Lontano da vicino

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Riunire:
mettere di nuovo insieme persone che si siano disunite

Vanessa afferrò la mia mano e la strinse tra le sue. Stava tremando forse più di me.
Lacrime di emozione iniziarono ad inumidire le mie guance. Volevo lanciarmi addosso al mio migliore amico, abbracciarlo forte e non staccarmi più da lui.
Steve tirò il cordino della abat-jour sistemata sul comodino al fianco del letto e la stanza si illuminò.
Mi sentii mancare quando vidi nitadamente il suo viso stanco con le occhiaie marcate sotto gli occhi. Più che mandato dal Paradiso sembrava essere appena tornato dall'Inferno.
- Ciao -, mormorò insicuro. La sua voce era la stessa, ma il suo tono forte e allegro era svanito.
Non riuscii a rispondere perché un nodo mi aveva bloccato la gola.
- Ciao -, disse Vanessa con la voce tremante.
Lo sguardo scuro dell'angelo si posò su di me che ero ancora in silenzio mentre imbarazzata e confusa lo fissavo.
- Voi... Mi conoscete? -, domandò esitante.
Vane strinse ancora la mia mano e capii che come me non sapeva cosa rispondere.
Presi un profondo respiro e mi schiarii la voce.
- Noi... -, mormorai - Siamo qui per aiutarti -, dissi con la voce flebile senza rispondere alla sua domanda.
- Non potete dirmi nulla, vero? -, domandò dolorosamente sconfortato.
- Noi... -, iniziai di nuovo, ma venni subito interrotta.
- Lo so -, disse - Salvatore mi ha spiegato i rischi: quando si ha un'amnesia può essere pericoloso ricordare. Verrà da sé... o almeno lo spero -, aggiunse con tono sommesso.
- Vedrai che andrà tutto bene -, mormorò Vanessa, ma sembrava che cercasse più che altro di convincere sé stessa.
- Lo spero. È solo che fa male... -, la sofferenza nella sua voce era una pugnalata al petto - Vorrei poter ricordare le persone che amo e vorrei non farle soffrire.
- Oh, ma perché dici questo? -, domandò subito Vane staccandosi da me e avvicinandosi a Steve - Le persone che ti amano saranno così contente di averti ritrovato... - l'emozione nella sua voce la tradì.
L'angelo la fissò perplesso. Era palese che avesse capito che io e Vanessa c'entravamo qualcosa nella sua vita passata, ma non osò chiedere. Studiò i lineamenti del suo viso, ma subito capii che non l'aveva riconosciuta.
- Sarà così dura per loro sapere che non li ricordo... -, disse abbassando lo sguardo sulle sue mani.
Non poteva immaginare quanto...

Dopo tutto quel tempo, dopo il dolore e le notti insonni finalmente era lì proprio di fronte a me, ma non mi era mai sembrato più distante.
In quel momento la porta alle nostre spalle si aprì. Entrò Letizia che si bloccò sulla soglia con un espressione preoccupata vedendo Vanessa così vicina al letto, così vicina a Steve. Con i suoi occhi cristallini cercò una risposta nel mio sguardo. Scossi la testa per rispondere alla sua muta domanda per farle capire che la mia amica non aveva detto nulla. Subito si ricompose e l'espressione sul suo viso si rilassò.
- Allora Stefano, che ne dici se facciamo entrare un po' di luce? -, domandò con un tono dolce mentre mi aggirava e raggiungeva la finestra.
L'aveva chiamato per nome. Chissà, forse sentirlo pronunciato da me o da qualcun altro di noi lo avrebbe aiutato a ricordare qualcosa. Non doveva ricordarsi di essere un angelo, ma forse poteva rammentare qualcosa della vita vissuta con me. Fargli credere che fosse un ragazzo qualunque, di essere solo Stefano Rizzo era la strada migliore. Si sarebbe ricordato di me, la sua migliore amica, di Vane, la sua ragazza e di tutti i suoi amici senza mai scoprire di essere Yaeialel.
Ma non sarebbe stato facile: era diverso, era cambiato. Appena la luce filtrò dalla finestra emise un mugolio sofferente e si tirò bruscamente la coperta sopra alla testa.
Vanessa si portò una mano alla bocca e si allontanò da lui. Stava per crollare. Sul volto di Letizia comparve un sorriso comprensivo e si avvicinò a Vanessa.
- Credo sia ora di fare una pausa -, sussurrò.
Vane non obbiettò e si lasciò prendere sottobraccio per farsi accompagnare fuori dalla stanza.
- Arrivo subito -, dissi prima che Letizia mi chiedesse di seguirle.
Mi scrutò per un momento. Sfoggiai un sorriso per rassicurarla e accennai un segno del capo. Non avrei mai rivelato nulla, sapevo che gli avrei fatto del male. Volevo solo parlargli, parlargli come se fosse la prima volta, cercare di ricostruire daccapo l'amicizia con lui.

Così mi ritrovai sola nella stanza con quello che era stato il mio migliore amico, il mio angelo, senza che nemmeno se lo ricordasse. Era un nodo alla gola così duro da mandare giù. Per lui ero una sconosciuta, lui per me era tutto.
Mi avvicinai alla finestra e tirai le pesanti tende in modo che potesse filtrare meno luce, ma abbastanza da poterci guardare in faccia. Presi coraggio e mi sedetti sul bordo del letto.
- Steve? -, lo chiamai cercando di mascherare l'emozione nella mia voce - Siamo soli. Io e te.
Aspettavo quel momento da troppo tempo. Le ultime settimane erano state difficili, le più difficili della mia vita fino ad allora. Nemmeno quando il proiettile mi aveva colpita avevo provato tutto quel dolore.
Come Steve in quel momento, anche io avevo passato tanto tempo rannicchiata sul mio letto nel buio della mia stanza. Le persone che mi amavano avevano fatto di tutto per tirarmi fuori da quel baratro, ora era il mio turno di aiutare Steve assieme a quelle stesse persone che amavano anche lui. Ma il primo passo dovevo farlo io: il legame tra una protetta ed il suo Custode è forte tanto quanto un legame di sangue, forse ancora di più. Anni prima si era mostrato in forma umana per salvarmi da me stessa, ora toccava a me restituirgli il favore, ora sarei dovuta essere io quella che lo avrebbe aiutato e protetto.

GUARDIAN 2 - tra Terra e CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora