere quindi tirata a nuovo, per poi, una volta terminato il taglio della torta, a cui volevano partecipare anche zia Susan e zio Peter, spostarsi tutti al "King's Cross" terminando la serata in bellezza... ubriachi, ma in bellezza. Godendo di un ampio giardino sul retro, Matt aveva avuto la brillante idea di proporre una festa all'aperto, con tanto di musica, per questo ora si trovava assieme a Damian nello spiazzo verde, mentre faceva avanti e indietro senza sosta.
«Vorresti cortesemente fermarti due secondi?!» sbottò il moro che, grondante di sudore, necessitava di bere e di fumare.
«Uffa, che palle! Abbiamo ancora un sacco di cose da sistemare!» sbraitò l'altro mentre iniziava ad armeggiare con alcuni pezzi di plastica.
«Hai fretta?» chiese guardandolo storto.
«Veramente sì dato che la festa è domani!»
Damian alzò gli occhi al cielo per la millesima volta. Quando Matt entrava in modalità comando, diventava insopportabile. Almeno quella volta però aveva ragione. Mancavano ancora un sacco di cose da fare e in quella giornata dovevano assolutamente finire di montare e pulire tavolini e sedie, per poi andare a fare la spesa di porcherie. Il giorno seguente avrebbero solo avuto il tempo di ultimare i dettagli e mettere a posto le cose che avrebbero portato i loro amici.
«Se invece di guardarmi solamente, riuscissi anche a muovere il culo per venire ad aiutarmi, forse finiremmo prima!» sentenziò acidamente.
"Calma! Avevamo deciso di smetterla con l'odio fine a sé stesso!" pensò Matt mentre si apprestava ad aggiungere un "per favore" finale.
«Arrivo!» gli rispose il più grande con una smorfia.
Dopo aver armeggiato con viti, tastelli e bulloni per venti minuti, erano finalmente riusciti a mettere su un tavolino da esterno. Uno solo però!
«Non credevo che per mettere assieme quattro gambe e un piano fosse necessaria una laurea in ingegneria!» si lamentò il castano prendendo un asciugamano, iniziando a togliersi il sudore da dosso.
«Se tu mi ascoltassi, magari, invece di un quarto d'ora sarebbero bastati cinque minuti. Che dici?»
«Dico che è meglio se ti ignoro e vado a prendere da bere.» rispose pacato girando i tacchi, mentre Damian mormorava tra sé e sé: «Ma tu guarda che grandissimo stronzetto!»
Appena messo piede in casa Matt si diresse a passo spedito verso la cucina. L'escursione termica tra fuori e dentro casa gli avrebbe fatto venire una polmonite! Aprì il frigorifero cercando qualcosa di fresco, prese un bicchiere e con calma si gustò cinque minuti di meritata pausa. Rispose veloce ad un messaggio di Cedric e, finito di bere, si avviò per ritornare ai lavori forzati. Poi, pensandoci bene fece dietro front e, preso un altro bicchiere, lo riempì d'acqua per portarlo al rompiscatole.
«Poi non dire che non ti penso.» scherzò porgendogli la bevanda.
«Devo temere che tu ci abbia messo qualcosa dentro?» chiese il moro sospettoso.
«Mah... chi lo sa.»
Damian rimase a fissare il bicchiere per alcuni secondi, poi, con un sorrisino malevolo, si avvicinò alle spalle di Matt rovesciandogli addosso l'intero contenuto.
Il ragazzino lanciò un urlo isterico da record, facendo un salto in avanti.
«Brutto pezzo di merda! È ghiacciata!» sbraitò mentre gli si avvicinava con l'intenzione di pestarlo.
«Mi sembravi leggermente accaldato. E poi non mi fidavo!» rispose, ridendo alla vista del più piccolo, coperto dalla pelle d'oca, farglisi avanti gocciolando come un cagnolino che aveva appena finito di fare il bagnetto.
Matt si fermò di colpo, mentre un ghigno diabolico si faceva largo sul suo viso. Dopo di che, si voltò riprendendo a camminare con calma verso il tavolo, apparentemente, come se niente fosse accaduto. Damian restò perplesso. Si aspettava una qualche reazione, almeno per ripicca, ma niente. Fu decisamente troppo tardi quando si accorse di dove si stava dirigendo esattamente l'altro.
«Non ti azzardare!» gli gridò, mentre con uno scatto si mise a correre sperando di raggiungerlo.
Tutto inutile. Matt, fatti altri pochi rapidi passi, raggiunse l'interruttore per azionare la pompa da giardino che puntò dritta contro il maggiore, il quale indietreggiò alzando le mani.
«Mi dispiace, sono sinceramente pentito! Prometto di non rifarlo mai più, però ora metti giù quel coso, da bravo...» lo pregò Damian.
«Se ti metti in ginocchio e invochi la mia clemenza, è possibile che io possa prendere in esame la tua proposta.» rispose il piccolo ridacchiando. Non avrebbe comunque mai rinunciato a fargli un bel bagno!
«Se apri l'acqua, per te è finita!» lo minacciò in maniera poco credibile.
L'altro rise di gusto mentre girava la manopola «Vediamo!»
Un getto d'acqua, prima bollente poi gelido, colpì il moro in pieno, inzuppandolo completamente.
«Aspetta solo che riesca a metterti le mani addosso!» abbaiò prima di gettarsi in un serrato inseguimento. Matt continuava a ridere come un bambino mentre, sempre con la pompa in mano, cercava di scappare per non farsi prendere. Fece due volte il giro del tavolo, scavalcò una piccola panca per poi allontanarsi in direzione della recinzione, ma il tubo, non abbastanza lungo, lo costrinse a fermarsi in una posizione scomoda. Damian alle sue spalle lo raggiunse facilmente, bloccandolo con le spalle alla cancellata.
«Andavi da qualche parte?» lo provocò.
«Non potremmo parlarne da adulti?» tentò il più piccolo.
«Mhmm... direi di no!» con un movimento fulmineo Damian strappò la pompa dalle mani di Matt che subito si riparò la faccia con le mani. Non contento, spinse per terra il castano, salendogli a cavalcioni, bloccandolo al suolo col suo peso.
«Così non vale!» protestò l'altro.
«Chi lo dice?»
«Io! Non ero così vicino e non avevo il vantaggio della mira!» urlò mentre un primo getto lo colpiva in piena faccia.
«Che vuoi che sia!?» replicò l'altro «Toglimi una curiosità piuttosto... per caso soffri ancora il solletico qui?» disse iniziando a torturarlo su un fianco.
Il ragazzino prese ad agitarsi come un matto, iniziando a dimenarsi e a colpire a casaccio l'addome del suo aguzzino «No, no, no! Finiscila!»
«Ti avevo avvisato!» gli ricordò.
«Va bene, va bene! Basta! Mi arrendo. Hai vinto!» implorò il ragazzino.
«Sicuro?»
«Sì! Ti prego, basta!»
«Va bene.» con riluttanza Damian lanciò il tubo da giardino fra l'erba poco più in la, mentre scrutava rapito il viso di Matt, che ansante cercava di riprendere fiato.
«Guarda chi è sempre quello che deve esagerare!» lo accusò il perdente.
«Parli tu? Io ho usato un bicchiere, tu un tubo da irrigazione!»
«Effettivamente... mi sa che hai ragione.» rispose poi, scoppiando a ridere, coinvolgendo anche il più grande.Dopo essersi ripresi da quella "guerra" avevano finito di sistemare e ripulire il giardino in totale serenità, terminando anche prima del previsto. Ora Matt era andato a chiudersi in bagno per fare una bella doccia, visto che, non avendo il turno a lavoro, aveva dato appuntamento a Cedric per uscire. Damian nel frattempo armeggiava in cucina, cercando di preparare una cena per lui ed il cugino, rimasto ancora bloccato nel ristorante dei suoi. Tutta una scusa per tenerlo lontano dai preparativi senza farlo insospettire troppo. Mentre tagliava le verdure sentì suonare il campanello. Pensando fosse Steve si precipitò ad aprire, ma appurato che si trattava della persona che più gli stava antipatica al mondo, si rabbuiò.
«Cedric.» disse gelido facendogli cenno di entrare.
«Damian.» rispose l'altro «Matt si sta preparando?» chiese con quel sorrisino strafottente che il moro tanto odiava.
«Sì. Abbiamo appena finito sul retro con i preparativi della festa.» spiegò asciutto «Tra poco dovrebbe aver finito.» aggiunse voltandogli le spalle.
«È stato il tuo essere così scontroso a conquistarlo? Funziona sul serio la tattica del "bello, ma stronzo"?»
Damian si girò guardandolo malissimo. Con che faccia tosta si permetteva di dire certe cose?
«Dai, non guardarmi con quello sguardo truce...» lo apostrofò il riccio, facendolo bloccare «so che al mio posto ci vorresti essere tu. Un vero peccato.» asserì con tono di sfida.
L'altro lo guardò come se sulla testa gli fossero spuntate delle corna enormi, ma continuò a dissimulare per evitare di continuare la conversazione e arrivare ad avere qualche buon motivo per spaccargli la faccia «Non capisco di cosa tu stia parlando.»
«Oh, andiamo. Te lo si legge in faccia. Solo... vorrei tanto sapere cosa gli hai fatto di così terribile da suscitare in lui tutto questo scompiglio. Non che mi interessi particolarmente del resto. Per me resta pur sempre uno sfizio personale.» disse mentre infilava le mani in tasca tranquillamente. Come se stesse parlando del tempo.
«Che hai detto?» replicò l'altro incredulo, cominciando ad innervosirsi. Che voleva dire "sfizio personale"?
«Esattamente quello che hai capito. Sai, ho avvicinato Matt perché mi incuriosiva... e perché é davvero un bel ragazzo, bisogna ammetterlo. Di solito non cerco ragazzi seri, insomma quelli che vogliono una relazione stabile... e a dirla tutta solitamente mi stufo decisamente in fretta, soprattutto se sono tipi che ci impiegano un po' a sciogliersi del tutto. Ma stavolta ci ho preso davvero gusto. Più che altro è stata la sfida ad allettarmi.» disse ammiccando «Sono solo curioso di vedere se sceglierà me, oppure se tornerà da te nonostante tutto. Tu non vorresti saperlo?»
L'altro gli si avvicinò con un cipiglio minaccioso. Lo avrebbe tanto voluto stendere a suon di legnate «Sei un verme!»
«Forse... o forse no. Diciamo che mi piace giocare piuttosto. In ogni caso temo che tu abbia le mani legate.» disse convinto mentre si apriva in un sorriso sinistro.
«Scommettiamo?»
«Sì, sono pronto a scommettere quello che vuoi. Sai perché? Perché io a differenza tua ho la piena fiducia di Matt. A chi pensi che crederà? A te? O al suo attuale ragazzo che lo tratta come se fosse la cosa più preziosa sulla Terra?» concluse sghignazzando.
Damian rimase colpito dalla durezza e dalla lucidità di quelle parole. Non era una sua impressione. Quel tipo aveva veramente giocato tutto a tavolino, come se si trattasse di una normale partita a carte fra amici. Era a dir poco inquietante. Rimaneva il fatto che, in ogni caso, il rosso aveva ragione. In quel momento non poteva permettersi di insinuare certe cose. Matt non gli avrebbe creduto e avrebbero finito per litigare nuovamente, se non peggio. Quello che gli faceva friggere di più le palle però, era la sua convinzione che Cedric avesse di proposito confessato tutto a lui per metterlo in una brutta posizione. Che doveva fare? Spifferare tutto a quello che ne veniva? O continuare a guardare quel teatrino senza aprire bocca, sapendo che tutto ciò avrebbe finito col far soffrire il suo Matt?
Preso da una rabbia incontrollata strinse convulsamente fra le mani lo strofinaccio, serrando la mascella, impossibilitato a rispondere quello che avrebbe voluto.
«Come pensavo... beh non rammaricarti troppo. Per ora ho ancora intenzione di trattarlo con cura.» gli sorrise beffardo.
«Ced!» esclamò Matt correndogli incontro non appena lo vide fermo vicino la porta d'ingresso, frenando Damian dal commettere qualcosa di incredibilmente stupido.
«Ciao piccolo.» lo baciò a stampo «Non sapevo come interpretare esattamente il tuo "vieni più tardi"... Sei pronto?» sorrise facendo inebetire il castano.
«Oh, hai ragione scusami... è che stavamo sistemando fuori ed ero un po' preso.» si giustificò.
«Non importa. Javier e Ben sono già dentro al locale ad aspettarci.» aggiunse circondandogli le spalle con un braccio.
«Beh, allora andiamo!» sentenziò il suo ragazzo, girandosi ad afferrare al volo le chiavi sul mobiletto, ma nel farlo incontrò gli occhi scuri di Damian, tristi ed incupiti.
«Ehi Dam... tutto bene?» chiese leggermente preoccupato.
Il cuore del moro si fermò per un attimo. Da quanto non lo chiamava più così?
«S-sí. Tutto ok.» mentì sotto lo sguardo altezzoso del riccio.
«Ok... allora ci vediamo domani. Buona serata.»
«Grazie... anche a voi.» rispose a fatica, prima di vedere i due sparire in auto.
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My Lovely Enemy
ChickLitMatthew Evans è al secondo anno di università e lavora come cameriere nel sempre affollato "King's Cross" pub. Vive in una modesta casetta assieme al suo migliore amico fin dai tempi del liceo, Steven Cooper più grande di un anno, che invece studia...