Capitolo 4

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Il giorno dopo mi svegliai di buon umore e andai a fare colazione insieme a Gillian e alla famiglia William. Il solo fatto che a girare per l'enorme sala da pranzo ci sarebbe stato Scott mi tirava su di morale. I camerieri,tra i quali riconobbi,giustamente, Federik stava servendo croissant,caffè,uova e altri cibi tradizionali inglesi che anche se non erano un granché posso ammettere che si presentavano bene. Gillian era silenziosa ma non per questo addormentata o moscia anzi si guardava intorno con interesse come per memorizzare ogni piccolo dettaglio della stanza. Ad un tratto la piccola William prese la parola alzandosi con leggiadria
- penso che mia madre non vorrebbe che noi la piangessimo chiusi in casa ma vorrebbe che la ricordassimo facendo ciò che le piaceva di più- disse cercando conferma nello zio che sorrise benevolo
- Penny ha ragione mia sorella avrebbe voluto che noi continuassimo a vivere- disse solenne e il signor William alla sua esclamazione si alzò e se ne andò borbottando tra se. Lawrence si chinò verso me e Gillian
- scusatelo ma è molto sconvolto e quando sente parlare di mia madre soffre molto- ammise e lo guardai dolcemente. Era così ingenuo? Suo padre era un tipo violento e si vedeva per come aveva trattato il cognato che era solamente un innocuo sacerdote di animo buono.
Ci preparammo per l'atteso picnic in ricordo di Claire William e mi stupì nel vedere,per la prima volta,Gillian stare proprio muta. Di solito parlava sempre o faceva la civetta con qualsiasi essere maschile che le stava intorno mentre in quel momento era muta vicino a me che continuava a guardarsi intorno.
- cara sorella non sapevo fossi muta- dissi dandole una leggera gomitata
- non sono muta. Osservo- rispose sospirando appena
- quel sospiro è sospetto. Sei sicura di stare bene?- chiesi di nuovo stranamente preoccupata
- tutto bene, siamo solo all'inizio dell'avventura. Non può andare male già ora- sorrise come sempre e mi tranquillizzai. Penelope scelse una prateria a pochi chilometri dalla tenuta William. Ovviamente andò la stessa Penelope a prendere i cesti del picnic dalle braccia muscolose del "MIO" Scott,ma non mi arrabbiai. Poteva cercare in tutti i modi di avvicinarsi a lui ma non sarebbe mai stata vicina come lo ero io. Incominciammo mangiando dei panini e sandwich. Padre Robert ci spiegò che per quanto sua sorella fosse nobile di sangue non volesse mai abituarsi del tutto agli agi della loro vita e amava tutto ciò che era semplice.
- come i sandwich- sorrisi e lui annuì. Doveva essere una gran donna la
Signora William. Dopo il picnic Penelope da buon "spirito libero" si sdraiò sull'erba e si prese quel poco sole che le nuvole riuscivano a far trapelare, Gillian la imitò ma capii che lo stava facendo solo per tenere d'occhio quella pazza diciottenne; Mentre io mi sedetti accanto a Lawrence che sembrava immerso nei pensieri.
- vi manca molto?- chiesi guardandolo comprensiva
- una persona lascia un segno grazie a tutto quello che ha fatto nella sua vita. Mia madre ha fatto tanto e non può essere dimenticata ma vivere nel ricordo non è vivere,non crede?- mi chiese poi guardandomi. Aveva dei grandi occhi scuri che mi guardavano innocenti e ingenui così annuii.
- però penso anche che sia ingiusta la sua morte. La morte infine è qualcosa di inevitabile ma viviamo tutta la vita come se fosse una leggenda, la temiamo ma non le crediamo finché non ci si presenta davanti e ci toglie l'unica cosa che amiamo- disse pieno d'animo
- mi sembrano argomenti un po pesanti da digerire con sandwich e succo di mela - sorrisi cercando di calmarlo
- ha ragione mi scusi a volte assomiglio troppo a mio zio e non posso sempre
vantarmene- sorrise imbarazzato
- siete un uomo profondo e pieno di cultura come vostro zio e non dovete vergognarvene ma ricordate sempre che l'intelligenza è un dono e la cultura un fardello e non ve ne prendete carico se non riuscite a reggerlo - dissi dandogli una carezza sulla spalla
- siete una donna profonda signorina Bath e vi assicuro che non avevo mai avuto una conversazione del genere con nessun altro che non fosse mio zio- mi disse guardandomi con gli
Occhi socchiusi in modo pensoso
- lo prendo come un complimento- sorrisi guardando avanti a me la prateria.
- perché lo è- concluse lui per poi unirsi a me a contemplare la flora inglese.

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