Capitolo 8+Richiesta

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CAPITOLO 8👓 e richiesta nell'Angolo Autrice

Igor giocò di gambe, schivando e poi mentre faceva una finta sulla destra colpì di gancio a sinistra.

Sorrise, aveva un gancio magnifico, ne andava veramente fiero di quello.

Fece dei salti e mosse le braccia per sciogliere i muscoli, mise bene la cuffietta e alzò di più il volume della musica. Mosse la testa al ritmo della batteria concentrandosi sul sacco rosso con scotch adesivo girato più volte su sé stesso.

Aprì e chiuse il pugno, bevve dell'acqua dalla bottiglietta che aveva appoggiato due ore prima vicino alla colona di mattoni rossi.

La musica ormai era diventata solo un piccolo ronzio nelle orecchie mentre dava pugni, si spostava con le gambe, schivava pugni non veri.

Quando si allenava aveva sempre la musica alta nelle orecchie, il timpano col tempo non avrebbe più fatto il suo lavoro ma se riusciva a cancellare la musica si abituava a cancellare anche le urla della folla e a sentire solo il fruscio dei colpi nell'aria dell'avversario.

Era una cosa che aveva capito all'inizio, quando erano cominciati i suoi incontri 'illegali'.

Schivò a destra, poi a sinistra, girò con le gambe su sé stesso e aiutato dal ritorno del sacco diede un veloce e forte diretto destro sulla faccia dell'uomo che aveva disegnato.

Se la faccia sembrava un certo capitano della squadra di football della sua scuola, beh era solo una coincidenza.

Continuò così per altri venti minuti, musica a palla, il sacco sempre colpito fino a quando in tutto quello si intrufolò una piccola sensazione, qualcosa non quadrava.

Non si fermò ma c'era tipo un allarme nel suo cervello che gli continuava a ripetere di schivare. Non sapeva ancora cosa.

Non era una cosa di tecnica, era più l'istinto da pugile che gli diceva di schivare e riattaccare. Il suo corpo ormai veniva controllato solo da quello.

Era un qualcosa che partiva dal cervello, arrivava al cuore e insieme all'adrenalina nel sangue si espandeva fino alle punte dei piedi chiusi negli stivaletti al polpaccio.

Non fece domande. Si abbassò di colpo quando sentì l'allarme sempre più forte nelle orecchie da non far sentir più la musica e poi rotolò a gambe al petto per proteggere lo stomaco, si alzò velocemente spinto dalle mani e posizione di Guardia: pugno sinistro avanti e quello destro indietro, così poteva tenere il pugno 'forte' pronto per colpire di diretto e quello sinistro per un jeb*.

Quando i suoi occhi vennero in contatto con la figura vestita da dei jeans rattoppati e t-shirt della palestra di Mr.Chuck rise togliendosi le cuffie dalle orecchie.

"Mi scusi Mr.Chuck, non aveva capito che fosse lei." ma dalla scintilla di divertimento e il sorriso impertinente sulle labbra non sembrava molto.

L'uomo sbuffò. "Cosa stai facendo Igor?"

Il russo si sedette bevendo dalla bottiglietta. "Mi alleno per il prossimo incontro."

L'uomo dai capelli quasi bianchi guardò la faccia disegnata con una muta domanda.

Igor fece spallucce "È solo un incentivo."

Mr.Chuck scosse la testa spostandosi davanti a lui. "Lo sai che la boxe non è fatta per uccidere le persone o per la vendet-"

"Parlare di boxe è come parlare di rispetto. Combattere per sé stessi togliendolo all'avversario. Lo so Chuck, me lo ripeti in continuazione, ma ripeti anche che devo vedere il sacco come un uomo- lanciò un'occhiata alla figura disegnata- beh, vedi? Ti ascolto qualche volta."

Mr.Chuck sbuffò e diede un piccolo scappellotto a Igor mormorando un 'impertinente'. Si voltò iniziò a urlare a Enzo di alzare di più la guardia prima di ritrovarsi a terra.

