Prologo

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Forse era una sua impressione, ma il pub quella sera sembrava ancora più stracolmo del solito.
I gestori avevano persino dovuto chiamare del personale in straordinario, tra cui lui, per coprire il turno di quella serata. Matthew non contava più quante persone aveva servito, esattamente come non contava più da quanti minuti non si prendeva cinque minuti di pausa per far riposare le gambe che nell'ultimo paio d'ore avevano compiuto una maratona.
«Evans.» tuonò la voce baritonale di Patrick «tre birre al dodici, poi prenditi una pausa.»
Il giovane fece come richiesto, ma quando arrivò al tavolo indicato rimase spiazzato trovando tre bei maschioni più o meno della sua età che lo guardavano con una strana espressione sul viso.
«Allora è qui che lavori.» gli disse uno dei tre mentre si portava il boccale alla bocca.
Matt lo guardò per un attimo spaesato non riuscendo proprio a collegare quel volto alle sue conoscenze. L'altro lo intuì e, sempre col sorriso sulle labbra, gli rammentò del loro incontro in biblioteca avvenuto qualche giorno prima.
«Cedric!» esclamò allora il ragazzo folgorato «Scusami è che con la poca luce non ti avevo proprio riconosciuto.» si giustificò. Ed era vero, in quel locale avevano la maledettissima abitudine di usare praticamente zero illuminazione causandogli emicranie non indifferenti.
«Non preoccuparti, si vede che hai l'aria di uno parecchio stanco. Perché non ti siedi con noi un attimo? Così ti presento i miei amici.»
L'altro lo guardò per un momento non sapendo cosa rispondere, lo conosceva di vista, ma non è che fossero poi così in confidenza da potersi permettere certi atteggiamenti. Si lanciò un'occhiata in giro per valutare la situazione clienti e, infine, decise che in fondo poteva concedersi cinque minuti di chiacchiere e anche Patrick gli aveva dato il suo benestare. Così riportò il vassoio al bancone e ritornò indietro.
«Loro sono Javier e Benjamin.» disse Cedric indicando prima un ragazzone dalla pelle molto abbronzata con profondi occhi neri e capelli castani quasi rasati e poi il compagno dai capelli così biondi da sembrare bianchi e due occhi azzurrissimi.
«Piacere.» disse cordiale stringendo la mano ad entrambi, o meglio, facendosi triturare la mano da entrambi.
«Seratina movimentata.» improvvisò il biondo con il chiaro tentativo di voler sciogliere il ghiaccio.
«Non ne parliamo! Ho visto scorrere più birra oggi che in un anno che lavoro qui.»
Javier si sporse più in avanti aggrottando le sopracciglia «Quindi lavori qui da un anno? Però non mi sembrava di averti mai visto prima di oggi.»
«Può essere, di solito lavoro fisso durante la settimana. Vengo nel week-end solo se c'è bisogno.» rispose il ragazzo.
«Oh, allora è stato un caso se ti abbiamo incrociato.» si intromise Benjamin stuzzicando Cedric con un gomito senza essere visto e ricevendo un'occhiataccia come risposta.
«Perdonatemi, ma ho bisogno di nicotina.» aggiunse poi alzandosi e cercando nelle tasche il pacchetto di sigarette. «Tu non vieni?» si rivolse a Javier che, complice, subito si alzò seguendolo.
Mentre i due si dirigevano fuori nella zona fumatori Cedric alzò gli occhi al cielo.
«Scusali, sono due deficienti.» disse in sua difesa capendo che l'altro aveva sicuramente notato dello strano movimento. Come al solito quei due riuscivano sempre a fargli fare delle enormi figuracce.
Matt sorrise facendo finta di niente. «A me sembrano simpatici.»
L'altro storse la bocca in una smorfia esasperata. «Sí, perché non li conosci bene!»
Il cameriere rise mettendosi più comodo sulla sedia, rilassandosi, iniziando a prendere familiarità con quel nuovo volto.
Cedric fece un altro sorso di birra e poi si girò a guardare Matt negli occhi verdi. «Senti, mi sembra inutile girarci intorno, quindi sarò diretto. Pensavo di dover setacciare tutto il campus per trovarti, invece per fortuna non ne ho avuto bisogno. Mi piacerebbe conoscerti meglio Matt, quindi, ti andrebbe di uscire a bere qualcosa una sera di queste?»
"Ah, ecco che cos'erano quelle occhiatine", pensò il cameriere.
Certo non si poteva dire che Cedric fosse un tipo insicuro o poco schietto e anche lui, doveva ammetterlo, non gli era rimasto indifferente dopo il loro primo incontro.
Frequentavano la stessa università, quindi era già capitato che si fossero incrociati in giro, ma non si erano mai fermati a parlare prima. Doveva però ammettere che era un bel ragazzo, in più sembrava un tipo a posto e lui era momentaneamente libero come l'aria. Anche se non cercava una relazione stabile, che male c'era a divertirsi un po'?
«Certo, perché no.» rispose dopo un attimo di riflessione prendendo un tovagliolo e scrivendoci sopra il suo numero.
L'altro sorrise, sollevato di non essere stato brutalmente scaricato e gli promise di richiamarlo.
«Ora è meglio che ritorni al mio turno, altrimenti poi va a finire che mi decurtano lo stipendio!» si scusò alzandosi, notanto che il gestore gli stava lanciando occhiate omicide.
Il suo corteggiatore sorrise cordiale. «Hai ragione, ci vediamo allora.»
Mentre ritornava al bancone, incrociò gli altri due nuovi conoscenti che salutò con un cenno e riprese quel turno infinito.

«Che cazzo Steve!» sbottò Matt dopo che questo si era elegantemente buttato sul divano finendo addosso al coinquilino.
«Non rompere, sono stanco.» gli rispose a mezza voce chiudendo gli occhi.
«Esiste una cosa chiamata letto e per tua informazione è al piano di sopra in fondo a sinistra!» ribatté l'altro scostandoselo malamente da dosso.
Il ragazzo non si scompose minimamente, non accennando a muoversi. Si divertiva un sacco a mandare in bestia il suo amico e vederlo fare una di quelle sceneggiate alla "sassy" che lo facevano morire dal ridere.
«Sei un rompicoglioni con la "r" maiuscola!» sbraitò il più piccolo alzandosi per andare a sedersi sulla poltrona a fianco. Ovviamente con tutti i posti disponibili Steve doveva per forza prendere quello già occupato e stravaccarcisi sopra! Lo faceva apposta, sempre nei momenti sbagliati però.
«Esci stasera?» chiese il più grande come se nulla fosse.
L'altro sbuffò alzando gli occhi al cielo. «Non lo so. Cedric non mi ha ancora chiamato... e anche se fosse sono a pezzi e, visto e considerato che domani lavoro, non so se avrei tutta questa voglia.» confessò.
L'altro aprì gli occhi a metà e, girando la testa di lato, guardò stancamente l'amico.
«Dio mio se sei vecchio! Rilassati ok? Il tuo numero l'ha avuto solo ieri sera, dagli un attimo!» lo rimbrottò prendendo il telecomando e cambiando canale.
«Uffa, va bene. Aspetter...» il suono di un cellulare lo indusse a bloccarsi, guardò sul mobiletto dove lo teneva poggiato, ma si adombrò quando capì che a squillare non era il suo. «È il tuo.» biascicò tristemente.
Del tutto controvoglia Steven si alzò per andare a rispondere, sorridendo poi quando lesse il nome sul display. «Ehi, Dam!»

Matt scattò sull'attenti sentendo un fremito attraversargli il corpo.
Dam!? Damian!? Damian Cooper!?
Il suo cervello processò in mezzo secondo un sacco di emozioni che dal disgusto passavano per la noia, la rabbia, la repulsione fino a giungere all'odio più nero. Ogni volta che sentiva anche solo nominare quell'essere spregevole si affacciavano alla mente bruttissimi ricordi della sua vita adolescenziale.
Per riassumere brevemente il motivo di tale ribrezzo bastava tornare indietro di qualche anno, più o meno a quando era solo un piccolo sbarbatello quattordicenne, senza esperienze che si stava affacciando alla vita. Una sera di metà novembre fu invitato da una sua compagna di classe alla sua festa di compleanno. Avendo accettato quell'invito la sua vita cambiò radicalmente, sia in estremo positivo perché conobbe Steve, sia in estremo negativo perché conobbe anche suo cugino. Entrambi di un anno più grandi di lui i due erano l'uno l'esatto opposto dell'altro. Steven era di media altezza, magrolino, capelli biondi e occhi grigi, estremamente socievole, simpatico ed etero fino alla punta dei piedi. Damian al contrario era abbastanza alto, con un sorriso strafottente sulle labbra, capelli folti, neri e vagamente mossi con due profondi occhi talmente scuri da sembrare neri anche quelli. Stronzo, arrogante, presuntuoso, egocentrico... e purtroppo per lui sessualmente molto aperto. Purtroppo perché Matt, molto ingenuamente, si fece abbindolare dalle sue belle parole studiate a tavolino finendoci a letto neanche tre mesi dopo averlo conosciuto.
Il più grosso errore che avrebbe mai potuto commettere.
Matt era piccolo ed estremamente suscettibile e dopo tre mesi di corteggiamento serrato aveva ceduto perché, come ragazzino qual'era, si era preso una cotta megagalattica per lui.
L'altro invece aveva solo voluto aggiungere un altro nome alla lista di ragazzi che era riuscito a farsi. Un gioco, stupido che lo lasciò scottato per parecchio tempo.
Fortunatamente almeno, verso aprile Damian si trasferì in un altro stato con la famiglia lasciando al più piccolo il tempo di guarire e ricominciare da capo, senza costringerlo alla tortura di doverlo vedere ogni giorno.
Steven dal canto suo lo aveva avvertito, ma di certo non poteva farsi carico delle responsabilità del cugino e dell'amico, quindi si limitò a lasciargli i suoi spazi e ad offrirsi come supporto quando ne aveva bisogno.
Da quel giorno non si erano più visti. Sapeva però che Steve manteneva i rapporti con lui visto che in ogni caso erano sempre stati molto legati, più come fratelli che come cugini.

«No, non disturbi cretino! Dimmi tutto.»
Invece disturbava eccome! Matt storse il naso alzandosi e andandosi a chiudere in camera sua, mentre Steve lo guardava con biasimo.
Che cavolo aveva almeno il diritto di poter dire che gli stava sulle palle nonostante fosse passato del tempo ormai?!


Quando Steve chiuse la comunicazione si passò stancamente una mano sul volto scegliendo con cautela come formulare la frase che sicuramente avrebbe fatto venire un attacco di ira incontrollabile a Matthew.
Armatosi di coraggio, buona volontà e tanta pazienza si diresse verso la camera del coinquilino.
Bussò un paio di colpi ed entrò a testa bassa.
Matt era disteso sul letto con un braccio a coprirgli gli occhi e l'altro a penzoloni.
«Ehi, senti... devo dirti una cosa.» iniziò il biondo percependo già aria di tempesta «Damian verrà a trascorrere qui le vacanze estive. Parte tra due settimane.»

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