Capitolo 47

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La stanza era vuota. C'erano Solo vari lettini e solo uno di questi era occupato con un velo bianco che copriva il paziente. Mi avvicinai mentre Scott mi copriva le spalle. Appena fui di lato alzai il vero e mi ritrovai davanti un uomo anziano che dormiva pallido.
- controllagli il polso- mi consigliò Scott guardandolo. Mi avvicinai e sentii un leggerissimo battito.
- è vivo.... non credo per molto ancora- ammisi e lo guardai accarezzandogli una mano. In quell'istante la porta della stanza si chiuse e scattò la serratura.
- Scott!- lo chiamai e lui si scaraventò di là per cercare di aprirla. Ovviamente non era il signore coricato sulla barella la persona che avevo visto entrare e sicuramente mentre noi eravamo intenti ad occuparci dell'uomo moribondo quella persona poteva benissimo svignarsela e chiuderci dentro.
-Ho....Ho...mm-  provò a dire lui stringendomi debolmente la mano con cui accarezzavo la sua
- non si sforzi- dissi a bassa voce ma lui sgranò ancora di più gli occhi
-Hom..e..Le- riprovò a dire ma il fiato gli venne meno. Era uno strazio vederlo sprecare le sue ultime energie per dirmi qualcosa
- homele? Che cosa mi vuole dire? Aspetti .... Homeless? Vuole dire questo?- chiesi avvicinandomi speranzosa
- Daniel....- concluse la frase e spirò. Gli chiusi gli occhi e rimasi a guardarlo.
- è chiusa con qualcosa di più compatto fuori. Forse ci hanno sbarrato la porta con un'asta di ferro. Di sicuro in questo angolo sperduto dell'ospedale nessuno verrà mai ad aiutarci. Un piano alternativo?- mi chiese Scott asciugandosi il sudore
- Daniel Homeless. Sono state le sue ultime parole- esclamai e lo coprii con un lenzuolo.
- Homeless? C'è un altro Homeless? Certo, al peggio non c'è mai fine-  si lamentò
- ok,prima di tutto usciamo di qui- dissi  facendomi coraggio. La porta era proprio chiusa per bene e se non fossimo stati in una situazione difficile il modo in cui Scott si buttava sulla porta con tutto il suo peso per cercare di sfondarla era assai divertente. Dopo che si fu quasi rotto la spalla decisi che non poteva continuare così.
- ci sarà un modo più semplice- costatai
- e meno doloroso- aggiunse Scott massaggiandosi il braccio.
- doloroso? La pistola!- esclamai
- rischiando di svegliare l'ospedale intero e chiamare la polizia?- mi chiese aggrottando le sopracciglia
- non eravamo in un angolo sperduto? Se non ci sentono urlare non sentiranno nemmeno qualche colpo di rivoltella- ammisi sorridendo maliziosa. Scott ricambiò il mio sorriso e gli si illuminarono gli occhi.
- è carica?- chiesi venendo attaccata da un dubbio
- certamente. Ne usiamo due per distruggere i cardini della porta e c'è ne rimarranno solo quattro- constatò Scott prendendo la rivoltella e colpendo con una mira micidiale i cardini di ferro che si ruppero immediatamente. Scardinammo la porta e trovammo una lastra di metallo che sbarrava la porta e la maniglia e la scavalcammo.
- ora non ci resta che chiudere tutta la famiglia Homeless in gattabuia- affermò Scott e mi guardò.
- insieme?- esitai e lui mi sorrise e mi strinse la mano
- sempre- esclamò.

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