Marshmallow

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"Non può piovere per sempre"
- Il Corvo

~•~

Ribellarsi:
rifiutare di ubbidire, opporsi, rivoltarsi.

Teneva i gomiti appoggiati sulla scrivania e il mento sulle mani incrociate, mi scrutava, ma non riusciva più a mettermi in soggezione.
- Non ha nulla da dirmi nemmeno questa volta immagino, signorina.
- Perché non parliamo di lei, invece? - Mi appoggiai anch'io sulla superficie di legno imitando la sua posizione. - Uno psicologo non dovrebbe far sentire a proprio agio i suoi pazienti? Io mi sono sempre sentita a disagio con lei, sa? - Ero sicura di me stessa, questa volta non avrei tenuto la lingua trai denti.
Mi continuava a fissare non lasciando trasparire alcun tipo di emozione.
- Sa una cosa, caro dottor Simoni? - Afferrai la borsa e mi alzai dalla sedia - Vada a farsi fottere! - Uscii spedita sbattendo la porta.
Appena misi piede fuori dall'edificio la gelida brezza serale dei primi di febbraio mi graffiò il viso.
Erano passate esattamente sessantaquattro ore e cinquantadue minuti da quella notte. Da quel sogno.
Devi trovarmi. Ma non sapevo nemmeno da dove partire a cercare. Cosa voleva dire che "stava tornando"? Era diventato un Caduto? O forse era l'angelo custode di qualcuno che conoscevo?
Riportami indietro. E questo cosa significava?
Squillò il cellulare.
- Scott -, risposi freddamente.
- Ciao, principessa. Non pensavo mi rispondessi, sei già uscita dallo psicologo?
- Se pensavi che fossi ancora da lui perché mi hai chiamato?
Silenzio.
- Scusa, non volevo...-, mormorai.
- Non importa -, sospirò - com'è andata?
- L'ho mandato a farsi fottere.
- Jessica! -, mi rimproverò.
- Lo so, lo so. Ho sbagliato, ma non lo sopportavo più.
- Diciamo che non sopporti più nessuno. Devi darti una regolata! - Chiuse la telefonata.
Dio, ma che mi passava per la testa?! Me la prendevo in continuazione con le persone che mi stavano accanto. Non mi meritavo il loro affetto.
Mandai un messaggio a mia madre per dirle che non sarei tornata a casa quella sera.
Il dottor Simoni aveva lo studio in centro. Scott abitava non troppo lontano da dove mi trovavo e a quell'ora era sicuramente a casa. Comprai dolci, patatine, pop-corn e bibite gasate ad un supermercato nei paraggi e mi diressi verso casa sua.
Una volta arrivata al suo condominio gli telefonai.
- Cosa c'è? -, rispose bruscamente. Come biasimarlo.
- Mi apri? - Riattaccai.
Il portone d'ingresso si aprì. Salii di corsa le scale. Scott mi aprì la porta, aveva intorno solamente i pantaloni della tuta grigia, quelli che gli cadono sui fianchi in quel modo così sexy...
Gli mostrai le buste della spesa e Scott le guardò con un mezzo sorrisetto - Mi perdoni?
Aprì le braccia. Lasciai cadere i sacchetti e mi fiondai contro il suo petto.
Ero scontrosa, aggressiva, arrogante e scortese con chiunque, qualsiasi cosa mi irritava e chiedere scusa ormai non bastava più. Non sapevo quante altre volte Scott mi avrebbe aperto la porta, le braccia e il suo cuore anziché mandarmi a quel paese. Ma anche questa volta mi era andata bene. Ero accoccolata tra le sue braccia, sul suo divano a mangiare marshmallow.
- Aaaaaaaaa! - Aprì la bocca e vi infilai la caramella gommosa bianca e rosa. - Gra-sie -, farfugliò tra un morso e l'altro.
- Non si parla con la bocca piena -, lo rimproverai scherzosamente.
Mi baciò dolcemente. La sua bocca aveva il dolce sapore caramellato dei marshmallow.
- Scusa ancora - Nascosi il viso nel incavo del suo collo.
- Non ti preoccupare, so che stai passando un brutto periodo.
- Riuscirò mai a trovarlo, Scott?
- Lo troveremo, insieme. Vanessa sta facendo delle ricerche e io sto indagando. Anche Virginia sarebbe felice di aiutarci. E scommetto che anche gli adulti lo farebbero volentieri...
- Lo so, lo so. Ma non voglio metterli in mezzo a questa storia. Ne abbiamo già parlato. - Avevo raccontato a Scott del sogno, lo avevo chiamato quella stessa notte e anche Vanessa ne era al corrente, ma non volevo mettere in mezzo Sonia, Laura o Mauro. Laura era scossa quanto me per Steve, sapeva benissimo che quel giorno sarebbe arrivato, ma si era affezionata a lui come se fosse stato davvero suo figlio. Perciò, visto che non avevamo la certezza che il mio fosse qualcosa di più di un sogno, era meglio non illudere nessuno. Nessuno a parte me.
- Io sono convinta che quello non fosse un semplice sogno.
- Lo so, principessa. Lo spero anch'io.

***

L'indomani mi svegliò Scott verso le sei con un caffèlatte e un cornetto alla crema che mi portò direttamente a letto.
- Grazie, mio principe. Cos'ho fatto per meritarmi tanto?
- Cos'ho fatto io per meritare te?

Mi portò a scuola sul suo bolide blu. Ultimamente non faceva altro che scarrozzare in giro la sua ragazza lunatica e depressa.
Mi tolsi il casco e gli depositai un casto e rapido bacio sulle labbra, pizzicandomi con il piercing.
- Grazie del passaggio e tutto il resto, a sta sera.
- Buona scuola, principessina mia.
- Beato te che non ci vai! -, dissi allontanandomi.
All'ingresso c'erano Vane e Virginia ad aspettarmi.
- JJ! - il soprannome che mi aveva dato Virginia - Era da un po' che non venivi a scuola - Mi abbracciò e mi diede un bacino sulla guancia. Avevo saltato gli ultimi giorni fingendomi malata e marinando la scuola andando a casa di Scott che mi rimproverava ogni volta. Mamma aveva notato che da quando Steve era andato a "studiare all'estero" ero cambiata. Cercava di non mettermi pressione, ma stavo veramente esagerando. Il fatto era che non me ne importava nulla.
- Come va? - Vane mi abbracciò calorosamente.
- Va, tu?
- Si tira avanti - I suoi grandi occhi azzurri che prima sembravano due fanali ora erano spenti, cupi. Come i miei d'altronde.
- Ragazze, non bisogna abbattersi così. Non è quello che Steve vorrebbe. - Virginia aveva ragione.
- Ho fatto delle ricerche riguardo ad angeli e sogni, ma non ho trovato nulla.- spiegò Vane.
- Sì e Scott ha provato a chiedere a sua madre qualcosa riguardo ai sogni, ma lei non ha saputo rispondere. È tutto inutile. -, dissi facendomi prendere dal mio solito nervosismo.
- No, non è inutile! -, protestò Virginia - Dovete continuare a cercare, io vi darei volentieri una mano se me lo permetteste.
- No, sai una cosa? Ha ragione lei. - Vanessa mi fulminò con lo sguardo e poi si voltò e si allontanò da noi a passo spedito.

GUARDIAN 2 - tra Terra e CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora