XVII

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NASH

Domenica 28 giugno

Non erano nemmeno le sette che Cassandra venne a svegliarci, entrando in camera senza bussare, di gran carriera. Come facesse ad essere così sveglia a quest'ora del mattino per me rimaneva un mistero.

«Alzate il culo, c'è un botto di roba da fare oggi» fu il suo garbato buongiorno.

«Ciao anche a te Cassandra, è sempre un immenso piacere sentire la tua voce!» la apostrofò Damon, calcando le parole immenso piacere.

«Buongiorno ragazzi,» ci salutò Flora appena entrammo in cucina; «dobbiamo preparare la colazione per il resto di voi, è servita alle nove, quindi avete esattamente un ora e quaranta minuti per preparare la mensa per settantacinque persone.»

Ci aspettava un'entusiasmante mattinata di lavoro.

Cassandra ed io venimmo spediti a preparare i tavoli. La cosa non era poi così complicata, bastava ricordarsi la sequenza. Ci dividemmo il lavoro, Cassandra metteva giù le tovaglie, io i sotto piatti, il tovagliolino e i cucchiaini da the e da caffè. Successivamente Cassandra metteva le zuccheriere, e un cestino di pane ancora tiepido di cottura. In un lato della sala preparammo il "tavolo di servizio", con vari vasi di biscotti fatti da Flora e da suo figlio Finn, un bambinetto di nove anni che avevo visto oggi per la prima volta, un cesto di mele, pere, albicocche, fragole e pesche, alcune scatole di cereali che avevo personalmente richiesto, una caraffa in vetro per i caffè e tre pentole dove poi sarebbe stata versata la cioccolata calda, il the e il latte. La cosa mi ricordava molto il buffet che c'era alla mattina in un hotel dove ero stato a Miami.

Quando tornammo in cucina Damon stava impastando con foga un ammasso di pasta, mentre Flora canticchiava allegramente controllando alcune pentole. Dalla finestra e dalla porta entravano i raggi pallidi del sole mattutino, inondando la cucina.

«Avete finito, bene» disse Flora appena ci vide. «Tra un quarto d'ora bisogna scaldare l'acqua per il the e accendere la caffettiera, e tra venticinque minuti si inizia a scaldare il latte. Cass, tesoro, vai fuori in giardino a raccogliere un mazzo di fiori, poi ne metti due o tre su ogni tavolo, i vasetti sono nel mobile vicino alla finestra grande che da sul cortile nel retro, mentre tu Nash, mi aiuti a fare la cioccolata calda.»

Cassandra prese una forbice e si diresse verso la porta in fondo alla cucina, verso il verde del giardino. Bisogna ammetterlo, ha proprio un bel culo...

«Allora Nash, sai fare la cioccolata calda?» mi chiese Flora.

«Certo che si, ci mancherebbe altro!» esclamai. Dai, chi non sapeva fare la cioccolata calda?

«Sopra il banco ci sono gli ingredienti, arrangiati» mi disse allora lei dirigendosi verso la porta «io vado un attimo a fare un lavoro urgente.»

Quando mi girai, sopra il tavolo non c'era la busta di preparato come mi aspettavo, ma bensì una brocca da due litri di latte, una ciotola di cacao, una di zucchero, un'altra contenente una polverina bianca e un bastoncino di vaniglia. Come cazzo dovevo fare?

Damon si mise sonoramente a ridere vedendo la mia faccia spaesata. «Certo che so fare la cioccolata, ci mancherebbe altro!» mi fece il verso, per poi continuare a ridere.

«Grazie Damon, non so che farei senza di te!»

«Vieni qui che ti insegno babbeo! Cerca un pentola con il fondo spesso mentre mi lavo le mani.» mi rispose lui sorridendo.

«Perchè una pentola con il fondo spesso?» chiesi mentre curiosavo tra le varie pentole in rame appese sopra i fornelli.

«Il cacao, cioè la polverina marrone scuro nella ciotola non si scioglie nel latte, bensì è in sospensione, quindi quando si cuoce la la cioccolata il composto tende a depositarsi, attaccarsi al fondo e bruciare, e anche a fuori uscire dal tegame con grande facilità.»

IN ASTINENZA DI TE || NASH GRIER ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora