Neun.

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*Consiglio di leggere il capitolo con sottofondo la canzone nei media*

***

"Il ricordo è un poco di eternità."
          - Antonio Porchia


La adagiò sui sedili e si preoccupò che fosse coricata in modo tale da non cadere in caso di turbolenze. Quando Loki era stato legato al suo sedile e il jet si era levato da terra, Captain America rimosse il suo caschetto e prima di alzarsi in piedi gli venne spontaneo liberare il volto di Amelia da quelle ciocche rosse. Fu strano. Sfiorare la sua pelle. Ci mise più del dovuto a sistemarle i capelli. Attraverso i guanti sentiva delle piccole scosse partire dai polpastrelli per poi terminare nei gomiti. Era una sensazione che aveva già provato in passato e che si era ripromesso di non provare più.

«Sei stata brava.» Le sussurrò non appena lei aprì gli occhi improvvisamente. E lo era stata davvero: aveva distratto così tanto il dio che non c'era stato nemmeno il bisogno dell'intervento successivo di Thor.

«Do- dove...?» Dov'è lui? La faccia di Amelia si era tinta di confusione e panico, emozioni che scemarono, svanendo via, quando Steve le ripeté di nuovo:

«E' tutto apposto, sei stata brava.» E allora si lasciò andare a quella bella voce e quelle parole rassicuranti. L'ultima cosa che vide prima di abbandonarsi alla piacevole sonnolenza fu l'espressione furente di Loki.

Steve si alzò e si volto per raggiungere Tony Stark. Intraprese una breve conversazione con quest'ultimo, ma nulla di che, l'uno disprezzava l'altro e se qualche volta si scambiavano due parole era per una pura formalità che partiva da Steve. Ciò che occupò i suoi pensieri e la sua attenzione per tutto il tragitto furono gli occhi di quel dio su Amelia.

La guardava con uno sguardo così carico di emozioni che per interpretarlo del tutto ci voleva una laurea in psicologia, ma ciò che si riusciva a cogliere senza problemi da quegli occhi ridotti a due fessure era la rabbia, la delusione e... qualcos'altro, qualcosa di molto profondo, forse apprensione, forse affetto.

Amelia gli aveva confessato senza vergogna quanto ancora volesse del bene a quel pazzo, ma dopo aver assistito alla scena di un'ora fa, Steve era convinto che l'opinione di Amelia non sarebbe stata più così confusa come ammetteva lei. Ha visto con i suoi occhi di cos'era capace e qualsiasi opera benevola abbia fatto in passato non poteva mai creare un equilibrio con le cose orribili che aveva fatto in meno di una settimana.

Arrivò un momento in cui gli occhi aguzzi di Loki scrutarono attentamente e velocemente la figura di Captain America. Adesso che poteva osservarlo senza la maschera, gli avrebbe potuto assegnare nuovi vezzeggiativi sprezzanti, come ad esempio: biondino o sguardo da cerbiatto, ma quello che gli piaceva di più rimaneva sempre il soldatino. IronMan lo aveva battezzato come uomo di ferraglia e la donna alla guida del veicolo (che aveva intuito fosse la famosa Vedova Nera, di cui Barton gli aveva tanto parlato): sgualdrina rossa. Anche se non sapeva più chi definire con quell'insulto fra le due donne fulve in quel jet. Una aveva un passato da spia russa, il suo registro era pieno di note rosse, era stata la causa di moltissimi omicidi e tragedie prima di redimersi. L'altra era diventata una doppiogiochista, gli aveva mentito, lo aveva illuso e deluso. E tradito.

Stava occupando quel tempo a cercare un giusto nomignolo/insulto per lei, che se ne stava sdraiata su quei sedili, bella ancor più di quando aveva sedici anni, un angelo dalla pelle diafana e delicata, le gambe toniche e flessuose, il corpo snello, le labbra carnose e di ciliegia, i capelli dell'Inferno.

Serrò la mascella quando fu costretto a ricordare alla sua coscienza che doveva cercare un insulto adatto con cui chiamarla, non ammirarla.

Ammirarla
, già. Gli fu difficile ammettere a se stesso che era quello che stava facendo.

Eppure, poteva sforzarsi mille volte, ma per lui, rimaneva sempre la bambina che attraversò il quadro, solo che adesso nella sua testa suonava con un tono distaccato e sarcastico.

Un fuoco bruciò nel suo petto quando il soldatino slegò Amelia dalle cinture di sicurezza e la prese fra le sue braccia. Era una sensazione opprimente, gli faceva montare la rabbia sui polmoni, faticando a respirare, nulla in paragone con l'invidia che provava per il fratellastro.

L'uomo di ferraglia venne a liberarlo e quando le porte del jet si aprirono, Captain America uscì fuori con Amelia in braccio, e una scorta di soldati arrivo per portare Loki nella sua cella, dove già Nick Fury e Thor lo stavano aspettando.

*

I capelli rosso fuoco sudati erano sparsi a ventaglio sui vari cuscini che tenevano la sua testa e il busto inclinato. La pancia pesava come non aveva mai pesato nei nove mesi trascorsi. Un dolore lacerante le attraversava il ventre e tutte le ossa del corpo.

Respirò ancora una volta e spinse forte, con rabbia, in un urlo.

Quel fastidio nella sua intimità dolorante andò improvvisamente via e una stanchezza accompagnata da un senso di libertà si impadronì di lei in una sonnolenza estranea e soddisfacente.

Respirò l'aria che ora le sembrava più leggera e iniziò a singhiozzare quando sentì il pianto del suo bambino invadere la stanza. La serva le si avvicinò e le porse un piccolo fagottino ancora un po' sporco di sangue. Con la vista appannata di lacrime copiose, si sforzò di osservare quella piccola creatura che aveva tenuto in grembo per nove mesi.

«E' un maschietto, mia Signora.»

Ma lei lo sapeva già, lo aveva sempre saputo.

«Thanos.» Sussurrò, accarezzandogli una guancetta paffuta. «Il suo nome è Thanos.» E quando pronunciò nuovamente quel nome, il bambino aprì gli occhi, rivelando delle iridi di un azzurro malato e una sclera completamente nera.



Amaya si svegliò di colpo e si mise subito a sedere per prendere aria.

Da lì era iniziato tutto.

Da lì era iniziata quella maledizione.

Ma perché lo aveva sognato?

Solo quando si voltò verso la finestra notò la presenza di un uomo che non era suo marito. Non poteva essere suo marito, lui era andato via ieri, l'aveva abbandonata, le aveva detto che tutta quella situazione non la reggeva più. Non ci era rimasta male di niente, non lo aveva mai amato, tecnicamente non era nemmeno suo marito, perché Amaya continuava a portare il suo cognome da nubile e non si erano mai sposati. Il povero e ingenuo uomo era stato solo una copertura per tenere al sicuro Amelia.

Accese la luce.

Una parte di lei aveva saputo che era lui.

«Che vuoi?» Domandò brusca, con la voce di una donna che non aveva fatto altro che piangere.

«Mi saluti così dopo più di due decenni che non ci vediamo?»

«Beh, sei invecchiato.» Osservò lei, giusto per accontentarlo e dire qualcos'altro. «E adesso vattene. Tu sei la ragione del mio dolore.»

Quelle parole lo ferirono al cuore. «Sarò veloce, allora.»

«Fai bene, perché non ho alcuna intenzione di parlarti.»

«Si tratta di tua figlia e di mio figlio.»
Amaya ebbe la forza di volontà di guardarlo solo in quel momento.

«Vuoi dire lo stregone, il principino, il gigante di ghiaccio storpio che ha ridotto mia figlia così?» Ringhiò in preda alla collera, mentre si liberava delle coperte e si alzava in piedi. Gli occhi gonfi le facevano male.

«Mio figlio ha commesso molti sbagli, ma non puoi accusarlo di qualcosa che hai commesso tu.» Odino cercò di non andare in iperventilazione e di mantenere la calma.

«Io l'ho solo protetta da te, dai tuoi figli, da quella pazza di tua moglie e da quella maledetta profezia!» Si avvicinò a lui, a ogni passo le parole erano più scandite e il tono di voce più alto.

«Sai che è una cosa che non dipende da noi.» Le disse nel modo più calmo possibile.

«Sì, ma noi l'abbiamo mandata avanti, aggravandola.»

«No, abbiamo fatto in modo che tutto questo possa finire una volta per tutte.»

Gli puntò un dito contro, pungolandogli il petto. «TU hai fatto in modo che tutto questo possa finire una volta per tutte, usando mia figlia per i tuoi scopi.»

«I miei scopi?!» Sbottò, perdendo così le staffe. «Salvare l'intero Universo è un piacere, un mio sporco comodo?»

«Avresti potuto informarmi, invece lo fatto quella feccia di tua moglie, spezzandomi il cuore.» E la rabbia che aveva nei suoi confronti venne a galla dopo anni e anni. «Ma me lo sarei dovuta aspettare da uno come te, pronto a fare di tutto per salvarsi le chiappe.»

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