Igor sorrise. "Glielo dici sempre."

A quella frase Mr.Chuck si ricordò del russo rivoltandosi prima di entrare nel suo ufficio. "Tu fai una cazzo di pausa, Volkov!"

"Ma l'ho fatta Chuck!"

L'uomo lo guardò con un cipiglio serio. "Non mentirmi Igor. Ti ho visto dalla finestra, non ti sei fermato. Se non fai una pausa di almeno mezz'ora ti ridarò la quota del mese e ti caccio dalla palestra, siamo intesi?"

Il russo poté solo che annuire iniziando subito dopo a togliersi le fasce dai pugni, li aprì e chiuse più volte. Si accomodò di più sulla panchina osservando l'ambiente circostante.

La palestra era tutta in mattoni rossi, con il soffitto alto, un piano superiore, e in mezzo a tutto quel trambusto di ragazzi e sacchi c'era il ring.

Un quadrato rialzato dalle corde nere, un angolo rosso e uno blu per distinguere gli sfidanti. Era stupendo, lì come un re della palestra, sotto la vista di Mr.Chuck. L'uomo era un ex-pugile di fama mondiale arrivato fino al titolo mondiale prima di aver un incidente nel settimo round: la retina dell'occhio destro si era staccato facendogli perdere la vista ma aveva continuato a lottare fino al quindicesimo perdendo ai punti.

Per Igor era come il padre che aveva sempre sognato, lo incitava a continuare, lo consigliava ed era stato anche un po' grazie a lui che a quattordici anni aveva iniziato a boxare.

Rimaneva sempre nel suo ufficio per la maggior parte del tempo osservando dall'alto della stanza gli allenamenti. Per entrare nel suo ufficio si dovevano percorrere delle strane e cigolanti scale di metallo. Sotto c'erano i bagni.

Igor conosceva ogni fessura, ogni cigolio, in quale bagno dover andare se non voleva essere bagnato dallo scarico rotto. Andava lì da ormai cinque lunghi anni, quasi tutti i pomeriggi fino a sera, qualche volta era così stanco da essersi addormentato su una delle panche e risvegliato grazie ad una seccata gelida da parte di Skip.

Skip, soprannome di Skipper, era il sorvegliante che abitava al piano di sopra. Anche lui un ex-pugile che aveva smesso per trovarsi un vero lavoro con l'intenzione di aiutare la famiglia dalla crisi economica. Mr.Chuck aveva le sue foto attaccate sulla parete dei pugili che si erao allenati lì per poi essere diventati qualcuno realmente.

Igor lo sapeva, lo sentiva nel cuore, ci sarebbe stato anche lui un giorno su quella parete con i grandi della storia del pugilato.

Nessuno lo sapeva ma nei suoi quaranta anni Skip si allenava di notte quando le luci erano spente, i rubinetti gocciolavano, la luna entrava dalle finestre e i sacchi sono fermi ai loro ganci, tranne uno. E come fa a saperlo Igor? Lo ha sentito imprecare qualche volta quando rimaneva lì.

La mattina si alzava presto per andar a correre e quando arrivava a scuola era tutto stanco. I suoi amici pensavano sempre male quando diceva di aver fatto nottata. Lui, non che fosse vergine, non era un puttaniere. Non andava con le ragazze nelle discoteche, certamente che no! Non aveva tempo per andare in discoteca, si doveva allenare per continuare il suo sogno di boxe.

Igor non era come lo descrivevano tutti, solo quando parlavano di Seth allora dicevano la verità. Spietato fino all'ultimo con tutti, lottava per il trono e non si sarebbe fatto fermare da nessuno... o forse prima di due occhi grigi Giacimento?

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Hey ciao!
Questo è l'ottavo. Spiega com'è il mondo dell'Igor boxatore 'legale', di chi è Mr.Chuck e un po' la palestra.
RICHIESTA!
Potete aiutarmi a trovare il nome per la palestra?

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