15 - Il piano

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«È vero quello che ha detto quel tipo?» esordì Calvin, il quale, non si era certo perso quel particolare della conversazione. «Stavate assieme e tu ne sei ancora innamorato?» domandò appoggiando le braccia ai fianchi, aspettandosi seriamente una risposta, come se questa avesse mai potuto cambiare le cose.
Matt ne sostenne lo sguardo, sentendosi già pronto a passare all'attacco. Non importava in che situazione si era messo in quel momento, che risposte avesse dato o in che rapporti fosse rimasto con Damian. Non lo avrebbe comunque di certo ceduto così. «Anche se fosse, che differenza fa per te?» replicò neutrale. Dirlo non sarebbe servito comunque a niente, di certo l'altro non avrebbe rinunciato a quel bel pezzo di ragazzo per il suo bene.
«Fa tanta differenza invece! Perciò vorrei una risposta seria.» continuò l'altro imperterrito.
Matt strinse la mascella. Voleva farglielo ammettere per poi sbattergli in faccia il fatto che non avrebbe avuto altre possibilità?
«Spiegami, allora, tu che ci guadagni se anche lo confessassi.»
Il tinto si coprì il viso, sbuffando esaurito. «Sei un caso disperato!» borbottò nascosto dietro le sue mani «Senti, chiariamo una cosa: io cerco storielle senza impegno, ma a sfasciare coppiette non ci trovo gusto.» puntualizzò scuotendo il capo. «E poi scusa, ma mi ci vedi come rimpiazzo? No grazie. Anche se per poco, voglio essere una priorità!» sbottò alla fine.
Matt restò perplesso. Quel discorso suonava proprio alla Calvin, ma non poteva credere sul serio che questo fosse disposto a farsi da parte. «Perché lo fai? Cioè... mi pareva che Damian ti piacesse...» proseguì, ignorando il fatto che forse si stava tirando la zappa sui piedi.
«Sei scemo? Te l'ho appena spiegato! E poi... anche se non sembra, nel profondo sono sensibile... e tu sei mio amico, non potrei mai farti un torto del genere!»
Steve, rimasto in ascolto, prese a grattarsi il mento, pensando che avrebbe tanto voluto conoscere almeno una persona normale nella sua vita.
«Sai, già durante la partita dell'altro giorno avevo percepito qualcosa... ma diciamo che non ho voluto indagare oltre perché... beh insomma, finché si può inzuppare il pane... e poi non pensavo davvero che tu ci stessi appresso... comunque ora è decisamente diverso.» annuì col capo come a volersi dare ragione da solo.
«Quindi s-stai dicendo che...» balbettò Matt, ancora non del tutto sicuro di aver afferrato il concetto.
«Sto dicendo che non gli ruberò più nemmeno un bacio! Forse uno... di addio... me lo concedi? Cazzo, è pur sempre un gran figo!»
«Io... non so cosa dire.» farfugliò ancora.
«Beh... un "sì, solo uno" potrebbe andare...»
«Sì... cioè no! Assolutamente no!» sbottò.
L'altro fece spallucce «Ci ho provato.» sospirò per poi ridacchiare.
Stavolta anche Steve si intromise, alzando un dito, come si farebbe a scuola. «Comunque sia ci servirà una scusa per farvi avvicinare... dopo la tua sfuriata da miss ciclo duemilasedici so che non ha molta voglia di parlarti.» ricordò con neanche troppo tatto.
«Già.» mormorò il piccolo, prima di perdersi di nuovo lungo la strada verso la malinconia.
Calvin lo fissò mordendosi un labbro, pensando a quanto l'esserino che si trovava davanti fosse contemporaneamente stupido, ma tenero. «Premesso che nel frattempo mi spiegherai i dettagli di questa storia perché... beh, perché me lo devi, io ti offrirò da bere, visto che sembri averne bisogno e insieme penseremo a come fare. In tre qualche buona idea dovremmo pur tirarla fuori.»
Così, presi sottobraccio sia il castano che Steven, l'esuberante biondino si diresse a passo spedito verso il chioschetto dove lavorava un tipo niente male. «Ah, come mi sento Cupido in questo momento.» sospirò, mentre gli altri due si lanciavano un occhiata divertita.


«Sicuro che questa cosa non mi si ritorcerà contro?» chiese Matt alquanto perplesso, guardando un altrettanto preoccupato Steven, mentre affondava la faccia nella sua tazzina di caffè.
«No, dovrai solo fingere. Non è necessario che ti cali sul serio nel ruolo.» spiegò Calvin alzando gli occhi al cielo.
«Sarà, ma io sono un pessimo attore. Mi sgamerebbe subito!» protestò ancora il piccolo, per niente convinto.
«Hai una proposta migliore?» chiese il biondo tinto, estremamente avvilito. Erano ore che discutevano, seduti al tavolo di un chiosco sulla spiaggia, su come agire e ancora non avevano trovato qualche buona idea.
«Capisco che vogliate buttarla sul ridere, ma non ne ho bisogno in questo momento.» sospirò affranto. «Non si potrebbe tentare con l'approccio classico?» propose di nuovo il castano allargando le braccia. Calvin lo fissò interdetto. «Cioè tu che ti avvicini e inizi a parlargli come se niente fosse? Oh, certo che si può. Per non ottenere niente e perdere tempo, certo che si può fare!»
Steve annuì col capo «Sono costretto a dargli ragione. Se non avessi già bruciato tutte le occasioni che quel ragazzo ti ha fornito, non dovremmo ricorrere a questi subdoli -e di dubbia efficacia- metodi.» rammentò duramente.
«Da quello che ho capito non mi sembra il tipo che potrebbe lasciarti andare completamente allo sbando. Quindi se, per esempio, tu ti trovassi in difficoltà... beh credo che correrebbe subito da te. E una volta riavvicinati gli cali i pantaloni e lo pre...»
«Aah, no!» urlò Steven tappandosi le orecchie «Certe cose non le voglio sentire!» urlò agitando la testa da tutte le parti. «E poi che razza di idee ti vengono in mente?» domandò fulminando Calvin con uno sguardo omicida.
«Perché?» replicò l'altro innocente, con un sorriso divertito sulle labbra.
«Avete davvero uno strano concetto voi per quanto riguarda il "chiarire"!»
Calvin scrollò le spalle, del tutto a suo agio. «Va bene, come vuoi. Però devi ammettere che come piano non è niente male.»
Matt guardò ancora una volta Steven, quasi implorandolo di non dare corda a quello svitato. «Io continuo ad avere qualche remora. A dire il vero, più di qualche.» sentenziò appoggiando i gomiti sul tavolo e sorreggendo la testa con un braccio. «Va a finire che rimedio solo un'altra pessima figura e poi sì che sono a posto!» sbadigliò per poi appoggiare il capo sul piano.
Che Calvin avesse qualche rotella fuori posto era chiaro come il sole. D'accordo che stava scherzando, ma come riusciva a proporre certe cose con una faccia così seria? Secondo la sua espertissima opinione, sarebbe bastato inscenare una sottospecie di grottesca rappresentazione del dramma della principessa in difficoltà, solo, in versione maschile, che si sarebbe tradotto in un fiasco completo con tanto di complicazioni. In fondo potevano solo essere linciati tutti indistintamente; arrestati per oltraggio al buonsenso; premiati per l'inventiva; o, peggio, semplicemente a Damian non poteva fregargliene assolutamente niente se il piccoletto ci avrebbe rimesso l'osso del collo.
«Credo che ci penserò su ancora un po' e se proprio non riuscirò a trovare nessuna soluzione... lo rinchiuderò in una stanza e ingoierò la chiave, così sarà costretto ad ascoltarmi.»

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