[Capitolo 7.]

125 15 5
                                    

<<Ehi>>

Sentì una voce alle mie spalle, mi voltai e lo vedi a pochi centimetri da me con i suoi occhi che mi stavano fissando con un'intensità tale da farmi rabbrividire,  solo adesso mi resi conto che aveva un sorriso perfetto.

I suoi occhi erano di un verde smeraldo che mi ricordarono il mare, la libertà, e Dana quando giocava con Willy, il suo cane, nelle spiagge di Tenerife,  per un momento mi sembrò di essere tornata a quell'istante dove tutto era perfetto.

I suoi occhi erano come il mare, se non sapevi affrontarli ci affogavi dentro.

Mi incamminai verso casa con la speranza che non mi notasse, e invece eccomi  qua, davanti a quel ragazzo scontroso che sembrava non volesse avere nessun contatto con me.

Lo vidi rilassato, tutti i suoi muscoli non erano contratti, il suo sguardo non aveva quell'aria di sfida che notai la sera prima, sembrava tutt'altra persona.

<<Ehi>> le dissi sorridendogli.

<<Come mai da queste parti?>> chiese mentre recuperò la palla da terra per lanciarla di nuovo al suo cane.

<<Sono ... sono uscita per prendere una boccata d'aria>> dissi un po' imbarazzata.

<<Ti va di sederti?>> mi chiese indicandomi la panchina vicino a noi.

Annuì e lo seguì. In questo momento non lo riconoscevo, aveva un comportamento totalmente diverso da quello di ieri sera, non se ne stava sulla difensiva ma addirittura sembrava propenso ad aprirsi e conoscermi.

<<Allora come ti trovi in questa città?>> chiese curioso.

<<Per adesso posso dire ben poco, sono arrivata solo ieri. Penso che andrà ancora meglio quando inizierò a lavorare al Boat.>> risposi guardando il suo cane che ormai aveva deciso di giocare da solo vista l'indifferenza del padrone.

Le osservai i tanti tatuaggi nei suoi bracci e notai sull'avambraccio il volto di una donna molto giovane, teneva sulla sua mano due lettere, una era leggermente aperta con al suo fianco  una frase a mio parere fantastica 'sarò sempre il tuo spiraglio di luce nei momenti più bui della tua vita' l'altra invece era chiusa senza nessuna frase al suo lato.

<<Lavorerai al Boat?>> chiese sorpreso.

<<Si, insieme a Colin. Inizieremo la prossima settimana, non ti ha detto niente?>>

<<No, non ci siamo sentiti oggi.>>

<<Te ne avrebbe parlato appena ti avrebbe visto, ne sono sicura.>>

<<Colin ha parlato molto di te nelle ultime due settimane>> spiegò ridendo.

Oh no!

Rabbrividì alle sue parole, non volevo che la mia vita di Barcellona si potesse ripetere anche qui, non volevo che le persone che avrei incontrato avessero potuto pensare alla povera ragazzina rimasta ormai sola dopo la morte di sua madre e con un padre in una parte sconosciuta del mondo che non voleva assolutamente saperne niente delle sue due figlie.

Ho lasciato la mia città perché non riuscivo più a viverci, c'erano troppi ricordi, ogni angolo, ogni oggetto, ogni volto mi riportavano a lei, all'unica persona che era riuscita a darmi tutto l'amore del mondo, ogni persona che incontravo mi guardava con pietà, ho deciso di cambiare città per poter iniziare una vita nuova, per cercare di andare avanti senza dover dare troppe spiegazioni alle persone, senza che nessuno sappia la mia vera storia provando compassione nei miei confronti, ho cambiato città anche perché adesso volevo avere davanti a me persone che mi giudicavano per quello che ero e non per quello che mi era successo.

<<E cosa ha detto?>> chiesi sperando che la risposta non fosse quella che immaginavo.

<<Tranquilla, sono cose belle, ha detto che saresti venuta a vivere qui, ti ha descritta come una persona ''stupenda''>> mima le virgolette con le dita <<Colin non è il tipo che descrive le ragazze con aggettivi così positivi, interessante.>>

Tirai un sospiro di sollievo e chiusi gli occhi.

<<C'è qualcosa che ti preoccupa?>> chiese con tono curioso.

<<Oh, nono niente. Tutto apposto. >> dissi.

<<Ti vuole veramente bene, si vede>> disse con un filo di voce.

<<Lo stesso vale per me>> esclamai entusiasta.

<<Che ne dici se ci incamminiamo verso casa? Si è fatto tardi.>>

<<Certo, andiamo>> le dissi mentre mi alzai dalla panchina.

<<Dai Toby, andiamo!>> gridò al suo cane che subito lo raggiunse.

Iniziammo a camminare in silenzio, mi sentì terribilmente in imbarazzo, cosa potevo dire? Non sapevo quale discorso iniziare, ero in difficoltà.
Nella mia vita non ho mai avuto un ragazzo, forse anche perché non avevo tempo di occuparmi di lui.
Ho avuto un ragazzino ai tempi dell'asilo ma penso che non sia una cosa importante da poter dire 'ho avuto un ragazzo'.
Insomma, sapevo che lui non era il mio ragazzo, ma in questo momento eravamo soli ed era proprio qui che mi sentivo impacciata, non sapevo come ci si comportava in queste situazioni, non sapevo cosa dire quando mi trovavo in queste situazioni dove regna il silenzio.

Mi voltai leggermente e vidi che anche lui era in imbarazzo.

<<Sei stata brava ieri sera al gioco, non l'avrei mai detto>> disse rompendo il ghiaccio.

<<Grazie, non l'avrei mai detto nemmeno io, pensa un po'.>>

<<Verrai alla festa di Ashley?>> mi chiese mentre ci stavamo avvicinando al cancello di casa mia.

<<Si, ci sarò anche io.>>

<<Allora ci vedremo lì, a dopo>> mi disse dandomi un leggero bacio sulla guancia.
Rimasi qualche minuto imbambolata a guardarlo allontanarsi.

Always || #Wattys2016Donde viven las historias. Descúbrelo ahora