Il solo fatto di aver cambiato aria si stava rivelando molto più terapeutico di quanto Matt non ritenesse possibile. Sì, aveva fatto decisamente bene a piantare tutti in asso!
Era il terzo giorno che passava lontano da casa Cooper/Evans ed il suo umore era cambiato completamente. L'unico problema adesso era alzarsi, fare colazione, prendere la bicicletta e andare in spiaggia, ritirandosi tranquillamente alla sera. Era anche molto fortunato ad avere il mare a soli trenta minuti di strada percorsi a suon di pedalate.
Il sole era abbagliante, l'acqua cristallina e il lido sempre affollato e, soprattutto, pieno di bei ragazzi che non perdevano occasione per avvicinare il piccoletto per fare due chiacchiere. Matt però li aveva sempre, gentilmente, invitati tutti a girare al largo. Si era appena liberato di un peso e di certo non se ne sarebbe accollato un altro, anche perché un altro in verità c'era già.
Era inutile negarlo, nella sua mente era ancora ben vivido, come marchiato a fuoco, il ricordo di quel bacio che si erano scambiati lui e Damian, un po' frettolosamente, durante la festa di Steven.
Era stato così sconvolgente da non fargli nemmeno rendere conto che, ogni volta che ci ripensava, istintivamente passava la lingua fra le labbra, sperando di poter sentire ancora il suo sapore.
Guardando, ma non vedendo veramente, le pagine del solito libro che si portava in spiaggia, sospirò affranto, pensando che la faccia del moro, quando era andato via, non gli era piaciuta per niente.
Ormai, in ogni caso, non avrebbe potuto fare niente per porvi rimedio, forse, solo una volta tornato.
Il cellulare nello zainetto prese a vibrare, distraendolo dal suo stato autocommiserativo e facendolo, allo stesso tempo, sorridere.
«Ehi biondo, come te la passi?» rispose allegro a quella telefonata che, quotidianamente, riceveva.
Dall'altra parte ci fu un momento di esitazione «Bene... diciamo.»
Matt sospirò tirandosi a sedere sul telo blu, steso sulla sabbia «Steve... è successo qualcosa?»
«No, no. Va tutto bene, non ti preoccupare. Ogni tanto mi sento proprio triste sapendo che non ci sei... sembro la tua mogliettina affranta rimasta a casa, mentre il marito é fuori città per lavoro!» scherzò, seppur controvoglia. «È solo che ci manchi, sai?» aggiunse sussurrando, come si trattasse di un segreto.
«Vi?»
«Non fare il finto tonto.»
Ci fu un altro momento di silenzio imbarazzante, durante il quale il più piccolo stava decidendo se fosse il caso o meno di fare quella domanda. Poi, cominciando a giocare con i lembi dell'asciugamano, decise che la curiosità dovesse essere soddisfatta «... come sta?»
«Secondo te?» rispose l'altro leggermente scontroso.
«Per favore, non voglio ricominciare. Sono andato via per riflettere senza pressioni, altre prediche non le subisco.» chiarì immediato.
«Spero che questi tre giorni ti abbiano fatto rinsavire leggermente. Tutto qua.»
«Forse sì. Insomma, va sicuramente meglio di prima...»
«Ma non hai ancora preso una decisione.»
«No. Ma direi che ho tempo in abbondanza per continuare a pensare.» rispose, anche se non del tutto convinto.
«Vorrei solo dirti di non fare una stupidaggine. Ho avuto altri esempi, piuttosto lampanti, di persone che hanno aspettato decisamente troppo tempo per prendere posizione. E credo che i risultati si commentino da soli.»
Matt non rispose, troppo impegnato a far scorrere la sabbia fra le dita, guardando i granelli venire trasportati dal vento e cadere poco più in là.
«Spero che, almeno, ti sia accorto del cambiamento che ha fatto.» riprese l'altro.
Poi aggiunse con tono d'attacco «Avrei tanto voluto fare questa conversazione vis a vis, ma le circostanze non sono state poi così favorevoli... però è giunto il momento che qualcuno dia a questa storia una bella scossa! Non importa quante volte ve lo si dica, non riuscite a capire quanto deficienti voi siate. Permettimi, ma ultimamente tu batti tutti i record. Dico io, ma la bocca non si può usare anche per parlare?»
Il castano scattò sull'attenti «Che vuol dire "anche per parlare"?»
«Guardati... sei arrivato al punto di non potermi neanche confessare quello che fai con i ragazzi che ti piacciono!» sbottò offeso «Ma io so sempre tutto, comunque!»
L'altro si indispettì per il fatto che Damian avesse spifferato tutto «Sì, e mi immagino chi sia corso a parlartene!»
«Il punto è, cretino, che avrei voluto saperlo da te.» replicò dolcemente.
«Scusa...» si arrese, ammettendo che il biondo aveva ragione, come sempre «ma comunque non mi piace!» precisò stupidamente.
«Beh, è evidente che tu abbia fatto zero progressi. Peccato.» mormorò avvilito l'amico, dopo aver sbuffato.
«Ok, forse solo un pochino.»
«Matt?»
«Un pochino tanto. Ma come faccio a buttarmi così, come se niente fosse? Se lo sai, ti prego di dirmelo.» implorò sentendo l'ansia impadronirsi del suo cervello, tanto per cambiare.
«Basta andare per gradi. Anche se sono convinto che abbiate già bruciato le prime venti tappe fondamentali... posso solo immaginare come ti senti, ma credimi, se ti dico che sono convinto che non sarà come prima.»
"Non sarà come prima" suonavano proprio bene come parole, peccato che non poteva lasciarsi andare ad una speranza. In quel momento aveva bisogno solo di certezze «Come fai ad esserne sicuro?»
«Siete cresciuti. Tu sei diverso, lui è diverso. E poi...»
«E poi?» insistette.
«E poi chiamalo e parlaci! Non posso sempre essere io a mettere a posto tutto! In questa vicenda ci hanno già messo bocca troppe persone estranee. La cosa è fra voi due, voi due dovete parlare. Tu, Damian e basta! Non perdere altro tempo, parlaci.» urlò, facendo quasi perdere l'udito al piccolo.
«Vedrò che si può fare.»
«Sì, però non fare come mio cugino che ha un concetto tutto suo di "parlare". Anche in questo caso posso giurare che ci ha provato, ma... no niente. Ti saluto, se vuoi continuare questa conversazione, sai chi chiamare. Per inciso, non io!»
Matt abbozzò una risata, pensando che, qualunque fosse il problema, Steve sapeva sempre come fare per convincerlo. Se il lavoro al ristorante non avrebbe reso come sperava, si sarebbe potuto arrangiare come televenditore... sicuramente avrebbe avuto un futuro assicurato!
«Sei una piaga, ne sei a conoscenza?»
«Sì... la tua preferita però! Buon rientro a casa, sfigato!»
Così, senza aspettare una risposta, Steven agganciò la cornetta, lasciando Matt con un sorrisino sulle labbra e la voglia di risolvere finalmente tutto quello che era rimasto in sospeso.
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My Lovely Enemy
ChickLitMatthew Evans è al secondo anno di università e lavora come cameriere nel sempre affollato "King's Cross" pub. Vive in una modesta casetta assieme al suo migliore amico fin dai tempi del liceo, Steven Cooper più grande di un anno, che invece studia...