Zwölf.

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*Consiglio di leggere il capitolo con la canzone
che ho messo nei media come sottofondo*


"
La verità fa male per poco, ma una bugia fa male per sempre."

- Anonimo.



                 Quando la porta automatica si aprì davanti a lei, entrò con sicurezza e fermezza

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 Quando la porta automatica si aprì davanti a lei, entrò con sicurezza e fermezza. La convinzione di potercela fare era grande, l'aveva tessuta e lavorata per ore, fino a preparare se stessa sul fatto di essere in grado di poterlo affrontare ancora una volta.

Loki non si sarebbe mai aspettato un suo ritorno, non era da lei riprovare. La conosceva bene: non ritentava mai a fare ciò che aveva fallito miseramente una volta.

La incenerì con i suoi occhi leggermente socchiusi, con il mento basso a risaltargli i zigomi scarni.

Ma Amelia credeva davvero in se stessa, sta volta; aveva programmato tutto nei minimi dettagli, pensando a ogni cosa. Sapeva che non avrebbe fallito.

«Ti assicuri che io sia ancora qui?» Sibilò sprezzante, pieno d'odio. «Se io sia reale, o no?»

«Smettila.» Lo interruppe, prima che potesse andare avanti, esagerando. «Sono consapevole di ogni cosa adesso. L'Amelia che conoscevi anni fa, non c'è più.» Le ferite che erano state aperte dalle parole pronunciate poco prima da lui, si rimarginarono con quelle poche frasi che era riuscita a dire senza farsi fregare dalle emozioni.

Loki sogghignò. «Potrei dire lo stesso per me.»

«Sì, ma io a differenza tua non lo do a vedere uccidendo tutto ciò che si muove.» Parlò lentamente, con quel sarcasmo che lui usava sempre con lei, usandolo in un modo così persuasivo da far irrigidire Loki sul posto su cui era seduto. Ma lui si riprese con un sorriso beffardo, senza dargliela vinta.

«Il tuo lavoro lo ha già fatto la Vedova Nera», disse pacatamente, ricordandosi con umiliazione della sua sfacciataggine. «puoi anche andartene.» Fece una piccola pausa, prima di aggiungere: «D'altronde è ciò che sai fare meglio.»

Amelia sentì ogni sua terminazione nervosa attraversata da un'unica e potente scossa di energia negativa. Venne colpita da un interrogativo che la scombussolò così tanto che per un attimo perse l'equilibrio. Fisso il vuoto, ragionandoci su. Quando alzò gli occhi su Loki, quello inclinò impercettibilmente il capo verso una spalla, incuriosito da quegli occhi blu diventati così di colpo inespressivi. Per un attimo fu tentato di entrare nella sua testa tramite il legame che li univa, ma Amelia gli risparmiò la fatica: «L'ultima volta che sono stata ad Asgard, come sono andata via?» Decise di approcciare così quell'argomento così delicato.

Come avrebbe potuto dirglielo?

«Non te lo ricordi?» Le chiese in un ghigno, reprimendo il ricordo dei muscoli di latta e del nodo alla gola, conseguenze delle parole pronunciate dalla donna davanti a lui, anni fa. «Non ti ricordi di come mi dicesti in faccia che io fossi irreale?»

Amelia deglutì, strinse i pugni in un moto di rabbia. La sua ira era concentrata su una persona. «Raccontamelo.» Disse con fermezza, sedendosi a terra, a gambe incrociate, davanti alla cella.

Loki non si fece intenerire da quei movimenti che per un attimo gli ricordarono la bambina di otto anni che lei era un tempo. Gli occhi blu lo inchiodarono in uno sguardo serio e attento, e lui, che si era ripromesso di non parlarle più se non per riempirla di cattive parole, si avvicinò al vetro verdastro della cella e la guardò intensamente. Amelia si sentì attraversata da parte a parte da quelle schegge verdi, quegli occhi così diversi dalle iridi di smeraldo che conosceva bene, che amava così tanto.
In quel lungo silenzio di parole, gli sguardi urlavano.

«Ti stavo aspettando dove avevamo deciso di incontrarci. Tu eri strana, mi guardavi come se non mi conoscessi davvero, ma fingevo di non capire.» Parlò lentamente, a bassa voce, ma non senza una leggera nota di irritazione. «Eravamo alle cascate del Bifrost...» Ma Loki non riuscì più a continuare con le parole. E così lo ammise a se stesso: dopo anni, faceva ancora male. Dopo anni, poteva sentire ancora il rumore del suo cuore cadere in mille pezzi. La delusione, le lacrime, la rabbia.

Così, entrò nella testa della sua allieva e con la mente, ripercorse ogni momento di quella sera.

Amelia vide se stessa scendere le scale, avvicinarsi a lui, parlargli, camminare con lui, mentirgli, ferirlo, fino a quando lui non andò via, lasciandola a terra. Ma fra lei e Loki c'era un legame raro e intenso, quindi, quel ricordo, non lo vide e basta, ma lo sentì. I sentimenti di lui, il suo dolore, si era incastrato nel petto di lei e adesso le faceva male.

Loki sapeva che se le avrebbe mostrato le immagini e la scena così com'era nei suoi ricordi, avrebbe rischiato di farle provare anche ciò che aveva passato, tutte le sue emozioni, i suoi sentimenti. Ma, mentre lei vedeva e veniva colpita da quel turbine di sensazioni, fu grato che lei potesse provare il suo dolore, perché la comprensione da parte di qualcuno a cui tenesse davvero, gli era mancata disperatamente. Si sentì sollevato e, non appena Amelia riemerse dal ricordo e rialzò lo sguardo su quello di lui, se ne accorse: quegli occhi limpidi di una volta, erano lì. Il Loki che conosceva non era andato via.

Amelia si alzò in piedi solo per raggiungere il vetro della cella, oltre la ringhiera in metallo, con la mano, rischiando anche di cadere.

Gli occhi lucidi di Loki la guardavano confusi, mentre quelli lucidi di lei con tanta, tanta compassione e tristezza. Non aveva programmato di affrontarlo in questo modo, eppure, le andava bene così.

Loki si avvicinò lentamente , la mano iniziò a formicolargli per il desiderio di poggiarla su quella di lei, con solo uno spesso strato di vetro a dividere le loro dita. Dovette affrontare una battaglia fra il suo orgoglio, il ricordo della rabbia e la voglia di lasciarsi andare ai sentimenti e al perdono.

«C'è una cosa che devo dirti», gli sussurrò dolcemente, come una ninna nanna, come le carezze che lei gli faceva quando se ne stavano a letto, a contemplare le loro menti, studiando la telepatia. Quei ricordi scorrevano nelle pupille di entrambi. Parve proprio quella dolcezza a scuotere l'animo di lui e a fargli allungare la mano verso quel vetro che lo rendeva prigioniero delle sue colpe; eppure, guardandola, si rendeva conto che ciò che lo rendeva e che sempre lo avrebbe reso schiavo, fossero quegli occhi, quella chioma rossa, quel volto, quello spirito, quell'essenza di lei.

Quando i polpastrelli raggiunsero la base liscia e fredda, un boato e uno scoppio fece tremare ogni cosa con violenza, tanto da scaraventare Amelia su una parete, facendole perdere i sensi.

*

«Mettiti l'armatura!» Disse, 'sta volta con piena preoccupazione e non con l'intenzione di fare a pugni con lui da pari. Captain Ameria e Tony Stark corsero via e, mentre Banner si trasformava in Hulk davanti agli occhi di Natasha Romanff, il primo pensiero di Thor andò a Loki, perché questo era un attacco da parte dei suoi soggiogati, venuti a riprendersi il loro padrone.

Corse verso la stanza della cella, pieno di preoccupazione anche per Amelia, che era stata inviata in missione da Fury proprio lì. Nel tragitto incontrò alcuni inconvenienti, così, arrivò troppo tardi: Loki era stato liberato da un suo soggiogato.

«Loki, no!» Corse verso di lui che se ne stava davanti all'entrata della cella, saltò in avanti con le braccia protese in avanti per poterlo imprigionare di nuovo, ma attraversò la figura del fratellastro come se il suo corpo fosse fatto di vapore. Capì che si trattava di un trucco di magia quando la cella si chiuse con Thor all'interno e Loki, sorridente, libero, davanti a lui. «Liberami!»

Rise di gusto. «Oh, certamente, fratello. Come dici tu.»

Solo in quel momento Thor notò Amelia stesa a terra, vicino alla parete, priva di sensi. «Che cosa le hai fatto?! Hai avuto il coraggio di fare del male anche a lei?!»

A quelle parole, Loki lanciò un'occhiata di puro odio al fratellastro, per poi avvicinarsi a un altro dei suoi soggiogati, che gli porgeva in mano lo scettro del Tesseract appena recuperato.

La missione era stata completata con successo.

«Possibile che tu ancora non abbia imparato i miei trucchi?» Gli domandò con quel suo solito sarcasmo pungente.

In un moto di rabbia, Thor diede un colpo di martello al vetro, scatenando così il rischio dell'opzione automatica, cioè quella di scaraventare la cella nel vuoto in caso il prigioniero tentasse di scalfirne le pareti.

Loki ghignò maleficamente: «Gli umani ci ritengono immortali,» disse, avvicinandosi al pannello di controllo olografico. «vogliamo verificarlo?» Compose alcune sequenze, ma venne interrotto prima che fosse troppo tardi dalla parole di Phil Coulson.

«Indietro, prego.» Disse, con in mano un grosso fucile dalle forme non comuni. «E' un'arma che è stata sperimentata quando tu hai mandato il distruttore su questo pianeta. E' bella, non so nemmeno cos'è in grado di fare,» e in questo preciso istante, Amelia aprì gli occhi, con le orecchie che le fischiavano e la vista un po' appannata, visualizzò la scena con stupore e terrore. Si mise a sedere con la schiena poggiata sulla parete, cercando di riacquisire velocemente la sua lucidità, ma ciò che accadde dopo, non le diede il tempo di agire con i sensi ben messi. «che dici, la provo?» Domandò ironico Phil, azionando l'arma, accendendola.

Un rantolo uscì fuori dalla sua bocca quando Loki si materializzò dietro di lui, infilzandolo alle spalle con lo scettro affilato.

«NO!» Urlò Thor dalla cella, accompagnato dal grido di terrore di Amelia. Si alzò in piedi e raggiunse l'uomo che cadde a terra privo di forze, in fin di vita.

«Che cosa hai fatto?!» Gli urlò istericamente, guardandolo dall'alto. Ma Loki non la degnò nemmeno di uno sguardo, ritornò al lavoro che aveva iniziato e con poche mosse sul pannello di controllo, la cella cadde nel vuoto, a metri e metri da terra.

«A-agente», la chiamò Coulson, in un ultimo sforzo. «la- la missione, com-mpleta l-la m...missio...» E spirò.

Sotto shock, abbandonò il corpo dell'agente sul pavimento.

Si sedette lì vicino e con una mano si portò i capelli indietro. Guardò l'assassino che Loki era diventato, incontrando quegli occhi che erano ritornati scuri e privi di sentimento. Allora, Amelia ricordò le ultime parole di Coulson. Lui era presente quando Fury gli aveva affidato quel compito. Doveva portarlo al termine, contavano tutti su di lei. Lo avrebbe dovuto fare in memoria del coraggio dell'agente che era morto fra le sue braccia.

«Padrone, la ragazza?» Domandò un soggiogato a Loki.

Distolse la sua attenzione dal volto di lei per ordinare con una malsana felicità: «Lei viene via con noi.»






NDA.

Fatemi sapere nei commenti qual è stata la vostra parte preferita e perché! ;) Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una bella stellina :D

ALLA PROSSIMA (e ne vedremo di belle)!     

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