[Capitolo 10.]

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Sentì qualcosa che mi stava leccando la faccia.

Aprì gli occhi e vidi la lingua di un grosso cane davanti agli occhi, gridai alzandomi velocemente.

Mi guardai intorno e non vidi la mia piccola stanza accogliente circondata da fotografie e ricordi, ma vidi un grande salotto arredato con centinaia di coppe di ogni dimensione, una televisione enorme appesa al muro e, infondo alla stanza vidi Chad in boxer che mi stava guardando.

<<Tutto bene?>> chiese con aria preoccupata.

Che ci faccio qui?

Mi guardai il corpo e mi ritrovai con una maglia di almeno 3 taglie più grandi; <<E tu che ci fai qui?>> chiesi stupefatta.

<<È casa mia>> mi disse tornando ad armeggiare con gli utensili da cucina.

Casa sua? Cosa? No, è un sogno.

<<Ti ho preparato la colazione, vieni>> mi disse mettendo due piatti sulla tavola.

Ero sconvolta, non riuscivo a dire niente e soprattutto non riuscivo a capire perché fossi qui, dovrei essere a casa della zia.

Mi avvicinai lentamente e mi misi a sedere davanti a lui.

Aveva preparato i pancake, erano perfetti al mattino. Lo guardai sorridendo; <<che c'è?>> mi chiese incapace di capire.

<<È la mia colazione preferita, grazie>> le dissi.

Annuì sorridendomi.

Questo suo abbigliamento più scoperto che coperto mi metteva particolarmente a disagio, ma adesso era più importante capire perché avevo passato la notte qui e non a casa, a quello ci penserò dopo.

<<Puoi spiegarmi cosa ci faccio qui?>> chiesi.

<<Ieri sera ti sei addormentata in macchina, ho provato a svegliarti ma non c'è stato nessun modo, quindi ti ho portato a casa mia, e fidati che è stato meglio così.>> mi spiegò mentre mangiava i suoi pancake.

<< Puoi spiegarti meglio?>> esclamai agitata.

<<Per come eri messa ieri sera era meglio se non ci andavi a casa!>> spiegò ridendo.

Rimasi sbalordita da quelle parole, non posso crederci, siamo sicuri che stia parlando proprio di me e non di quelle galline che si porta ogni sera a casa?

<<Scusami, mi dispiace>> dissi abbassando lo sguardo imbarazzata.

Chad alzò lo sguardo e mi osservò, allungò la mano per poi posarla sulla mia <<è tutto apposto, sono cose che succedano>>

Sentì la mia pelle arrossire, i suoi occhi mi stavano guardando con tale intensità che mi provocarono brividi in tutto il corpo.

<<E te dove hai dormito?>> chiesi con un filo di voce.

<<Al tuo fianco>>

<<Cosa?>> spalancai gli occhi e sobbalzai dalla sedia. Che cosa ha detto? Non avrà mica detto sul serio? Ho dormito veramente con lui? Questa giornata penso che sia iniziata con il piede sbagliato.

<<In realtà ho dormito sul pavimento così almeno ci sarei stato se avessi avuto bisogno>>

Davanti a quelle parole mi irrigidì, fu piacevole ascoltare quella frase <<che gentile, non è da te>> le risposi ironicamente.

Ritornai alla realtà e mi ricordai di avere una maglia che non era la mia; <<È tua questa maglia?>> chiesi un po' troppo aggressiva.

<<Si, pensavo che fosse scomodo dormire con quei pantaloni così stretti.>>

<<Aspetta, quindi tu mi hai messo questa maglia?>>

<<Si, non riuscivi nemmeno a stare in piedi>>

A quelle parole mi sentì morire, non poteva essere vero. Ma che mi è successo? Non sono mai riuscita a capire quello che le passava per la testa a quelle ragazze che andavano alle feste e la mattina si ritrovavano nel letto di un ragazzo qualsiasi; diciamo che le ho sempre disprezzate, e adesso, ci sono io in quella situazione.

Ero ignara di quello che era successo veramente, poteva essere che si fosse approfittato di me data la mia incoscienza, sicuramente, se fosse veramente andata così non mi verrebbe mai a dirmi niente.

Si certo, volevo cambiare vita, ma non così.

Stupida Alicia!

<<Forse è meglio che vada ..>> le dissi alzandomi per andare a recuperare i miei vestiti.

Mi diressi velocemente in bagno; questa casa era bellissima, i suoi interni erano moderni di colore marrone scuro, ognuna delle stanze era dipinta di bianco.

Mi lavai la faccia sperando di svegliarmi da questo bruttissimo sogno ma niente, è proprio la realtà.

I miei lunghi capelli erano uno schifo, quindi decisi di raccoglierli in una coda alta, la mia faccia era bianca cadaverica con le occhiaie che si vedano da lontano.

Finì di vestirmi e ritornai in salotto, dove avevo lasciato Chad e il suo bellissimo cane che stamattina ha preferito leccare la mia faccia invece che la sua ciotola di croccantini, li trovai tutti e due davanti alla porta che mi stavano aspettando.

<<Pronta?>> mi chiese con un sorriso smagliante.

<<Dove stai andando?>>

<<Dato che devi fare una lunga passeggiata e dato che devo portare Toby al parco ho deciso di farti compagnia.>> rispose spalancando la porta.

Sbuffai e lo seguì fuori, la sua compagnia non mi infastidiva ma avrei preferito andare da sola per schiarirmi un po' le idee e per pensare a quello che potrò raccontare a Colin e alla zia Kate.

Always || #Wattys2016Donde viven las historias. Descúbrelo ahora