17 - Sentimenti taciuti

10.7K 644 39
                                    

Il mattino dopo Matt si svegliò da solo nel suo letto, con un fortissimo mal di testa e l'impellente voglia di svuotare lo stomaco. Arrivò in bagno appena in tempo, sedendosi sul freddo pavimento piastrellato, aspettando di sentire quella brutta sensazione passare piano piano. Non aveva una visione chiarissima di quello che era successo la sera precedente, si ricordava più o meno tutto: spezzoni, immagini, battute, ma non era neppure sicuro di non essersele inventate. Quello che ricordava con estrema vividezza però, era l'altra, ennesima, conversazione con Damian finita male. Aveva creduto sul serio di poter finalmente ascoltare delle scuse, quelle scuse che aveva aspettato per sette anni e che, era sicuro, avrebbe accettato senza battere ciglio. Alla fine era rimasto ancora a mani vuote e, se Damian non voleva intraprendere una relazione con lui fino a che il problema non fosse venuto a galla, lui non voleva intraprenderla fino a che l'altro non si fosse fatto un esame di coscienza. Aveva aspettato e sperato un momento del genere per non aveva idea nemmeno lui di quanto, ma, per quanto continuasse ad attendere, rimaneva comunque a bocca asciutta. Come si riusciva a fare finta di niente anche dopo mille più uno tentativi? Mentre ascoltava certi pensieri, un'altra fitta alla bocca dello stomaco lo colse improvvisamente, facendolo rimanere per un attimo senza fiato. Maledetta quella sbronza del cavolo! Spossato, appoggiò il capo contro la parete, chiudendo gli occhi, oppresso dal silenzio surreale di quella stanzetta. Chissà che avrebbero pensato gli altri di quella sua patetica fine...
Dopo un tempo che, a lui, parve interminabile, sentì bussare alla porta e la voce di Steve dietro di essa che, preoccupata, gli chiedeva se fosse tutto ok.
«Entra... se vuoi.» lo invitò.
Senza farselo ripetere il biondo abbassò la maniglia e fece capolino nella stanza, trovano l'amico rannicchiato su sé stesso, con la testa
fra le mani.
«Che hai combinato?» gli chiese dolcemente, mentre gli passava una mano fra i capelli castani, notando il colorito verdastro e le
occhiaie pronunciate.
«Non lo so. Un altro disastro presumo.» biascicò.
«Non intendevo con Damian, ma con birre e alcolici vari...»
«Non so nemmeno questo. A dire il vero non mi sono accorto di aver esagerato... è stato un attimo e poi ho iniziato a sentirmi un vero
schifo.» spiegò.
«Per un attimo ho creduto che lo avessi fatto intenzionalmente.» si morse un labbro colpevole.
Matt arcuò un sopracciglio, guardandolo storto. «Ma che dici? Ti pare che mi stia divertendo?»
«No... ma pensavo che Calvin ti avesse contagiato con la sua scarsa sanità mentale.» ammise.
L'altro ridacchiò. «Sì, come no... sai, nei miei deliri ho anche finito per confessare il piano infallibile a Damian.» ricordò. «Sul serio!?»
fece il biondo incredulo. «Sì, ma alla fine mi sei venuto in mente tu e sono scoppiato a ridere come un fesso!»
Steve si lasciò trasportare dalle risate, immaginandosi Matt parlottare cose senza senso per una serata intera.
«Beh... comunque un fesso lo sei davvero.» aggiunse tornando serio.
«Un bel casino eh?»
«Forse sì, o forse no. Dipende da te.» rispose l'altro sedendoglisi di fianco.
«Saltiamo la parte in cui cerchi di scucirmi informazioni indirettamente... so già che è corso a raccontarti tutto... anzi, che sei corso a farti raccontare tutto, come sempre!» lo riprese stizzito.
L'altro sgranò gli occhi, grattandosi il mento. «Ops. Beccato.» sorrise poi furbetto. «È solo che mi preoccupo. Devo sapere e valutare con calma se, alle stupidaggini che vi dite, si può rimediare o se a volte esagerate troppo. Ho bisogno di tempo per elaborare scuse convincenti!» esclamò.
Matt alzò leggermente la testa, guardando l'amico con occhi lucidi. «Sette anni fa, quando sono andato a casa sua per salutarlo, l'ho visto sul suo letto mentre si baciava con un altro.» lo zittì di colpo. «Che scusa puoi inventarti per questo?»
Steven lo guardò incredulo, scuotendo il capo, boccheggiando ripetutamente. «No.» mormorò infine. «Non ci credo... insomma... mi stai prendendo in giro!» esclamò, credendo sul serio che l'altro volesse metterlo alla prova.
Il piccolo scosse il capo. «Purtroppo no.»
«Non ha senso. Non può essere...» insistette.
«Può essere eccome, invece.»
«Perché non me lo hai mai detto? Io ero rimasto fermo al fatto che eri arrabbiato perché ti aveva avvisato tardi della sua partenza...
perché ti eri sentito trascurato...»
Matt sorrise amaro. " Trascurato." «Non l'ho detto a nessuno in realtà... è una cosa che mi porto dentro da parecchio e che piano piano si è ingigantita, arrivando a estendersi come una macchia d'olio, coprendo tutto... tutto il resto... tutto quello che c'era di bello. L'ho odiato tanto, ero arrabbiato, frustrato, incazzato nero... prima con lui, poi anche con me stesso, per non essere entrato in quella stanza e averlo preso a calci.» ammise.
Steven lo guardò mortificato, pensando che avrebbe volentieri preso a schiaffi il cugino al posto di Matthew... tuttavia nella sua testa tutta quella cosa rifiutava comunque di prendere forma. Più che altro trovava davvero strano che, per tutto quel tempo, Damian avesse continuato a professare il suo amore per il castano, se alla fine, da come diceva il piccolo, tutto questo amore non esisteva. «Matt io non ne avevo idea. Posso giurati che se l'avessi saputo non avrei mai insistito in questo modo affinché foste costretti a rivedervi... insomma è pur sempre mio cugino, ma non si può permettere di fare il coglione così... mi dispiace, davvero.» sussurrò ancora, sporgendosi per abbracciarlo. «Però questo è un motivo in più per mettere finalmente in chiaro le cose fra voi due. Una volta per tutte.» aggiunse.
Matt tirò su col naso, lasciandosi avvolgere completamente dalle braccia dell'amico. «Io volevo a tutti i costi passarci sopra, ripartire da zero... ma se scoprendo le carte finissi per perderlo davvero?» mormorò sull'orlo del pianto.
Steve appoggiò la testa sulla sua, accarezzandogli la schiena. «Matty... in questo modo lo stai perdendo comunque. La cosa migliore che tu possa fare ora è ascoltare quello che ha da dirti. Poi, con calma, potrai trarre le tue conclusioni. Così stai solo girando in tondo evitando il problema, creandoti l'illusione che ci siano altre soluzioni, quando in realtà, non ce ne sono. E se andrà male... beh, potrai finalmente dire di aver messo un punto fermo a questa storia e andare avanti con la tua vita.»
«Mi domando come farò quando te ne andrai a vivere con Amber e mi lascerai tutto solo...» sospirò, tirando di nuovo su col naso.
«Verrò a vivere vicino a te.» rispose l'altro stando al gioco.
«Sarà meglio per te!»

My Lovely EnemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora